L'ETA' AUGUSTEA

Il consenso

 

Il significato del principato di Augusto - sotto il profilo sociale, politico e costituzionale - è forse l'argomento più studiato della storia romana, ma non per questo cessa di essere controverso. Le interpretazioni del processo che instaurò il potere imperiale a Roma oscillano fra il concetto di "rivoluzione romana" (che figura nel titolo di un celebre saggio di Ronald Syme del 1939, e che negli anni fra le due guerre mondiali fu usato per istituire analogie con le "rivoluzioni" fasciste in Europa) e la tesi - di orientamento marxista - che spiega il principato come una "reazione" conservativa del sistema economico-sociale sotto la pressione di quelle forze centrifughe (schiavi, provinciali, barbari) che sarebbero comunque prevalse alcuni secoli dopo.

Appare chiaro (per primo a Tacito) che la dulcedo otii, l'attrattiva della pace" (otium = pax) è la più solida motivazione del principato; del resto i poeti d'età augustea sostengono che la fine dello sconvolgimento delle guerre civili valga il prezzo della perdita della libertà. Alla pax Augusta - che però, osserva Tacito, non mancò di essere cruenta - si affiancano le specifiche motivazioni di consenso relative ai singoli gruppi sociali: i militari vengono attratti dai donativi (in denaro e in terre), la plebe urbana dalle distribuzioni di viveri e quel che resta dello spaurito ordine senatorio, decimato dalle guerre civili, si accontenta di una facciata onorevole e di un tenore di vita sicuro.

Più cospicuo è il tornaconto del ceto equestre, cui si apre una carriera prestigiosa che ha al vertice cariche come le prefetture del pretorio, dell'annona, dei vigili, dell'Egitto. Tacito, ad esempio, ci mostra l'ordine gerarchico per cui il praefectus praetoriarum cohortium e il praefectus annonae, cavalieri romani, giurano fedeltà a Tiberio nuovo imperatore subito dopo i consoli e prima di tutti gli altri.

È importante, infine, il riferimento alla fiducia delle province, fattore determinante del nuovo corso politico: i provinciali non gradiscono l'esosa amministrazione repubblicana con la sua miriade di famelici magistrati e di esattori delle tasse; per loro la centralizzazione del potere e il rapporto diretto con il princeps rappresentano un vantaggio o un male minore; e nell'età dell'impero ha inizio la scalata sociale dei ceti provinciali romanizzati.