Lettera di Luigi Barsanti alla moglie
La lettera qui riportata (conservata nell'archivio della nostra scuola) è stata scritta dal fratello di Eugenio Barsanti alla propria moglie il 15 aprile del 1864, pochi giorni prima della morte dell'inventore del motore a scoppio-
Seraing, 15 Aprile 1864
Cara Modesta,
Ieri a ore 3 arrivai felicemente ed in ottima salute in questo paese. Avevo telegrafato al padre Antonelli di Lucerna (Svizzera) ed al sig. Paster da Lussemburgo affinché mi ragguagliassero sullo stato di Eugenio, per non ricevere un colpo troppo forte al mio giungere qui, ma né l'uno né l'altro poterono avvisarmi, per cui giunsi qui all'oscuro ed in conseguenza angosciato dall'incertezza. Appena sceso, mi diressi dal capo stazione denunciandomi per fratello di Eugenio e pregandolo di farmi accompagnare. Egli mi diede buone notizie che mi sollevarono molto e mi fece accompagnare a casa di Eugenio. Mi feci annunziare al signor Paster, giovane fiorentino che fa da segretario ad Eugenio, e mi disse che il dottore gli aveva ingiunto di risparmiare a lui anche la più piccola impressione, per cui presi partito di non manifestarmi, giacché, come tu sai, disgraziatamente non vedendo, avrei potuto stargli vicino e non essere riconosciuto. Entrai quindi in camera di Eugenio: povero fratello! E' molto malato e l'immobilità degli occhi lo fa apparire un poco più aggravato di quello che non è effettivamente. Mi rammentano che è stato assai più aggravato e che medici e tutti lo avevano fatto [spacciato]; l'avevo dunque [visto] un poco migliorato, dà un poco di speranza.
Domani sono 21 giorni che è malato, se non comparisce un peggioramento di qui a domani, spero che debba uscirne. Il dottore stamani l'ha trovato meglio di ieri. Oggi avrà luogo un altro consulto. Speriamo che tutto andrà bene e che Iddio vorrà risparmiarmi una così forte disgrazia. Sul conto mio non ti dare nessuna pena, giacché sto bene. Il viaggio non può avermi fatto altro che bene, giacché mi ha mosso le emorroidi e mi ha fatto uscire sangue dal naso. D'appetito non te ne parlo, perché mangerei i chiodi. L'aria sembrami molto buona, le ore che ho passato in viaggio sono state bellissime e mi sarei assai divertito se non avessi avuto la mente ad Eugenio e a come l'avrei potuto trovare. In quanto al mio ritorno costà, per ora non vi è da parlarne. Fino a che la salute di Eugenio non è assicurata, io non mi muovo. Bisognerà in conseguenza che tu e la famiglia vi diate pace. Vorrei sapere se [Graziano] è arrivato, sicché attendo notizie tue e della famiglia. Ti esorto ad averti riguardo e di badare ai vostri cari figlioli, ed intanto baciali tutti 1000 volte per me. Ti prego, dì a [Bettazzi] che mi scriva spessissimo, che mi ragguagli su ciò che è di rilevante nel servizio e che mi saluti il signor Funari, gli impiegati ed inservienti della stazione e tutti gli amici.
Io farei altrettanto con i nostri conoscenti e con [Graziana], alla quale dirai che questa volta bisognerà che abbia la pazienza di stare costì un bel pezzetto e che al mio ritorno [ ]
In attesa di tua replica, ti abbraccio e ti bacio
Il tuo affezionatissimo
Luigi
P.S. Scrivi a Vincenzo e salutalo, dicendogli che scriva anche alla mamma e uno di questi giorni scriverò anche a lui. Le lettere dirigile presso: Sig. Luigi Barsanti, Belgique, Seraing