I, vv.24-42
incominciano le lodi di Ottaviano in un tono di tanta solennità da rasentare quasi l'enfatico e l'adulatorio. Ottaviano è ancora vivo e il poeta non sa in quale categoria sarà posto, quando otterrà divini onori: egli pacifica le città, restaura l' agricoltura e protegge le rotte navali ( allusione alla guerra contro la signoria piratesca di Sesto Pompeo) Tutto è nelle possibilità del giovane Ottaviano, né si sa se egli sceglierà la cura delle città e delle terre e se l'immenso orbe della terra lo riconoscerà padre delle messi e signore delle stagioni.
il poeta invoca Ottaviano ad assisterlo nella sua nuova fatica e a considerare benevolmente gli umili contadini, ignari ormai dell'arte della coltivazione dei campi, perché oppressi e sconvolti dalle tragiche vicende della guerra civile, da poco spenta. Qui si risente la pietà virgiliana per quanti soffrono nell'umiltà della vita la tragedia della storia
II, vv.136-176
inizia l'elogio dell'Italia, terra privilegiata perché Saturno vi si rifugiò dopo essere stato scacciato da Giove, suo figlio; il dio insegnò agli uomini l'agricoltura e le opere agresti e sotto il suo regno pace e tranquillità regnarono nel mondo
In questo elogio c'è non tanto la solennità di un encomio patriottico e di una testimonianza di fede nel destino d'Italia- che nella mente del poeta si identifica con Roma che l'ha unificata e civilizzata-, quanto l'emozione di chi si incanta al miracolo di una realtà di pace che fino a ieri era solo un'aspirazione
L'Eneide: L'analisi
I, vv. 254-296
nulla può modificare i fata; rimane il problema del rapporto tra Giove e i fata, ma Virgilio sembra lasciar aperta la porta alle ipotesi che Giove abbia fissato i fata o che si contenti di recitarne il testo.Del resto lo spirito della restaurazione augustea, cui Virgilio si adegua, non poteva non conferire a Iuppiter, al dio padre, la suprema prerogativa di volontà provvidenziale, di benefica onnipotenza; e la concezione stoica finiva per concordare con quest'arcana fede e fornirle una base speculativa.
Romanosque
per Virgilio Roma ha preso il nome da Romolo, che rovescia il rapporto fra città ed eroe eponimo con un'ingenua etimologia
nec
caratteristica formulazione del dogma augusteo dell'eternità del dominio di Roma
dominos
Svetonio(Aug.40) ci attesta che Augusto già conosceva questo brano di Virgilio e che esso va interpretato come richiamo all'onore della toga, alla distinzione di cui andavano fieri i romani
Veniet
In accordo con la solenne promessa formulata, Giove schizza qui un profilo della storia di Roma nel suo momento più glorioso, fino al vertice rappresentato dall'età di Augusto
Caesar
È Augusto
spoliis
forse si allude all'armistizio con i Parti del 20 a. C., che fu tanto celebrato dalla poesia augustea
allusione alla chiusura del tempio di Giano avvenuta sotto Augusto
vinctus
si pensa che Virgilio si sia ispirato a un quadro di Apelle (di cui in Plinio, Nat.hist.XXXV 93) che rappresentava il trionfo di Alessandro, che Augusto aveva fatto collocare nel suo foro
VI, vv.781-886
già al v. 851 tu regere imperio populos, Romane, memento.
Cibele è chiamata così da Berecinto, città della Frigia, la regione originaria del suo culto; identificata con Rea, la madre degli dei.
La prima parte si è conclusa con Romolo, la seconda inizia al contrario con Augusto, dopo l'esaltazione del quale si parlerà delle altre figure della storia della Repubblica.
le conquiste di Augusto andranno oltre la linea dello zodiaco; è stato osservato che queste espressioni e molte notazioni di popoli concordano con le Res gestae.
è naturale che la magniloquente esaltazione di Augusto si coroni con l'unica vera sua grande impresa conquistatrice, quella d'Egitto, che aveva segnato anche il definitivo stabilirsi del suo dominio: così nel libro VIII la descrizione dello scudo di Enea culmina nella raffigurazione della battaglia di Azio.
È risaputo che le esequie di Marcello si svolsero nel Campo Marzio.
Il giovane Marcello era stato sepolto nel mausoleo d'Augusto, che sorgeva sulla riva del Tevere dal 28 a.C.