Il lavoro al femminile e al maschile nella pubblicità
Donne in carriera nella pubblicità
Da sempre il femminismo militante accusa la pubblicità di considerare la donna come un oggetto, mentre invece l’opinione recente dei sociologi è che la pubblicità abbia contribuito alla modernizzazione della donna, sottolineandone le caratteristiche femminili.
Eppure, gli spot pubblicitari confermano entrambe le teorie; infatti, analizzandoli, troviamo sia il prototipo della casalinga sia una donna nuova, moderna e indipendente. Si individuano, cioè, nuove categorie definite: parità uomo-donna, seduttrice e donna-bambina, che distanziano decisamente i tradizionali modelli di donna-oca e oggetto.
Comunque, questa rappresentazione della figura femminile nella pubblicità non è il pericolo maggiore a cui vanno incontro le consumatrici: c’è il rischio più grave che si comperi merce scadente o dannosa, come dimostra un decreto emanato recentemente per regolamentare l'attività dei banditori televisivi, che spesso convincono migliaia di donne a comprare prodotti totalmente inutili a prezzi altissimi. Inoltre, questo stesso decreto, sottopone prodotti di erboristeria e integratori alimentari agli stessi controlli ai quali vengono sottoposti i medicinali.
Ma le leggi non bastano: bisogna diffondere la cultura dell’educazione ai consumi. E’ necessario, infatti, basarsi solo ed esclusivamente sulla qualità del prodotto senza lasciarsi coinvolgere emotivamente dalla pubblicità: questa è la regola fondamentale che ci permetterebbe di essere non più consumisti ma consumatori.
Sulle strategie attivate nella creazione dello spot pubblicitario, si può vedere "Smonta lo spot", un'unità didattica sulla pubblicità destinata a tutte le scuole italiane nel sito Educazione & Scuola by Dario Cillo, Rubriche.