Un esempio di evoluzione: la Centrale del latte di Roma
Abbiamo notato, rilevando alcuni dati relativi ai tre settori lavorativi dal 1920 al 1996, che l’agricoltura e il terziario hanno subito profondi cambiamenti: l’agricoltura è diminuita del 35%, infatti nel 1920 contava il 42% di occupati, mentre nel 1996 è arrivato al 7%; il calo più vistoso è avvenuto tra il 1959 e il 1986, è stato infatti pari al 23%.
Il terziario è aumentato nello stesso periodo del 35,8%; anche in questo caso il periodo di maggiore sviluppo è andato dal 1959 al 1986, con un incremento del 23%.
Il settore secondario è quello rimasto più stabile, anche se comunque in flessione: è passato dal 39,5% del 1971 al 32,2% del 1996.
E’ interessante riportare il PNL per settore di attività tra il 1975 ed il 1995.
Per rendere possibile il confronto, i valori del 1975 sono stati moltiplicati per 7, secondo il coefficiente Istat.
Dal confronto risulta che in questi venti anni la produttività dell’agricoltura è diminuita; che la produttività dell’industria è cresciuta del 72% e che quella delle attività terziaria si è quasi triplicata. In particolare, la meccanizzazione e l’innovazione tecnologica hanno fatto crescere il valore aggiunto delle lavorazioni, ma l’uso dei robot ha ridotto i posti di lavoro.
La privatizzazione di industrie pubbliche è stata un’altra causa di diminuzione dei posti di lavoro. I grandi debiti accumulati da tali industrie a causa della loro politica tendenzialmente assistenziale, ma antieconomica, ha reso necessario tale operazione.