Il mito del diluvio

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Il mito di un grande diluvio che ricoprì tutte le terre emerse è ricollegabile alla memoria collettiva di quei gruppi umani che avevano assistito, dopo l’ultima grande glaciazione, alla formazione di mari mediterranei, alla scomparsa di continenti… Il diluvio universale ha quindi un fondo di verità storica e costituisce un archetipo, ha cioè un contenuto primordiale e universale che è presente nell’inconscio collettivo, o comunque è un primo esemplare, un modello primitivo. Del diluvio universale parlano testi antichi di varie culture asiatiche: assirobabilonesi, indiani, cinesi; ne parla la Bibbia, ne parla la mitologia classica. Alcuni caratteri comuni si possono individuare, per esempio, nella punizione divina per il genere umano che si è corrotto e ha perso i caratteri positivi che aveva al momento della creazione, nella salvezza di pochissimi individui giusti, voluta dalla divinità; nella rigenerazione dai pochi giusti di un’umanità nuova, migliore della precedente, che stabilisce un nuovo rapporto con la divinità. Nella descrizione del diluvio tramandata dalla Bibbia troviamo una serie di elementi simbolici… L’acqua con cui viene distrutta l’umanità corrotta è simbolo del giudizio finale e insieme della salvezza, raffigurata nel Nuovo Testamento dal battesimo.

Elena De Paolis

Una leggenda babilonese
Deucalione e Pirra

 

Una leggenda babilonese

Racconta una leggenda che il pio re Ut-napishtim, avendo saputo dal dio Ea che i celesti, per istigazione del dio Enlil, avevano deciso di distruggere ogni forma di vita sulla terra con il diluvio, costruì un’arca, in cui si rifugiò con la moglie, i suoi beni e un certo numero di animali. Sopravvisse fino a quando, dopo l’offerta di un sacrificio, ottenne dal dio Enlil di essere trasportato con la sposa in una terra lontana, verso un’esistenza divina.

Presso i Babilonesi l’idea di un diluvio universale aveva una parte tanto importante che i cronisti distinguevano i re tra quelli venuti prima e quelli venuti dopo il diluvio.

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Deucalione e Pirra

Altro castigo gli piacque: sommergere il genere umano, pioggia dirotta versando da tutte le parti del cielo. Tosto serrò l’Aquilone negli antri dell’isola Eolia con tutti i venti che mettono in fuga le nubi nembose, Noto sciogliendo che vola per l’aria su l’umide penne, con la terribile faccia di negra caligine avvolta... Come compresse col pugno le nuvole pendule e larghe, si rovesciò con fragore dal cielo scrosciando la pioggia… Giove vedendo stagnare la terra per tutto allagata e rimanere un sol uomo di tante migliaia e una donna, ambo innocenti e devoti, disperse le nubi e, cacciate lungi le piogge nembose col vento Aquilone, la terra scoprì alla vòlta celeste e la vòlta celeste alla terra.

Ovidio

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1998-99   I.T.C.S. "Jacopo Barozzi" MO    gruppo interclasse M.C.A.   prof.ssa Laura Bortolani

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