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Barbara McClintock
(1902-1992 )





Concludiamo il nostro percorso con una storia esemplare quella di una scienziata, Barbara McClintock, premio Nobel per la medicina nel 1983, che ha sempre condotto un'indagine scientifica in sintonia con l'organismo oggetto della sua ricerca. L'immagine che presentiamo è quella che ne da Evelyn Fox Keller nel libro "In sintonia con l'organismo. La vita e l'opera di Barbara McClintock"

All'inizio dell'estate, presso i laboratori di biologia di Long Island, si riuniscono biologi di tutto il mondo per lavorare, studiare o semplicemente per incontrarsi e scambiarsi i risultati del loro lavoro.
Quando il fermento delle conferenze estive si spegne gli scienziati residenti possono tornare alle loro ricerche in un'atmosfera di pace e tranquillità che pochi dei grandi laboratori conoscono.
Qui Evelyn Fox Keller raggiunge Barbara McClintock per poterla intervistare allo scopo di scrivere un libro su di lei e sul suo lavoro.
La deve raggiungere nel suo laboratorio, che sarebbe meglio descrivere come un vero e proprio mondo, e strada facendo ricorda i vari modi in cui le era stata descritta questa persona: "intimidatoria", "difficile da avvicinare", "una grande mente", "penetrante ed esigente", "una persona molto riservata". Viene invece accolta con grande calore ma capisce subito che non sarebbe stato facile convincerla a farsi intervistare, in quanto la scienziata non riusciva a credere che la sua vita potesse interessare al pubblico ed era convinta di essere troppo diversa, troppo anomala, troppo eccentrica per essere di qualche utilità alle altre donne.
La sua storia, invece, è di grande importanza in quanto racconta la relazione tra uno scienziato e una scienza, la genetica, che si è distinta per uno sviluppo straordinario e per le sue incredibili trasformazioni.
La McClintock, quando era ancora una giovane scienziata, ottenne un livello di riconoscimento che poche donne potevano solo immaginare di raggiungere; negli anni che seguirono, però, sembrò scomparire per ritornare, dopo alcuni decenni, al centro degli interessi della biologia.
La passione della biologa per la genetica e la citologia cominciò sufficientemente presto tanto da permetterle di contribuire alla creazione di quella che era allora una nuova branca di studi.
Una delle cose che vanno maggiormente sottolineate a proposito delle ricerche di Barbara McClintock è che esse sono dovute unicamente al suo lavoro. Priva di aiuti tecnici di qualsiasi genere, solo grazie alla sua inesauribile energia, alla sua completa devozione alla scienza, alla originalità e alla freschezza del suo approccio, nonché alla sua intelligenza rapida e brillante, ha potuto compiere una serie di scoperte significative che non hanno precedenti nella storia della citogenetica. Le sue ricerche sulla citogenetica del mais la portarono a formulare concetti così nuovi e radicali che i suoi stessi colleghi ebbero non poche difficoltà a recepirli.
Il centro della scena della biologia molecolare era allora occupato da una rivoluzione differente e il successo di questa rivoluzione era stato talmente travolgente che, alla fine degli anni sessanta, sembrava che restassero solo poche domande in attesa di una risposta. Restava ben poco spazio per la complessità della citologia della Mc Clintock.
Il risvegliarsi dell'interesse per il lavoro della biologa è conseguenza dei nuovi e sorprendenti sviluppi della biologia che ricalcano molti risultati descritti da lei già trent'anni prima. Ciò vale in particolare per la "trasposizione" degli elementi genetici, per lungo tempo considerata una pura invenzione della McClintock e divenuta poi in fatto indiscutibile.
I geni erano considerati delle unità semplici, disposti secondo una sequenza fissa e lineare, in cui erano contenute tutte le potenzialità dell'organismo. Sembrava irragionevole supporre che gli elementi del gene fossero in grado di muoversi spontaneamente da un punto all'altro, persino da un cromosoma all'altro ma la McClintock fin dall'inizio degli anni cinquanta sostenne che, nello spostamento da un sito cromosomico all'altro, questi elementi genetici portavano nuove istruzioni alla cellula e affermò inoltre che anche questo loro movimento era 'programmato'.
In seguito sono stati scoperti sempre nuovi esempi di elementi genetici mobili, o trasponibili, che suggeriscono un grado di fluidità dell'assetto cromosomico (o genomia); con la scoperta della mobilità dei geni è cambiato anche il concetto stesso di programma genetico. Dal momento che il movimento dei geni fa parte anch'esso del programma diventa necessario chiedersi: da dove vengono le istruzioni? La risposta della McClintock - che esse sono contenute nella cellula intera, nell'organismo, forse addirittura nell'ambiente - disturba profondamente la genetica ortodossa mentre, per quelli che guardarono a questi sviluppi come ai segni di una nuova rivoluzione delle biologia, il nome della biologa è diventato quasi una "parola di riconoscimento". In ogni modo tra la comprensione del fenomeno della trasposizione da parte della McClintock e quella condivisa dai suoi colleghi rimane un vuoto critico; lei stessa asserisce che solo pochi dei suoi sostenitori comprendono realmente ciò di cui lei parla.
Probabilmente le sue scoperte non sono state recepite dai suoi contemporanei in quanto troppo lontane dal tipo di spiegazioni che i suoi colleghi andavano cercando. Nel mondo della ricerca biologica lo stile della McClintock è altamente personale ed eccentrico rispetto alla norma. La sua passione è indirizzata verso tutto ciò che è caratteristica individuale, verso ciò che costituisce una differenza.
"La cosa importante è sviluppare la capacità di vedere che un seme è diverso dagli altri, e capire perché e in che cosa consiste questa differenza" sostiene. "Se qualcosa non torna, c'è una ragione, e si tratta di scoprirla" la studiosa è convinta che l'attenzione accordata prevalentemente alle classi e ai numeri incoraggia i ricercatori a sorvolare sulle differenze, a "chiamarle eccezioni, aberrazioni, contaminazioni". Valuta molto pesantemente le conseguenze di questo atteggiamento. "Destra e sinistre - dice - è la loro preoccupazione; e così facendo non si accorgono di ciò che succede veramente!"
Il posto che occupa l'atto dell'osservazione nel suo lavoro sperimentale ci dà la chiave per avvicinarci al suo metodo di comprensione dei fenomeni. Ciò che per gli altri è frutto di interpretazione o di speculazione, per lei è questione di allenamento alla percezione diretta. Lei stessa ha difficoltà a spiegare come "sa" quello che sa. Secondo la McClintock occorre avere il tempo di guardare, la pazienza di ascoltare ciò che le cose hanno da dire, occorre sentirsi in sintonia con l'organismo. Si deve capire "come ogni organismo cresce, capirne le parti, capire quando succede qualcosa di sbagliato". "Non esistono due piante esattamente uguali. Ciascuna è diversa e di conseguenza è necessario sapere riconoscere quella differenza - spiega -io comincio con la piantina, ancora piccola, e non voglio lasciarla, non ho la sensazione di conoscerne la storia se non ho avuto modo di osservarla durante la sua crescita. Così conosco ogni pianta del campo. Le conosco intimamente, e ricavo un immenso piacere dalla loro conoscenza".
Questo suo sentirsi in sintonia con l'organismo ha allargato la sua visione e allo stesso tempo l'ha sostenuta per una vita intera di sforzi compiuti in completa solitudine, senza il conforto dell'intimità di rapporti umani. Ma il sentimento della McClintock nei confronti dell'organismo non è semplicemente un desiderio di vedere la "ragione rivelata in questo mondo" è un desiderio di abbracciare il mondo nella sua vera essenza, attraverso e oltre la ragione. Per lei infatti la ragione non è adeguata, da sola, a descrivere la vasta complessità delle forme viventi. Gli organismi hanno una vita e un ordine tutto loro che gli scienziati possono penetrare solo in parte. Nessun modello inventato da noi può rendere pienamente giustizia della capacità prodigiosa degli organismi di escogitare i mezzi per garantirsi la propria sopravvivenza. Al contrario, "qualunque cosa tu possa pensare, la troverai". A paragone con l'ingegnosità della natura, la nostra intelligenza scientifica impallidisce. Un osservatore attento sa molte più cose. In qualunque momento, per qualunque pianta, chiunque abbia pazienza e interesse sufficienti può cogliere la miriade di segni di vita che sfuggono all'occhio distratto. Questi organismi "vanno ben oltre alla nostra più sfrenata immaginazione".

Liberamente tratto dal libro Evelyn Fox Keller, "In sintonia con l'organismo. La vita e l'opera di Barbara McClintock", Milano, La Salamandra, 1988.



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