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Non più semplici levatrici

Trotula e le dame di Salerno





Il declino della medicina romana si trasformò di fatto in una espansione dell'attività femminile nel campo, si cominciò ad assegnare la pratica medica alle assistenti e alle schiave, affidando la cura dei malati alle infermiere, la chirurgia ai barbieri e le prescrizioni ai farmacisti. Questo sistema che avrebbe proseguito per centinaia di anni permise a qualche donna (soprattutto in Italia), di diventare medico o guaritrice.
Alla fine dell'VIII secolo d.C. qualche ragazza ebbe il privilegio di una rudimentale educazione formale, ma fu soprattutto la rapida espansione della vita monastica a dare alle donne l'opportunità di studiare e di acquisire potere politico
Nel corso del medioevo si deve, almeno in parte, a Trotula e alle Dame di Salerno la rinascita del sapere medico. La scuola di Salerno fu il primo centro di medicina non controllato dalla Chiesa; le donne vi studiavano ed insegnavano, una di esse era Trotula, di cui risultano sconosciuti i particolari della vita. Verso la fine dell'XI secolo si riorganizzò l'università; ella vi andò ad insegnare insieme al marito ed ai figli con cui lavorò all'enciclopedia medica "Practica Brevis". Una delle opere più importanti attribuita a Trotula è il Passionibus mulierum curandarum, a cui venne aggiunto in seguito un altro trattato sulla cosmetica e sulle malattie della pelle; i consigli di Trotula sono straordinariamente moderni come ad esempio, l'importanza della pulizia, di una dieta bilanciata e dell'esercizio fisico; le sue cure vi avvalgono raramente dell'astrologia o di evidenti superstizioni; la Dama Salernitana prescriveva ai poveri rimedi semplici e poco costosi, le sue teorie smentiscono in parte ciò che pensiamo della ginecologia medioevale. Discusse metodi per il controllo delle nascite, nonché cause e rimedi per la sterilità. Trotula reintrodusse in campo ostetrico anche dei rimedi caduti in disuso nei tempi antichi come il sostegno perineale. Discusse anche un gran numero di problemi medici dai pidocchi al mal di denti, dalle mani screpolate alle malattie degli occhi, dal cancro alla sordità.
I manoscritti di Trotula molto spesso non furono conservati sotto il suo nome, infatti, copie dell'opera venivano attribuite al marito, in quanto nel medioevo il pensare che una donna fosse in grado di sviluppare teorie proprie in merito ad argomenti importanti come la medicina, era considerata pura eresia, molto spesso scienziati donne si nascondevano sotto pseudonimi maschili per poter pubblicare liberamente le loro opere. Secondo Karl Sudhoff, le Dame di Salerno erano per definizione levatrici e infermiere, non medici, e dunque non potevano aver scritto trattati di ostetricia, così queste ultime passarono alla storia come levatrici, le più illustri dell'intero medioevo ma pur sempre solo levatrici.
Gli storici italiani, d'altro canto, hanno fermamente sostenuto l'autenticità e l'esistenza di donne medico nella Salerno dell'XI e del XII secolo. Castiglioni sostenne che le donne avevano, senza alcun dubbio, accesso all'università e lo storico salernitano Mazza asserì che i più importanti insegnanti nell'età antica erano femmine.
Non sapremo mai con esattezza se una donna chiamata Trotula fosse medico professionista e professore in Salerno o se scrisse il trattato in questione. Ma considerando l'accettabilità sociale di una studiosa nell'Italia del medioevo, non c'è dubbio che la società salernitana dell'XI secolo potrebbe aver riconosciuto una autorità di tal genere.



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