ANNALES AB EXCESSU DIVI AUGUSTI

L. I

III. Ceterum Augustus subsidia dominationi Claudium Marcellum sororis filium admodum adulescentem pontificatu et, curuli aedilitate, M. Agrippam, ignobilem loco, bonum militia et uictoriae socium, geminatis consulatibus extulit, mox defuncto Marcello generum sumpsit; Tiberium Neronem et Claudium Drusum priuignos imperatoriis nominibus auxit, integra etiam tum domo sua. Nam genitos Agrippa Gaium ac Lucium in familiam Caesarum induxerat, necdum posita puerili praetexta principes iuuentutis appellari, destinari consules specie recusantis flagrantissime cupiuerat. Vt Agrippa uita concessit, Lucium Caesarem euntem ad Hispaniensis exercitus, Gaium remeantem Armenia et uulnere inualidum mors fato propera uel nouercae Liuiae dolus abstulit, Drusoque pridem extincto Nero solus e priuignis erat, illuc cuncta uergere: filius, collega imperii, consors tribuniciae potestatis adsumitur omnisque per exercitus ostentatur, non obscuris, ut antea, matris artibus, sed palam hortatu. Nam senem Augustum deuinxerat adeo, uti nepotem unicum, Agrippam Postumum, in insulam Planasiam proiecerit, rudem sane bonarum artium et robore corporis stolide ferocem, nullius tamen flagitii conpertum. At hercule Germanicum Druso ortum octo apud Rhenum legionibus inposuit adscirique per adoptionem a Tiberio iussit, quamquam esset in domo Tiberii filius iuuenis, sed quo pluribus munimentis insisteret. Bellum ea tempestate nullum nisi aduersus Germanos supererat, abolendae magis infamiae ob amissum cum Quintilio Varo exercitum quam cupidine proferendi imperii aut dignum ob praemium. Domi res tranquillae, eadem magistratuum uocabula; iuniores post Actiacam uictoriam, etiam senes plerique inter bella ciuium nati: quotus quisque reliquus qui rem publicam uidisset?

III Per altro Augusto, a sostegno del suo potere, elevò alla dignità di pontefice e di edile curule Claudio Marcello, figlio della sorella, ancor giovinetto, e con due successivi consolati accrebbe l'autorità di M. Agrippa, di famiglia oscura, buon soldato e compagno nelle vittorie, e che, appena morto Marcello, volle come genero; innalzò poi, con il titolo di Imperatores i figliastri Tiberio Nerone e Claudio Druso, pur essendo ancora fiorente la sua discendenza. Aveva infatti introdotto nella famiglia dei cesari i figli di Agrippa, Caio e Lucio, ed aveva desiderato ardentemente, pur sotto l'apparenza di non volerlo, che, non ancora usciti dalla puerizia fossero chiamati principi imperiali e designati al consolato. Morto Agrippa, una fine precoce per fatalità o per insidia della matrigna Livia tolse di mezzo Lucio Cesare mentre si recava agli eserciti di Spagna e Caio, che ritornava dall'Armenia invalido per ferita,e, poichè da tempo era morto Druso, dei figliastri era rimasto solo Nerone. A lui si volse ogni favore; fu tenuto come figlio, come socio nell'impero e partecipe dell'autorità di tribuno, fu mostrato a tutti gli eserciti, non più, come prima, in virtù delle oscure arti della madre, ma per sua aperta insistenza. Infatti Livia aveva talmente soggiogato il vecchio Augusto da fargli relegare nell'isola di Planasia l'unico nipote Postumo Agrippa, assolutamente privo di buone qualità, stoltamente brutale per robustezza di corpo, ma, nonostante ciò, innocente di qualsiasi colpa. Augusto, d'altra parte, prepose ad otto legioni di stanza presso il Reno Germanico figlio di Druso e, per servirsi di più appoggi, comando che quagli fosse fosse da Tiberio volontariamente adottato, per quanto nella casa di Tiberio vi fosse un figlio giovinetto. Non si combatteva più, in quel tempo, alcuna guerra se ono contro i Germani, più per cancellare l'infamia della distruzione dell'esercito di Quintilio Varo, che per la brama di estendere i confini o per un vantaggio che mettesse conto di conseguire. Nella città era tranquillo lo stato delle cose, le magistrature conservavano gli stessi nomi; i più giovani erano nati dopo la vittoria di Azio, la maggior parte dei vecchi nel periodo delle guerre civili: quanti mai rimanevano che avessero conosciuto la Repubblica?