Uno dei primi eminenti geologi a sollevare l'allarme sulla possibilità
che il riscaldamento globale potesse dare il via ad un collasso della coltre
glaciale antartica fu J.H.. Mercer della Ohio State University. Dato che
lo spesso strato di ghiaccio che ricopre grati parte dell'Antartide occidentale
poggia su un substrato roccioso molto al di sotto del livello del mare,
Mercer spiegò, in un suo articolo del 1978, come questa coltre di
ghiacci fosse intrinsecamente instabile. Se l'effetto serra dovesse riscaldare
la regione polare antartica anche di soli cinque gradi, la calotta glaciale
galleggiante che circonda l'Antartide occidentale inizierebbe a scomparire.
Privata di questo contrafforte, la coltre continentale - residuo dell'ultima
glaciazione - si disintegrerebbe rapidamente provocando l'inondazione delle
zone costiere di tutto il mondo.
Il disastroso scenario dipinto da Mercer era in gran parte teorico,
ma egli faceva rilevare come la calotta glaciale dell'Antartide occidentale
potesse di fatto essersi fusa almeno una volta in passato. Tra circa 110.000
e 130.000 anni fa la Terra sperimentò una storia climatica eccezionalmente
simile a ciò che si è verificato negli ultimi 20.000 anni,
ovvero un riscaldamento relativamente brusco dopo i rigori di una glaciazione.
Quell'antico riscaldamento potrebbe avere portato a condizioni un poco
più calde delle attuali. La documentazione geologica di quell'epoca
(definita dagli esperti come interglaciale) rimane alquanto oscura, ma
molti geologi ritengono che il livello del mare fosse circa cinque metri
più elevato di quanto sia oggi: proprio la differenza che verrebbe
prodotta dalla fusione della coltre glaciale dell'Antartide occidentale.
Se un simile collasso si fosse verificato in Antartide durante una fase
calda del passato - hanno sostenuto alcuni - l'attuale tendenza al riscaldamento
potrebbe prevedere ad un altro evento del genere.
Questa possibilità ha spronato un gruppo di ricercatori statunitensi
a organizzare nel 1990 un programma coordinato di ricerca denominato "SeaRISE"
(acronimo di Sealevel Response to Ice Sheet Evolution). I primi risultati
di questo programma evidenziano alcuni segnali minacciosi sul continente
antartico, tra cui la presenza di cinque "fiumi di ghiaccio" diretti dall'interno
dell'Antartide occidentale verso il vicino Mare di Ross. Secondo i ricercatori
questi canali avrebbero potuto essere indizi di un collasso già
in corso"
Ma un'altra recente ricerca indica che gli allarmi potrebbero essere
stati esagerati. All'inizio degli anni novanta i climatologi hanno iniziato
a studiare in che modo un clima più caldo potrebbe condizionare
la calotta polare antartica, utilizzando a questo scopo i cosiddetti modelli
di circolazione globale, complessi programmi per computer con cui si tenta
di prevedere l'evoluzione del clima effettuando calcoli sul comportamento
dell'atmosfera e dell'oceano. Secondo questi ricercatori l'aria più
calda e. umida che giungerebbe in Antartide a causa del riscaldamento globale
non sarebbe sufficiente a provocare lo scioglimento dei ghiacci, ma basterebbe
a favorire un aumento delle precipitazioni nevose. Paradossalmente, quindi,
la calotta glaciale antartica tenderebbe ad aumentare di volume. Anche
il ghiaccio marino che circonda il continente potrebbe espandersi. In altre
parole, proprio nel momento in cui gli Scienziati di SeaRISE davano Inizio
alla loro campagna per seguire il paventato collasso della coltre glaciale
dell'Antartide occidentale, i modelli al calcolatore mostravano che la
grande massa di ghiaccio antartica avrebbe potuto addirittura crescere,
causando una diminuzione del livello del mare.
Anche altre osservazioni hanno fatto cambiare opinione a molti scienziati
che studiano l'Antartide, distogliendoli dall'idea che una improvvisa fusione
dei ghiacci possa provocare una risalita di diversi metri del livello del
mare nel futuro prevedibile. Per esempio, i glaciologi ora si rendono conto
che i cinque principali fiumi di ghiaccio che alimentano il Mare di Ross
non stanno tutti scaricando inarrestabilmente loro contenuto nell'oceano.
Uno dei più grandi si è con ogni probabilità arrestato
circa 130 anni fa, forse per avere perso "lubrificazione" alla base.
Di fatto, la connessione tra riscaldamento climatico e movimento dei
fiumi di ghiaccio dell'Antartide occidentale si è fatta sempre più
tenue. Nessuno può dire, con un buon grado di certezza, se la calotta
glaciale antartica stia in realtà crescendo o ritirandosi.
L'incertezza potrebbe venir meno nel giro di qualche anno se la NASA
riuscirà a lanciare un satellite progettato per rilevare i cambiamenti
di altitudine delle calotte glaciali polari con un errore estremamente
piccolo, forse inferiore a un centimetro all'armo Questo satellite, il
cui lancio è previsto per il 2002, sarà dotato di un dispositivo
laser in grado di rilevare minime variazioni del volume complessivo di
neve e ghiaccio ai poli. (Uno strumento simile è attualmente in
viaggio verso Marte e potrà osservare calotte glaciali polari di
quel pianeta molto prima che vi sia la possibilità di fare altrettanto
sulla Terra). Nel primo decennio del XXI secolo, quindi, gli scienziati
dovrebbero finalmente poter dire se la calotta glaciale antartica stia
liberando acqua in mare o se piuttosto la stia immagazzinando.
Altri dati sulla stabilità della coltre glaciale marina dell'Antartide
occidentale potrebbero essere presto disponibili, quando saranno stati
effettuati profondi sondaggi in posizione intermedia fra due fiumi di ghiaccio.
I ricercatori che hanno pianificato questo progetto sperano di poter recuperare
ghiaccio risalente a 120.000 anni fa, ossia all'intervallo eccezionalmente
caldo 5e. Il ritrovamento di un simile campione, come afferma la Mosley-Thompson,
"darebbe qualche certezza sulla stabilità della coltre glaciale".
Fino a che questi progetti non saranno ultimati, però, coloro
che cercano di comprendere l'andamento del livello del mare e di prevedere
cambiamenti per il prossimo secolo, potranno solo azzardare timide congetture.
Gli esperti dell'Intergovernmental Panel on Climate Change hanno adottato
la posizione secondo cui le coltri glaciali sia dell'Antartide sia della
Groenlandia dovrebbero mantenere le proprie attuali dimensioni (per quanto
si ammetta la possibilità di errori sostanziali nelle stime, e non
si escludano quindi variazioni nell'uno o nell'altro senso).
Con poche eccezioni,
gli scienziati ritengono di avere stabilito un valore attendibile per il
tasso del recente sollevamento del livello marino: due millimetri all'anno.
Ma la questione fondamentale che ancora deve essere risolta è: questa
tendenza è destinata a rimanere costante o il sollevamento accelererà
in risposta al riscaldamento climatico? Per risolvere questo problema,
i geologi hanno cercato di ricostruire le fluttuazioni de! livello del
mare nel passato, avvenute in risposta a cambiamenti climatici.
Fairbariks, per esempio, ha studiato una specie di corallo che cresce
In prossimità della superficie marina, particolarmente nei Caraibi.
Facendo profondi sondaggi nelle scogliere coralline di Barbados e individuando
antichi campioni di questa specie, egli e i suoi colleghi hanno potuto
seguire l'innalzamento del livello del mare a partire dalla fine dell'ultima
glaciazione, quando enormi quantità d'acqua erano ancora intrappolate
nelle calotte glaciali polari e gli oceani erano circa 120 metri più
bassi di quanto non siano oggi.
Anche se la documentazione ricavata dai coralli mostra episodi corrispondenti
a una crescita del livello del mare anche di 2-3 centimetri all'anno, Fairbanks
fa notare che questi valori si riferiscono a una situazione assai differente
da quella attuale. A quei tempi, da 10.000 a 20.000 anni fa, le grandi
coltri di ghiaccio che avevano ricoperto buona parte del Nord America e
dell'Europa erano nel pieno della fusione e gli oceani stavano ricevendo
immani quantità d'acqua da questi continenti. La documentazione
più recente relativa al livello del mare indica una progressiva
diminuzione del tasso di crescita, con una sostanziale stagnazione negli
ultimissimi millenni. Quindi l'attuale regime climatologico sembrerebbe
tendere a livelli del mare relativamente stabili.
Ma questo quadro rassicurante è messo in dubbio da Joln B. Anderson
della Rice Umversity. Negli ultimi 10.000 anni, secondo le sue elaborazioni,
vi, sono stati almeno tre episodi di rapido incremento del livello del
mare, ma essi sono invisibili nella documentazione fornita dai coralli.
Il più recente episodio di improvviso innalzamento del livello
del mare che Anderson riconosca avvenne intorno al 2000 a.C., quando il
clima globale era presumibilmente simile alle condizioni attuali. Il suo
lavoro indica che il livello del mare potrebbe avere fatto uno sbalzo considerevole
in pochi secoli. Ma finora Anderson non è stato in grado di quantificare
l'entità di questo salto.
Gli archeologi dovrebbero poter essere di aiuto nel ricostruire gli
antichi cambiamenti del livello del mare coli l'esame di siti costieri
sommersi dalla trasgressione manna. Numerose analisi svolte finora nel
Mediterraneo, che riguardano gli ultimi 2000 a.C. indicano che il livello
del mare è aumentato in media di soli due decimi di millimetro all'anno.
Sfortunatamente, quegli studi sono di scarso aiuto per sapere se il mare
si sia sollevato improvvisamente circa 4000 anni fa. Inoltre i metodi archeologici
non sono ancora adeguati per discernere esattamente quando il livello del
mare abbia iniziato ad accelerare la propria risalita, fino a raggiungere
il tasso attua1e di due millimetri all'anno.
Nonostante le molte spiacevoli lacune nella comprensione scientifica
di come il livello del mare sia variato nel passato e possa variare nel
futuro, gli esperti dell'Intergovernmental PaneI on Climate Change hanno
fornito alcune previsioni di massima su ciò che il mondo potrebbe
attendersi per la fine del prossimo secolo. Le previsioni di questo comitato
per quanto riguarda l'innalzamento del livello del mare vanno da 20 centimetri
a quasi un metro.
La stima minima corrisponde, in sostanza, al tasso di incremento che
probabilmente si è mantenuto negli ultimi 100-200 anni, da quando
cioè l'umanità ha iniziato a rilasciare nell'atmosfera anidride
carbonica e altri gas-serra. La stima massima rappresenta una sostanziale
accelerazione cbe potrebbe verificarsi, ma che finora non è stata
evidenziata.
Last Updated: Marzo-13-1998
Web Author:
Michele Sacchetti
Web Assistent : Giovanni Vaccari
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