De medicina

I, 74-75

Igitur, ut ad propositum meum redeam, rationalem quidem puto medicinam esse debere, instrui vero ab evidentibus causis, obscuris, obscuris omnibus non ab cogitatione artificis sed ab ipsa arte reiectis. Incidere autem vivorum corpora et crudele et supervacuum est, mortuorum discentibus necessarium: nam positum et ordinem nosse debent, quae cadaver melius quam vivus et vulneratus homo repraesentant. Sed et cetera, quae modo in vivis cognosci possunt, in ipsis curationibus vulneratorum paulo tardius sed aliquanto mitius usus ipse monstrabit.

Perciò, per tornare al mio proposito, sostengo che la medicina deve essere basata sulla logica, ma che (deve) trarre le sue conclusioni dalle cause evidenti, in quanto tutte le cause occulte sono respinte non dalla riflessione di chi pratica l'arte, ma dall'arte (medica) in quanto tale. Praticare la vivisezione umana è disumano ma anche inutile, sezionare i cadaveri è necessario agli studenti: infatti devono conoscere la posizione e la relazione (degli organi), che il cadavere offre alla vista meglio dell'uomo vivente ferito. Ma la stessa esperienza mostrerà un po' più lentamente ma in maniera alquanto più umana le altre manifestazioni che possono essere riconosciute nei vivi per mezzo degli stessi metodi di cura degli uomini feriti