L'ETA' AUGUSTEA
Gli edifici pubblici
Curia, Basilica Giulia, Foro di Cesare, Teatro di Pompeo
I templi
Tempio di Apollo, Tempio del Divo Giulio, Tempio di Saturno
Le opere di ingegneria
La Curia si trova nella parte occidentale del Foro ed era la sede del Senato. Iniziata da Cesare per sostituire la precedente Curia Hostilia, incendiata nel 52 a.C., fu terminata da Augusto che la inaugurò il 28 Agosto del 29 a.C. La Curia aderiva al portico del Foro di Cesare, di cui, significativamente, costituiva una sorta di appendice.
L’edificio attuale a pianta rettangolare, è sostenuto da quattro larghi pilastri a filo con le facciate, che si concludono con timpani triangolari. La facciata principale era decorata nella metà inferiore da lastre marmoree e, nella parte alta, da un bugnato di stucco imitante il marmo. In essa si aprono tre grandi finestre e una porta. L’interno mostra le proporzioni consigliate da Vitruvio per le curie (h. 21 m, largh. 18 m, lungh. 27 m). Il pavimento marmoreo, in parte originale in parte ricostruito coi marmi antichi, è quello di età dioclezianea, come pure la decorazione architettonica delle pareti. L’aula è suddivisa in tre settori longitudinali: quello di destra e quello di sinistra, sono occupati da tre larghi e bassi gradini, destinati a sostenere i seggi dei senatori (circa 300 ). Tra le due porte che si aprono sulla parete di fondo c’è un largo basamento per la presidenza con una base sulla quale era probabilmente la statua della Vittoria proveniente da Taranto e collocata nella Curia da Ottaviano.
La basilica Giulia è compresa tra il tempio dei Castori e quello di Saturno, nella zona centrale del Foro. La costruzione, che occupa l'area della basilica Sempronia, costruita nel 169 a.C. dal censore T.Sempronio Gracco, fu iniziata da Cesare nel 54 a.C. e fu completata da Augusto, ma poco dopo bruciò nell’incendio del 14 a.C. Ricostruita, fu dedicata ai due figli adottivi dell’Imperatore, Caio e Lucio, ma conservò comunque il suo primo nome.
Rimane solo il podio che sorge su alcuni gradini. L'edificio comprendeva cinque navate: la grande sala centrale (m 82x18) era infatti circondata sui quattro lati da due portici concentrici; il più esterno di questi, che dava sul Foro, era a due piani di arcate e quindi l'aula centrale doveva comprendere tre piani. Tende o tramezzi di legno la dividevano in settori, che potevano essere utilizzati da quattro tribunali contemporaneamente.
Nel 54 a.C., Cicerone comprò, per conto di Cesare, il terreno necessario per costruire un nuovo foro, che fu dedicato nel 46 a.C. Tuttavia l'opera, rimasta incompleta, fu terminata da Ottaviano dopo la morte del dittatore.
Il foro aveva forma rettangolare molto allungata ed era circondato su tre lati da un duplice portico colonnato. Al centro della piazza era la statua equestre del dittatore. Il lato sud-ovest è costituito da una serie di taberne, mentre sul fondo della piazza sorgeva il Tempio di Venere Genitrice con otto colonne sulla fronte e nove sui lati lunghi. La cella, coperta a volta, si conclude con un'abside, dove era in origine collocata la statua di Venere Genitrice.
Il teatro fu iniziato nel 61 a.C. su un'area che apparteneva allo stesso Pompeo e nel 55 fu inaugurato con sontuosi giochi. Insieme al teatro sulla sommità della cavea fu costruito il Tempio di Venere Vincitrice.
Il teatro aveva un diametro di 150 m e poteva contenere fino a 17.580 spettatori. Dietro la scena era un portico, ornato di statue e il giardino al centro del portico era costituito da due boschetti di platani, bordati da teorie di fontanelle. Sul lato opposto, di fronte al teatro, era una grande esedra rettangolare con la statua di Pompeo, utilizzata come Curia per le riunioni del Senato: in essa fu ucciso Cesare il 15 marzo del 44 a.C. Fu restaurato da Augusto nel 32 a.C.: in tale occasione fu chiusa la Curia e la statua di Pompeo fu collocata nella scena.
Il Tempio di Apollo sul Palatino
Del tempio resta il nucleo dell’opera cementizia in gran parte spogliato del rivestimento originario in blocchi di tufo. Inoltre, sono visibili tracce del pavimento marmoreo e frammenti delle colonne e dei capitelli corinzi. Sono stati scoperti parte dello stipite marmoreo di una porta, con la rappresentazione del tripode delfico, e frammenti di una grandiosa statua di Apollo in marmo greco. Resti di case repubblicane che si trovano sotto l’edificio confermano che esso fu costruito per la prima volta in età augustea.
Infatti, secondo le fonti letterarie, sappiamo che l’edificio fu iniziato da Augusto nel 36 a.C. e terminato nel 28 a.C. Il tempio era connesso con la casa di Augusto. La costruzione era interamente realizzata in marmo, ed era al centro di un piazzale circondato da un portico, sul cui lato orientale c’erano due biblioteche. Qui e nel tempio si riuniva spesso il senato in età imperiale.
Dopo la morte di Cesare, il corpo venne trasportato nel Foro, nelle adiacenze della Regia (ossia la residenza ufficiale del dittatore, che rivestiva la carica di Pontefice Massimo).Qui probabilmente il corpo venne cremato e qui fu alzata una colonna con l’iscrizione parenti patriae (al padre della patria). Al posto della colonna rimossa in un secondo tempo, fu più tardi costruito il tempio dedicato al Divo Giulio, cioè a Cesare divinizzato: è il primo caso in Roma di divinizzazione post mortem, secondo un costume orientale accettato dai sovrani ellenistici.
Il tempio, eretto da Augusto e dedicato il 18 agosto del 29 a.C., sorge sul lato orientale del Foro. Dopo i saccheggi del XV secolo, restano solo avanzi in opera cementizia del podio: i vuoti corrispondono al colonnato e ai muri della cella, che erano in blocchi di tufo, poi asportati. La parte anteriore del podio è costituita da un emiciclo con un altare circolare, eretto forse sul luogo dove il corpo di Cesare fu cremato. Più tardi, per motivi sconosciuti, l’emiciclo e l’altare furono chiusi con un muro rettilineo.
La costruzione del tempio sarebbe stata iniziata già nel periodo regio. L’inaugurazione, comunque, si ebbe solo nei primi anni della Repubblica (forse nel 498): si tratta quindi del più antico tempio del periodo repubblicano, dopo quello di Giove Capitolino. L’edificio fu interamente ricostruito a partire dal 42 a.C.: di questa fase rimane il grandioso podio, rivestito di travertino. Probabilmente al restauro della fine del III sec. d.C. appartiene quanto resta dell'elevato, otto colonne e il frontone principale.
Aqua Appia
Il più antico acquedotto fu condotto a Roma dal censore del 312 a.C. Appio Claudio Cieco. L'acquedotto entrava in Roma in località detta Spes Vetus, e andava a sboccare presso la porta Trigemina, nel Foro Boario. Fu restaurato fra gli altri da Agrippa (33 a.C.) e da Augusto (11-4 a.C.).
Anio Vetus
Il secondo acquedotto è del 272 a.C. Fu costruito dal censore Manio Curio Dentato. Aveva origine dall'Aniene ed entrava a Roma alla Spes Vetus, traversava l'Esquilino fino in prossimità della stazione Termini. Fu restaurato fra gli altri da Agrippa (33 a.C.) e da Augusto (11-4 a.C.).
Aqua Iulia
L'acqua, proveniente da una sorgente nel territorio di Tuscolo, fu captata da Agrippa nel 33 a.C. La Tepula e la Iulia furono riunite in un nuovo condotto. Il percorso urbano era lo stesso della Marcia.
Aqua Virgo
Fu creato da Agrippa nel 19 a.C. Esso seguiva un percorso totalmente diverso dagli altri; infatti andava dalla via Collantina alle Terme di Agrippa. traversando il Campo Marzio su arcate, dividendo la parte edificata da quella libera, e giungeva poi fino al Trastevere, passando sul Ponte di Agrippa.
Aqua Alsietina
Quest'acqua fu condotta a Roma da Augusto nel 2 a.C. Proviene dai laghi di Martignano e di Bracciano, e giunse a Roma attraverso il Gianicolo.
Ponte Sublicio
Di esso non si sa molto; si è a conoscenza che fu il primo ponte di legno costruito sul Tevere, poi restaurato e rimodernato prima da Augusto e in seguito dagli altri imperatori.
Ponte Cestio
Costruito nel 43 o nel 42 a.C., fu distrutto tra il 1888 e il 1892: nella sua ultima forma si trattava di un restauro del 370 d.C., come mostra l'iscrizione reinserita nella spalletta destra del ponte.
Ponte di Agrippa (od. Sisto)
Alla generale urbanizzazione del Campo Marzio, appartiene anche la costruzione del ponte di Agrippa che costituiva la via per trasferire al Trastevere l'acquedotto dell'aqua Virgo.
Via Flaminia:
Fra le più celebri delle vie consolari, fu aperta da Caio Flaminio che la condusse fino a Rimini. La via partiva anticipatamente dalla porta Ratumena (od. piazza Venezia) e comprendeva la via Lata (od. Via del Corso), ma ad un livello sensibilmente più basso dell'attuale.
In seguito, il primo tratto della via rimase incluso nella città, facendo iniziare la consolare dalla porta Flaminia, appositamente aperta affinché la via potesse passare liberamente.