- 1. Giudizi positivi
- Cicerone
(Ad Fam.,XIII, 20)
Seneca (De Ben.,VI, 16, 2)
2. Giudizi negativi
Plinio (Plin., N.H. XXIX, 7, 14)
Marziale (Epigr.,VI, 53)
Giovenale (Sat. 10, 21118-21)
Celso, Cicerone, Seneca manifestano stima e rispetto per la professione
medica giungendo anche a tracciare un ritratto ideale del medico. Abbiamo
gia' visto il dolore di Cicerone per la morte improvvisa di Alexion. In
una lettera (Ad Fam.,XIII, 20) ci dice:
Asclapone Patrensi medico utor familiariter,
eiusque cum consuetudo mihi iucunda fuit tum etiam ars, quam sum expertus
in valetudine meorum; in qua mihi cum ipsa scientia tum etiam fidelitate
benivolentiaque satis fecit. Hunc igitur tibi commendo et a te peto, ut
des operam, ut intellegat diligenter te scripsisse de sese meamque commendationem
usui magno sibi fuisse [...] |
Ho grande amicizia con il medico Asclapone di
Patras e se mi e' stata molto piacevole la sua compagnia, altrettanto lo
e' stata la sua arte di cui ho fatto prova con i malanni dei miei cari;
nello svolgimento delle sue funzioni di medico ha dimostrato le sue capacita'
professionali e umane. Percio' te lo raccomando caramente e ti chiedo
di adoperarti perche' sappia che ti ho scritto di lui e che la mia segnalazione
gli e' stata di grande aiuto.
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Altrettanto Seneca nel De beneficiis (De Ben.,VI, 16, 2);
[…] Itaque medico, si nihil amplius quam
manum tangit, et me inter eos, quos perambulat, ponit sine ullo adfectu
facienda aut vitanda praecipiens, nihil amplius debeo, quia me non tamquam
amicum videt, sed tamquam emptorem. Ille magis pependit, quam medico necesse
est; pro me, non pro fama extimuit, non fuit contentus remedia monstrare
et admovit; inter sollicitos adsedit, ad suspecta tempora occurrit, nullum
ministerium illi oneri, nullum fastidium fuit [...] huic ego non tamquam
medico sed tamquam amico obligatus sum. |
[…] E cosi' se il medico non fa altro che tastarmi
il polso e considerarmi uno dei tanti pazienti, prescrivendomi freddamente
cio' che devo fare o evitare, io non gli sono debitore di nulla perche'
egli non vede in me un amico ma solo un cliente. Quello invece, il vero
medico, si e' preoccupato di me piu' del dovuto; e' stato in ansia non
per la sua reputazione ma per me; non si e' limitato a indicarmi i rimedi
ma li ha applicati con le sue stesse mani; e' stato fra quelli che ansiosamente
mi assistevano: di conseguenza io sono in obbligo ad un uomo simile non
come medico ma come amico.
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Ma non tutti la pensavano come Cicerone o Seneca. Sentiamo Plinio che,
riportando le parole di Catone, ne condivide le idee (Plin., N. H. XXIX,
7, 14):
"Dicam de istis Graecis, M. fili, suo loco,
quid Athenis exquisitum habeam et quod bonum sit illorum litteras inspicere
non perdiscere.Vincam nequissimum et indocile genus illorum, et hoc puta
uatem dixisse: quandoque ista gens suas litteras dabit, omnia conrumpet,
tum etiam magis, si medicos suos mittet. Iurarunt inter se barbaros necare
omnes medicina, sed hoc ipsum mercede faciunt, ut fides is sit et facile
disperdant. Nos quoque dictitant barbaros et spurcius nos quam alios opicos
appellatione foedant. Interdixi tibi de medicis". |
"Ti parlero' di questi Greci, o Marco,
figlio mio, a suo tempo e luogo e ti diro' cosa abbia trovato di buono
ad Atene e che se e' opportuno dare uno sguardo alla loro letteratura,
non vale certo la pena studiarla a fondo. Dimostrero' che e' una razza
perversa e indocile e tieni queste mie parole a mente come se ti avesse
parlato un oracolo; il giorno che costoro porteranno qui la loro scienza
tutto sara' corrotto e ancor di piu' se arriveranno i loro medici.
Hanno giurato fra di loro di sterminare tutti i barbari con l'uso della
medicina e per questo si fanno anche pagare al fine di carpire anche la
fiducia e per poterci piu' facilmente rovinare. Vanno chiamandoci barbari
e ci deturpano piu' vergognosamente degli altri con il nome di Opici. Guardati
bene dai medici".
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Meno "acido" di Plinio ma certo non piu' affettuoso nei confronti dei medici
e' Marziale (Epigr.,VI, 53):
Lotus nobiscum est, hilaris cenavit et idem
inventus mane est mortuus Andragoras. Tam subitae mortis causam Faustine
requiris? In somnis medicum viderat Hermocraten. |
Andragora aveva fatto il bagno con noi, aveva
allegramente cenato e al mattino e' stato trovato morto. Mi chiedi o Faustino,
la causa di una morte cosi' improvvisa? Aveva visto in sogno il medico
Ermocrate. |
E ancora (Epigr., I,30);
Chirurgus fuerat, nunc est vispillo Diaulus.
Coepit quo poterat clinicus esse modo. |
Diaulo era stato chirurgo: ora e' un becchino.
Comincio' la sua carriera di becchino nel modo che gli era possibile.
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E Giovenale (Sat. 10, 21118-21):
[…] Quorum si nomina quaeras promptius expediam
quot amauerit Oppia moechos, quot Themison aegros autumno occiderit uno |
[…] Avrei piu' velocemente enumerato gli amanti
di Oppia che i malati uccisi in un solo autunno da Temisone.
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