La società preindustriale Il lavoro nel XX secolo La società postindustriale
Nelle antiche civiltà, egiziana, greca, romana, si passa da una prima, piena valorizzazione del lavoro a una netta distinzione tra lavoro intellettuale e lavoro manuale (fase di ideazione e di realizzazione), che si identificheranno sempre di più con le diverse classi sociali e il lavoro manuale sarà, infatti, svalutato perché riservato agli strati sociali più marginali: barbari, schiavi, non cittadini.
Sarà il Cristianesimo e soprattutto la Riforma benedettina (VI secolo) a rivalutare il lavoro, rimettendo in moto l’economia europea in profonda crisi. Ecco, con l’andare del tempo, nascere le Corporazioni di Arti e Mestieri medievali.
Dalla Riforma calvinista (XVI secolo) verrà nuovo impulso al lavoro, ritenuto "segno di benedizione di Dio"; è così aperta la strada verso il Capitalismo, che si identificherà con la Borghesia industriale. Questa impone il concetto di valore del lavoro a sempre nuove masse di lavoratori che, poi, con la Rivoluzione industriale, saranno drammaticamente sfruttate.
Tra la fine del XIX ed il XX secolo l’organizzazione della fabbrica ruota attorno all’operaio di mestiere, depositario delle competenze (la manualità è ancora prevalente).
Con lo sviluppo del lavoro salariato, produttivo, manifatturiero e con l’introduzione dell’organizzazione scientifica del lavoro (O.S.L. o Taylorismo) e della catena di montaggio (Fordismo) c’è netta separazione tra ideazione e realizzazione del lavoro, la gerarchizzazione dei ruoli professionali, un aumento della divisione del lavoro, l’esasperazione dei metodi e dei tempi, con la ripetizione ossessiva degli stessi movimenti, la scomparsa dell’operaio di mestiere, metodi scientifici per la selezione del personale. Cala così l’interesse dell’operaio per il lavoro e cresce il malcontento.
Nel secondo dopoguerra c’è stata una grande rivalutazione del lavoro. Negli anni Sessanta il Sindacato è stato molto presente e potente. Si ritiene che il lavoro debba essere motivante, ma non si riesce a renderlo tale e cresce il fenomeno dell’assenteismo.
Oggi non c’è rifiuto del lavoro in sé, ma di un certo tipo di lavoro, infatti l’operosità si indirizza verso ambiti diversi: lavoro nero, secondo lavoro, volontariato.