"La salubrità dell'aria"

di Giuseppe Parini


Né qui giaccion paludi
che da l'impuro letto
mandino a i capi ignudi
nuvol di morbi infetto:
e il meriggio a' bei colli
asciuga i dorsi molli.
Péra colui che primo
a le triste oziose
acque e al fetido limo
la mia cittade espose;
e per lucro ebbe a vile
la salute civile.
Certo colui del fiume
di stige ora si impaccia
tra l'orribil bitume,
onde alzando la faccia
bestemmia il fango e l'acque
che radunar gli piacque.
Mira dipiti in viso
di mortali pallori
entro al malnato riso
i languenti cultori;
e trema, o cittadino,
che a te il soffri vicino.
...
Ben larga ancor Natura
fu alla città superba
di cielo e d'aria pura:
ma chi i bei doni or serba
fra il lusso e l'avarizia
e la stolta pigrizia?
Ahi non bastò che intorno
putridi stagni avesse;
anzi a turbarne il giorno
sotto alle mura stesse
trasse gli scelerati
rivi a marcir su i prati.
E la comun salute
sacrificossi al pasto
d' ambiziose mute
che poi con crudo fasto
calchin per l'ampie strade
il popolo che cade.
A voi il timo e il croco
e la menta selvaggia
l'aere per ogni loco
de' varii atomi irraggia,
che con soavi e cari
sensi pungon le nari.
Ma al piè de gran palagi
là il fumo alto fermenta;
e di sali malvagi
ammorba l'aria lenta,
che a stagnar si rimase
tra le sublimi case.
Quivi i lari plebei
da le spregiate crete
d'umor fracidi e rei
versan fonti indiscrete,
onde il vapor s'aggira,
e col fiato s'inspira.
Spenti animai, ridotti
per le frequenti vie,
de gli aliti corrotti
empion l'estivo die:
spettacolo deforme
del cittadin sull'orme!
Né a pena cadde il sole
che vaganti latrine con
spalancate gole lustran
ogni confine de la città,
che desta beve l'aura molesta.
Gridan le leggi, è vero;
e Temi bieco guata:
ma sol di sé pensiero
ha l'inerzia privata.
Stolto! e mirar non vuoi
ne' comun danni i tuoi?
Ma dove ahi! corro e vago
lontano da le belle
colline e dal bel lago
e da le villanelle,
a cui sì vivo e schietto
aere ondeggiar fa il petto?
Va per negletta via
ognor l'util cercando
la calda fantasia,
che sol felice è quando
l'utile unir può al vanto
di lusinghevol canto.