L'ETA' AUGUSTEA
Il pensiero
L'interesse per i problemi filosofici si diffuse ampiamente in questo periodo, tanto che esso si ritrova non solo in tutti gli uomini di cultura, ma anche nel mondo femminile, presso la moglie di Augusto, Livia, che ascoltò con profitto gli argomenti consolatorii offertile da Ario Didimo per la morte del figlio Druso; presso la moglie di Seneca Retore, Elvia; e anche presso donne meno nobili, come un'anziana signora attaccata da Orazio in uno dei suoi epodi.
Questa notevole diffusione, però, non risponde più, a parte il caso di Augusto, a esigenze ideologico-politiche, ma mira soprattutto a fornire al singolo i mezzi per il raggiungimento di una felicità esclusivamente privata.
In linea di massima, infatti, la filosofia abbandona il terreno della speculazione etico-politica e concentra la sua attenzione su quello dell'etica individuale, accanto alla quale, e in relazione con essa, si riaffaccia anche l'interesse per la scienza della natura. Tutto ciò è evidente dalle tematiche dei poeti: spunti di meditazione filosofica sono frequenti sia in Virgilio sia in tutta la produzione oraziana; Properzio si riprometteva di dedicarsi in età matura alla scienza della natura e Ovidio fa spiegare da Pitagora la dottrina delle trasformazioni delle cose l'una nell'altra, che costituisce l'impalcatura concettuale delle sue Metamorfosi. Si hanno inoltre testimonianze di un diffuso "socratismo", di cui risentì fortemente M.Valerio Messalla Corvino e pare non mancassero seguaci dell'atomismo e dell'eclettismo.
Lo stoicismo
La preferenza dimostrata da Augusto per lo stoicismo ha un chiaro senso politico: si può considerare come una ripresa della concezione stoico-platonica presentata da Cicerone nel De re publica con l'illustrazione della figura del princeps, con la differenza che, mentre in Cicerone il princeps era pensato come interno all'aristocrazia senatoria, Augusto si poneva, di fatto, al di sopra del Senato e assumeva quindi il termine nel senso del greco heghemòn. Ciò si prestava bene a un'ideologizzazione in senso stoico, poiché in questa filosofia l'essere umano doveva venire regolato da un organo direttivo centrale, che veniva indicato come heghemonikòn (in latino principatus o principale); il principe poteva così assumere nell'organismo statale la stessa funzione svolta nell'individuo dall'elemento regolatore.
L'epicureismo fu predominante nel circolo di Mecenate: vi aderì Mecenate stesso, nel cui Symposium erano presenti molti spunti epicurei e, oltre al giovane Virgilio e ad Orazio, un poeta amico di entrambi, L.Vario Rufo (74-14 a.C.) che compose un poema sulla morte forse allo scopo di liberare gli uomini da questa paura.
Nella nuova situazione politica l'epicureismo non ha, dunque, più quelle implicazioni che lo rendevano difficilmente accettabile alla classe dirigente romana e assume solo il valore, chiaramente presente in Orazio, di guida della tranquillità interiore.
La setta dei Sestii
Q. Sestio, secondo la testimonianza di Seneca, rinunciò alla carriera politica per fondare una scuola filosofica. Sembra che il fondamento di questa "scuola" fosse più pratico che teorico, nel senso che essa si poneva più come comunità di persone dedite a un "tirocinio" di virtù che alla speculazione astratta. Questo "esercizio", di cui erano elementi l'esame di coscienza e l'astensione dalle carni, si basava su concetti fondamentalmente stoici con elementi pitagorici, e impressionò profondamente molti uomini di cultura del tempo, tanto da operare su alcuni una vera e propria "conversione", inducendoli ad abbandonare ogni altra attività. Attorno a questa comunità gravitò anche l'enciclopedista A.Cornelio Celso che dedicò una delle sue Artes alla filosofia, esponendovi, a quanto sembra, le opinioni di molti filosofi precedenti.
Il tipo di "filosofia" praticato nella scuola sestiana rivela una tendenza pratico-divulgativa che si comincia a diffondere a partire da questo momento e avrà largo sviluppo in età imperiale. Essa assume facilmente, nelle opere scritte, una veste dialogica vicina alla diatriba stoico-cinica: forse di questa natura divulgativa erano i dialogi dello storico Tito Livio. Nello stesso ambito assume importanza anche la pratica della predicazione orale, che comincia a essere tenuta da f\ilosofi ambulanti, i quali si rifanno soprattutto alle posizioni del cinismo.