PADRE EUGENIO BARSANTI

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Nascita

Primi anni

Vocazione religiosa

Collaborazione con Matteucci

L'invenzione del motore a scoppio

La morte

Felice Matteucci

 

 

Nascita

(inizio) (pianta di Pietrasanta)

P. Barsanti nacque a Pietrasanta (LU) il 12 ottobre 1821; suo padre Giovanni e la madre Angela Francesconi lo battezzarono con il nome di Niccolò, che poi fu cambiato in Eugenio dopo il suo ingresso, a 17 anni, nell' ordine calasanziano. Fin dalla tenera età, p. Barsanti mostrò una gracile costituzione.

CASA NATALE

Lapide sulla casa natale

 

Primi anni e vocazione religiosa

Gli studi giovanili, iniziati all' età di 6 anni, furono fatti nell' istituto che gli Scolopi avevano a Pietrasanta: questa scuola era stata aperta nel 1819 per volere di Ferdinando III di Lorena nel vecchio convento di S. Agostino. Fu durante questo periodo che scoprì la sua vocazione religiosa. Fece poi il noviziato a San Giovannino, a Firenze, dove si era trasferito il 17 luglio 1838: San Giovannino degli Scolopi è una modesta chiesa in via Martelli, che dà il nome al caseggiato delle Scuole Pie. Queste scuole non erano del tipo comune, bensì un centro di studi superiori, di carattere principalmente scientifico.

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Vocazione religiosa

La congregazione degli Scolopi, in cui entrò a far parte p. Barsanti, era stata fondata nel 1617 da Giuseppe Calasanzio ed elevata ad ordine religioso nel 1621. I Padri Scolopi dettero impulso al " metodo sperimentale", facendo proprio il motto "provando e riprovando": p. Barsanti nei suoi studi considerò sempre inderogabile l' esperimento.

Nonostante gli studi sul motore impiegassero molto del suo tempo, p. Barsanti non dimenticò, né trascurò, i suoi doveri religiosi e la sua attività didattica.

Nel 1849 p.Barsanti si trasferì a Firenze dove era stato chiamato come insegnante nella scuola di San Giovannino; successivamente divenne Lettore di meccanica e di idraulica all' Istituto Ximeniano: in quest' ultime scuole, che avevano grado universitario.

"Egli amava le lettere…, le amava e le studiò con esito fortunato…, ma più che alle lettere egli pose l’animo alla severità delle scienze meglio fatte a dar pascolo al suo forte e profondo intelletto. Al quarto anno della sua vocazione gli alunni del collegio di S. Michele in Volterra già lo avevano valente maestro di filosofia, fisica e matematica. E fu lassù, in quella antica città dei giganti, "- a circa 27 anni, intorno al 1842 -"innanzi ai grandiosi monumenti dell’etrusco valore ch’ei si ispirò: e nell’atto di fare ai suoi allievi l’esperienza della pistola di Volta, gli balenò, come favilla, foriera di grande fiamma, come germe serbato a svilupparsi in gran pianta, gli balenò nella mente il primo pensiero del suo nuovo motore."

Nell’Istituto di San Giovannino di Firenze insegnò col distinto letterato, pur versiliese, il P. Geremia Barsottini (da cui abbiam tolto i periodi virgolati), sappiamo loro alunno l’altro pietrasantino, Giosuè Carducci, che dai due apprendeva il culto della patria e del sapere.

E ci par di vedere il professore Eugenio Barsanti, in una lezione in cui sedeva il vivace Giosuè, illustrare con profetico entusiasmo la sua nuova forza motrice, così rivoluzionaria:

"La nuova forza da sostituirsi al vapore acqueo" (allora da poco trionfante) "per economia e sicurezza individuale - dice il Barsanti – con apparati di minor peso e con dispendio molto minore rivelava fin da principio un’indole così sfrenata da lasciarsi piuttosto distruggere che domare. Da qui l’assoluta necessità di ideare un meccanica affatto nuovo, che trasformasse la forza, o, meglio, obbligasse alla produzione della nuova forza che serbando la stessa energia avesse un carattere opposto".

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Collaborazione con Matteucci

Nel 1851 iniziò la collaborazione, sostenuta sempre da fraterna amicizia, fra p.Barsanti e Matteucci; i due inventori si conoscevano già da prima, ma fino al dicembre del 1850 fra di loro vi era stata solamente una semplice e cerimoniosa conoscenza. Fu quindi il progetto sul lago di Bientina che fece nascere l' amicizia fra i due studiosi e fu probabilmente grazie ad esso che il Padre Scolopio vide nell' amico il miglior collaboratore per la realizzazione pratica delle sue idee: p.Barsanti mise in comune l' idea e Matteucci il contributo pratico delle sue conoscenze nella meccanica.

Quanto fosse grande il legame di amicizia e di stima di p. Barsanti verso Matteucci lo dimostra una nota, apparsa sul giornale ufficiale "Il Monitore Toscano" del 16 gennaio 1858, numero 12 pag. 3, in cui il Padre Scolopio scriveva:

"Nell' almanacco etrusco del corrente anno all' articolo:"Invenzioni e Scoperte" pag. 336 viene attribuita esclusivamente al sottoscritto una nuova scoperta per la quale verrebbe sostituita la forza di un gas a quella del vapore.

L' invenzione della quale si tratta, che veramente consiste nell' impiegare la detonazione di una mescolanza gassosa a produrre una forza motrice da sostituirsi al vapore, appartiene in comune nella sua origine e nel suo progressivo sviluppo al sottoscritto e al suo amico Sig. Felice Matteucci di Firenze, valente cultore delle scienze fisico matematiche.

Tanto dichiaro per debito di giustizia.

Prof. Eugenio Barsanti d. S. P.".

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Questa nota era stata scritta in risposta ad un articolo apparso sull' Almanacco Etrusco, in cui si attribuiva al solo Padre Scolopio la paternità dell' invenzione.

L'invenzione del motore a scoppio

A conferma dell' effettivo contributo alla realizzazione del motore da parte di Matteucci vi è una lettera , datata 20 gennaio 1863, del vice Presidente della Società Anonima del Nuovo Motore Barsanti e Matteucci (tale società era stata costituita nel 1860 dai due inventori, che ne erano anche i direttori tecnici, per lo sfruttamento commerciale della loro invenzione), Marchese Lottaringo Della Stufa, in cui si riconosce la partecipazione dello studioso al concepimento di tutte le macchine fino a quel giorno costruite per conto della Società. Dopo le dimissioni di Matteucci, a capo della Direzione rimase allora solo p. Barsanti che si assunse tutto il lavoro.

Da una lettera inviata da p. Barsanti a Matteucci nel 1854 possiamo supporre che gli studi e gli esperimenti avvenissero anche in casa di quest' ultimo, poichè ad essi partecipava la moglie Giulia.

Inoltre in alcuni appunti di Matteucci, destinati al giornale " La Nazione " del 1864, ma poi non pubblicati su di esso, si può vedere lo sfogo dello studioso contro quelli che non avevano avuto un pensiero troppo riconoscente per la memoria dell'amico, che tanto aveva dato per il motore e la Società, e che volevano togliere a Matteucci il merito dell'impresa; in essi si legge:"Che esso non mentì quando per ottenere il brevetto inglese dové asserire lealmente sul suo onore che esso insieme al collega era veramente uno degli inventori del Motore, di cui si domandava il privilegio, che ha centinaia di testimoni viventi, e specialmente nei Padri Scolopi, delle parti da lui ideate della macchina e più che altro nell' onorevole P. Antonelli".

Gli anni che andarono dal 1851 al 1864, anno in cui morì p.Barsanti, furono molto intensi dal punto di vista dello studio della nuova macchina: dimostrazione di questo sono le numerose soluzioni tecniche ideate ed i motori costruiti.

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La morte

P. Barsanti, assistito dal fratello Luigi, morì a Searing, in Belgio, il 19 aprile per un attacco di tifo che lo aveva colpito il 30 marzo. Fu assistito spiritualmente da un gesuita italiano di Liegi. Il giorno dei funerali le Officine Cockerill rimasero chiuse e gli operai presero parte al trasporto.

La salma di p. Barsanti giunse il 24 maggio 1864 per via mare a Livorno e di lì fu trasportata a Firenze. A Pietrasanta, nella chiesa dei Padri Scolopi, la mattina del 10 giugno 1864 si radunò un gran numero di persone fra amici ed ammiratori per tributare alla memoria del loro amico e concittadino solenni onoranze funebri. Il 24 ottobre 1954, un centenario dell'invenzione del motore, la salma di p. Barsanti fu trasportata in S.Croce, la chiesa fiorentina che accoglie i Grandi Italiani.

Nonostante il suo amore per la scienza, p. Barsanti rimase nel suo intimo un uomo profondamente religioso: lo spirito che lo animava è chiarito nella lettera indirizzata a Papa Pio IX, e che può considerarsi il suo testamento spirituale. In questa lettera traspare, la sua preoccupazione di fare un qualcosa di utile per il bene degli uomini, ponendo a loro disposizione una macchina che avrebbe potuto distrarli sempre di più dalla vita contemplativa, esaltando in loro quella concezione materialistica che le filosofie del tempo stavano diffondendo: egli sembra chiedere di non venire incolpato per i guai che un uso indiscriminato ed incontrollato del motore avrebbe causato.

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FELICE MATTEUCCI (collaborazione con Barsanti)

Matteucci nacque a Lucca il 12 febbraio 1808; suo padre era Luigi Matteucci, che fu primo ministro del Principato Lucchese di Elisa Baciocchi e la madre Angiola era una nobile Tolomei-Albiani di Pietrasanta. Fin da giovane si distinse per l' impegno negli studi: questo convinse suo padre a mandarlo a studiare, all' età di 16 anni, nel Reale Collegio Borbonico di Parigi dove ben presto si distinse nella filosofia e nella matematica. Verso la fine del 1825 Matteucci ritornò in Italia per completare i suoi studi e dedicarsi, successivamente, alla ricerca scientifica. I suoi primi interessi furono diretti verso problemi idraulici: all' età di 27 anni concepì il disegno di un prosciugamento del lago di Bientina. Egli fu anche impiegato del Comune di Firenze.

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