"I Fiumi" di Giuseppe Ungaretti
Mi tengo a quest' albero mutilato abbandonato in questa dolina che ha il languore di un circo prima o dopo lo spettacolo e guardo il passaggio quieto delle nuvole sulla luna. Stamani mi sono disteso in un' urna d' acqua e come una reliquia
ho riposato.
L' Isonzo scorrendo mi levigava come un suo sasso. Ho tirato su le mie quattr 'ossa e me ne sono andato come un acrobata sull' acqua. Mi sono accoccolato vicino ai miei panni sudici di guerra e come un beduino mi sono chinato a ricevere il sole. Questo è l' Isonzo e qui meglio mi sono riconosciuto una docile fibra dell' universo. Il mio supplizio è quando non mi credo in armonia. Ma quelle occulte mani che m' intridono mi regalano la rara felicità Ho ripassato le epoche della mia vita. Questi sono i miei fiumi. Questo è il Serchio al quale hanno attinto duemil anni forse di gente mia campagnola e mio padre e mia madre. Questo è il Nilo che mi ha vista nascere e crescere e ardere d' inconsapevolezza nelle estese pianure. Questa è la Senna e in quel suo torbido mi sono rimescolato e mi sono conosciuto. Questi sono i miei fiumi contati nell' Isonzo. Questa è la mia nostalgia che in ognuno mi traspare ora che è notte che la mia vita mi pare una corolla di tenebre.