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L’ex-Jugoslavia è stata la culla delle tragedie del secolo.

Sarajevo, 1914: l’assassinio dell’Arciduca d’Austria dà il via alla prima guerra mondiale.
Seconda guerra mondiale: Belgrado è occupata dai nazisti. Anni Novanta: guerra in Bosnia.
 

Che cos'è la Jugoslavia?
La Repubblica federale di Jugoslavia è composta dalla Repubblica di Serbia e di Montenegro, con capitale Belgrado, è ciò che resta della Jugoslavia di Tito dopo l’indipendenza della Slovenia, della Croazia, della Bosnia e della Macedonia.

Che cos'è il Kosovo?
Il Kosovo è una provincia della Serbia abitata da due milioni di persone, solo il 10% è di etnia serba, il 90% è albanese,  etnicamente, linguisticamente e culturalmente omognea agli abitanti dell'Albania.

Che significato ha il Kosovo per i serbi?
Tutti i nazionalisti serbi, non solo quelli del Kosovo, considerano la regione la culla della nazione. Qui nel  1389 i serbi vennero sconfitti dai turchi: la Serbia conobbe cinque secoli di dominio ottomano.
Quando ha avuto inizio la crisi?
In Kosovo, che per la sua particolarità etnica godeva  nella Jugoslavia di una certa autonomia, ha visto le prime manifestazioni indipendentiste nel 1981. Nel 1989 il leader serbo Milosevic dichiarò lo stato di emergenza e revocò l'autonomia. Nel 1991, con un "referendum illegale", per Belgrado gli albanesi kosovari hanno espresso la volontà di dar vita a una "Repubblica del Kosovo". La repressione serba si è accentuata, poi la guerra in Bosnia ha "nascosto" la crisi kosovara.
Quale soluzione prevedevano gli accordi di pace?
Una forte autonomia del Kosovo all'interno della Jugoslavia, demilitarizzazione del territorio, garanzie per gli albanesi: gli accordi, firmati dagli albanesi, sono stati respinti dai serbi.
Qual è il motivo dei bombardamenti?
Per la Nato: la delegazione jugoslava non ha firmato gli accordi di pace sul Kosovo che prevedevamo, tra l'altro, la demilitarizzazione del Kosovo, garanzie per l'etnia albanese e la presenza di un corpo di spedizione internazionale con compiti di controllo. Di fronte al persistere della repressione Jugoslava, al rifiuto di Belgrado a firmare e all'aggravarsi dell'emergenza umanitaria, la Nato ha deciso i bombardamenti.
Per la Serbia: i bombardamenti costituiscono un mezzo violento per imporre una presenza militare straniera in Jugoslavia e demolire le risorse economiche del paese.
Qual è la base legale dell'attacco Nato?
Per la Nato: si appella al dovere d'intervento umanitario in presenza di un'emergenza umanitaria, anche se l'evento non ha precedenti. Pur in presenza di una risoluzione dell'Onu, che impone il ristabilimento della pace in Kosovo,un'azione come quella in atto non ha l'esplicito via libera del Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite.
Per la Serbia: il Consiglio di Sicurezza non ha votato la legittimità dei raid, quindi la Nato ha violato il diritto internazionale sferrando un attacco unilaterale contro uno stato sovrano. Su questa posizione sono anche la Russia e la Cina.
Le accuse.
Per la Nato: le atrocità serbe nel Kosovo sarebbero state atroci. Questo sarebbe il risultato: assassinati almeno 3500 albanesi,con esecuzioni di massa in 60 villaggi, e un milione e mezzo di kosovari costretti a lasciare le loro case, di cui 960 mila hanno lasciato la Jugoslavia, la maggior parte rifugiandosi in Albania e in Macedonia, in parte nel Montenegro, in Bosnia e in Turchia;  i kosovari  rimasti nella regione si troverebbero senza cibo, nè ricovero, sono inoltre segnalati cinque campi di concentramento e a Srbica 20 mila persone sarebbero state costrette a fare da scudo umano, per proteggere dagli attacchi aerei gli spostamenti dei carri armati.
Per la Serbia: solo nelle prime quattro settimane di guerra la Nato avrebbe utilizzato una quantità di esplosivo pari all'atomica di Hiroscima. Il risultato degli attacchi, secondo fonti serbe, è: 1.000 civili uccisi e 4.500 feriti, 10.500 raid aerei con il lancio di 2.500 missili  contro gli obiettivi militari, 7.000 tonnellate di esplosivo; distrutti 20 ponti, 18 monasteri e chiese danneggiati, 16 stazioni ferroviarie colpite, 7 aereoporti bombardati, 21 ospedali danneggiati, 6 strade statali  colpite e interrotte dai missili, 36 fabbriche, 16 impianti petrolchimici e 6 agroalimentari; bersagliati 17 ripetitori radio-tv, cinque impianti termoelettrici e due centrali telefoniche, 170 scuole bombardate, seicentomila persone sarebbero rimaste senz'acqua.
(fonte "Corriere della Sera")


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Questa pagina Web è stata composta da Emanuela Mattoni,
e Chiara Fiaschetti della II i

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