La flessibilità deviante: il sommerso
Il giornalista Giuseppe Turani, dalle colonne del Corriere della Sera, si chiede se il sistema organizzativo italiano del lavoro sia il migliore del mondo. Alcuni ministri credono di sì, e in virtù del patto sociale rinnovato nel periodo natalizio, credono che debba essere persino esportato. Ma se il nostro sistema organizzativo del lavoro è il migliore, perché negli ultimi 30 anni l’occupazione è aumentata solo del 10% contro il 60% degli Stati Uniti?
I sindacalisti rispondono che la maggior parte degli occupati statunitensi sono sotto pagati, mentre in Italia non è così. Secondo Turani le cose stanno diversamente, negli USA come in Italia. Le indagini statistiche dimostrano, infatti, che il 20% dei lavoratori italiani lavora in nero, cioè senza diritti e mal pagato. E non perché gli imprenditori siano perfidi e sfruttatori, ma semplicemente perché i lavoratori irregolari rappresentano la flessibilità italiana, ed è grazie a loro che i lavoratori "in bianco" godono di protezione da parte dei sindacati. In ogni prodotto che esce dalle industrie c’è un elemento fabbricato in nero. Grazie ai lavoratori in nero l’industria italiana è competitiva, e se fossero eliminati dal sistema industriale non si sa cosa accadrebbe.
Il fatto è che l’Italia è un paese ipocrita e non riesce ad ammettere che esistono lavori ben pagati, lavori così così, e lavori sotto pagati. Soprattutto chi si affaccia per la prima volta nel mercato del lavoro, all'inizio si accontenta di quello che trova. In teoria tutti hanno diritto alla retribuzione stabilita dai contratti di categoria, in pratica il 20% dei lavoratori italiani finisce per lavorare in nero, pur di lavorare. Cinque milioni di lavoratori che ovviamente risultano disoccupati, col risultato che il tasso di disoccupazione "ufficiale" nel nostro Paese risulta il triplo di quello statunitense.