L'ETA' AUGUSTEA
La letteratura
Sotto il nome di età Augustea gli storici della letteratura comprendono in genere la produzione che va dalla morte di Cesare alla morte di Augusto. Fra il 44 e 43 a.C. muoiono le figure importanti nella politica e nella cultura tardo repubblicana come Cesare e Cicerone e negli stessi anni Virgilio lavora alle Bucoliche. Da questo momento in poi, tutte le figure dominanti della nuova poesia hanno precisi e documentati rapporti con Augusto ed il suo entourage. La carriera politica di Virgilio e Orazio ci conduce sino agli anni del principato e, con l'ultimo Orazio, sino alle soglie dell'era cristiana. Nel frattempo, senza nette fratture, Ovidio si afferma e tiene ininterrottamente la scena sino all'esilio e poi alla morte, che cade solo tre anni dopo quella di Augusto. Lo stesso anno di Ovidio scompare Tito Livio che era stato il principale storico dell'età Augustea.
Il tema dominante delle opere composte tra la morte di Cesare e la battaglia di Azio si potrebbe definire quello della "grande paura". Fenomeni di angoscia incontrollabile attraversano non più solo Roma, da tempo instabile e squassata dalle vendette politiche, ma anche il mondo, un tempo tranquillo, della provincia. Anche le speranze di rinascita suonano confuse e irrazionali. Gli eserciti dei Cesaricidi, insieme a quelli di Antonio e di Ottaviano hanno sparso sangue e desolazione in tutto il paese. La guerra civile ha raggiunto ormai eccessi disumani, andando a colpire, quasi di rimbalzo, innocue popolazioni di agricoltori che erano vissute a lungo al riparo da qualsiasi mutamento politico. Le cicatrici della "grande paura" degli anni 43-40 a.C. restano a lungo dolenti nella letteratura augustea, lodata soprattutto per il calmo e solare equilibrio e per l'attenuazione dei contrasti che permangono, invece, là dove si fa sentire la memoria delle guerre civili.
Virgilio infatti scrisse nelle Georgiche un forte memento sulle guerre civili, illustrando il cataclisma seguito alla morte di Cesare; pur credendo nella missione di Ottaviano, Virgilio non vuole che si dimentichi il passato.
Allo stesso periodo appartengono due brevi componimenti di Sesto Properzio relativi ai sacrifici romani che hanno devastato le pacifiche città dell'Umbria. Dopo il 31 Ottaviano non è più un agitatore politico, ma da un lato guarda alla restaurazione di certe tradizioni, dall'altro getta le basi del comando di un uomo solo sulla res publica ; Virgilio e Orazio sperano in lui come qualcuno che porterà la pace mettendo fine alle guerre civili. Si apre così una fase di concordia e di ricostruzione durante la quale i più grandi poeti romani, già legati a Mecenate e Ottaviano, partecipano con un ruolo attivo ad una sorta di cooperazione politico-culturale. Da questa nuova ideologia nascono opere straordinarie come le Odi oraziane e i capolavori di Virgilio. Il ricordo delle guerre civili sarà alla fine cancellato dalla propaganda augustea, nel modo corretto e riveduto dall'interpretazione ufficiale di Augusto: le Res gestae.
Una grande caratteristica della produzione augustea è la sua eccezionale densità di capolavori; nella poesia ne sono testimoni Virgilio, Orazio, Properzio, Tibullo, Ovidio, i quali elaborano testi che rimarranno i classici della cultura romana.
Ogni autore di questo periodo si è scelto dei modelli illustri, come ad esempio Omero per Virgilio e Callimaco per Properzio, in un rapporto di imitazione libero e complesso, nell'idea di un equivalente romano che sappia proporsi insieme come trasformazione del modello e sua continuazione: infatti l'intenzione di Virgilio è quella di creare con l'Eneide un testo epico che abbia, a Roma, la stessa centralità culturale che Omero ha avuto per i Greci.