La nostra Galassia è simile in quanto a forma ad un disco schiacciato
con un leggero rigonfiamento al centro: il suo diametro misura 80000 anni
luce ed il suo massimo spessore è di circa 20000 anni luce.
Il Sole occupa una posizione molto eccentrica: si trova a 27000 anni
luce dal centro, dove lo spessore della Galassia è inferiore a 6000
anni luce.
Sul piano centrale, chiamato equatore galattico, la materia è
distribuita in braccia a forma di spirale che ruotano attorno alla sezione
centrale più densa di stelle, il nucleo. Un volume sferico di diametro
poco superiore a quello galattico è riempito da anmassi globulari,
grappoli di stelle che come satelliti ruotano attorno al centro galattico.
Il primo ad intuire che il colore biancastro di quella fascia ad arco
che si trova in cielo fosse dovuto all'enorme numero di stelle che si addensano
in tale direzione fu Galileo. Ciò costituisce la prova della forma
discoidale della nostra galassia: guardando in direzioni giacenti sul disco
si incontrano stelle che appaiono tutte proiettate sulla volta celeste
a formare il bianco arco della Via Lattea, mentre in direzio-ne perpendicolare
al disco si incontrano relativamente poche stelle, che si trovano tutte
come il Sole sopra o a poca distanza dall'equatore galattico, ed appaiono
sparpagliate in cielo a causa della loro vicinanza
Le difficoltà nel determinare forma e dimensioni della Galassia
scaturivano dall'impossibilità di determi-nare la distanza di ogni
singola stella di essa: gli antichi infatti immaginavano la volta celeste
come un soffitto a cui le stelle erano appiccicate. Fu W. Herschel in collaborazione
con il figlio ad intuire per primo la forma schiacciata della Galassia,
osservando che stelle deboli. e quindi potenzialmente molto lontane, si
trovavano per la maggior pane in prossimità della Via Lattea, e
che percorrendo la stessa si incontra più o meno lo stesso numero
di stelle (che spinse gli Herschel ad ipotizzare che il Sole si trovasse
al centro della Galassia). Tali osservazioni sulla forma vennero confermate
da Kapteyn agli inizi del 900 grazie al metodo della parallasse trigonometnca,
così come le erronee congetture sulla posizione del Sole nella Galassia.
Si ripropose infatti all'inizio del secolo l'illusione che l'uomo fosse
al centro dell'universo, ritenendo la posizione del sistema solare centrale
nella Via Lattea. Ma, cosi come non è possibile determinare la posizione
all'interno di un bosco in cui la nebbia fa apparire uniforme la densità
degli alberi in ogni di-rezione, non è possibile determinare la
posizione del Sole nella Galassia senza considerare la presenza di una
"nebbia" galattica, costituita da materia interstellare, che assorbe in
misura maggiore le radiazioni provenienti dal centro. Il Copernico della
situazione fu l'americano H. Shapley, che notò una maggiore concentrazione
degli ammassi globulari in direzione della costellazione del Sagittario,
in cui quindi poteva essere situato il centro galattico. L'idea trovò
in seguito numerose conferme: per esempio verme smentita l'uniformità
della Via Lattea, essendo state rilevate molte più stelle in direzione
del Sagittario, e vennero scoperti numerosi altri oggetti in quella zona,
come le stelle variabili chiamate RR Lyrae che, essendo nota la loro grandezza
assoluta, hanno permesso di determinare con precisione la distanza dal
centro galattico (circa 30000 armi luce).
Se la Terra smettesse
di ruotare attorno ai Sole, precipiterebbe su di esso a causa dell'attrazione
gravitazionale. Vale lo stesso per la Galassia, la cui configurazione è
garantita dalla presenza della forza centrifuga originata dalla rotazione
che previene il collasso della materia nel nucleo. Le stelle che ci appaiono
statiche sulla volta celeste possiedono in realtà due moti propri,
carat-terizzati l'una dalla velocità tangenziale e l'altro da quella
radiale. Il primo spostamento si svolge in direzione perpendicolare a noi,
in direzione Sole-stella, ed è di difficile rilevazione, anche se
le stelle si muovono rispetto al Sole con velocità nell'ordine di
10 o 20 Km/sec, per via della grande distanza che fa apparire grandi spostamenti
come impercettibili spostamenti angolari. Conoscendo la distanza della
stella e lo spostamento angolare in un anno, è possibile risalire
al numero di Km/sec percorsi dalla stella: se ad esempio una stella posta
a 10 anni luce percorre in un anno 600 milioni di chilometri, dalla Terra
si rileva uno spostamento angolare di I’’ che identifica un tratto percorso
in direzione perpendicolare alla linea della visuale con una velocità
detta tangenziale perché il moto avviene in direzione tangente alla
sfera celeste. Lo spostamento, di allontanamento o avvicinamento, della
stella in direzione radiale è come già detto determinabile
grazie all'effetto Doppler. Sommando i quadrati delle due velocità
ed estraendo la radice quadrata si ottiene la velocità spa-ziale
della stella rispetto al Sole. La Galassia quindi si presenta come un corpo
in rotazione: il nucleo ruota come un corpo solido (in cui la velocità
angolare cresce al crescere della distanza), da esso fino ad una distanza
di poco infe-riore a quella solare la velocità resta costante intorno
ai 220 Km/sec, mentre in seguito più ci si allontana dal centro,
più la velocità diminuisce. Gli ammassi globulari, disposti
sfericamente attorno al disco, ruotano invece molto più lentamente,
a circa 50 Km/sec. Si ha quindi un insieme di sistemi, interposti tra quello
lento e sferico degli ammassi globulari, e quello appiattito e molto veloce
del disco dove si concentrano le stelle più giovani, che contengono
stelle di varia età: quanto meno schiacciato è il sistema,
tanto più numerose sono le stelle di antica formazione.
La massa totale della Galassia è determinabile applicando le leggi di Newton considerando che la forza centrifuga sul Sole è sufficiente ad equilibrare l'attrazione gravitazionale di tutta la materia conte-nuta tra il Sole ed il centro, in 27000 anni luce, ed equivale a quella di 100 miliardi di Soli. Solo il 2% di questa massa si trova sotto forma di materia interstellare, la quale è distribuita in quantità maggiore man mano che cresce la distanza dal nucleo. Anche le stelle possono costituire raggruppamenti, detti ammassi, che possono essere globulari o aperti. Negli ammassi globulari le stelle sono raggruppate in "grappoli" con una densità 50000 volte superiore a quella nelle vicinanze del Sole, cosi fittamente che risulta impossibile risolvere le singole stelle, e non vi è presenza di materia interstellare , così come nel nucleo galattico che può essere considerato un ammasso globulare gigante. Attorno ad esso ruotano circa 100 ammassi globulari di diametro almeno di 10 volte inferiore. Nelle vicinanze del disco galattico si trovano invece gli ammassi aperti, di forma irregolare, aventi molte stelle meno rispetto a quelli globulari ma molta più materia interstellare: l'esempio più famoso è dato dalle Pleiadi che ,presso la costellazione del Toro, disegnano una sorta di punto interrogativo nel cielo stellato.
Lo studio della galassia di Andromeda ha permesso di definire alcuni
importanti concetti che sono stati m seguito applicati alla Galassia. Nel
1943 osservando M31 si definirono le due principali classi di stelle, o
popolazioni: la prima, costituita da stelle di recente formazione (azzurre),
ancora circondate da materia interstellare, e la seconda, costituita da
stelle rosse ormai avviate verso la fine, concentrate nel nucleo e negli
ammassi globulari, il cui spazio circostante è privo di materia
interstellare.
Studi analoghi compiuti sulla nostra Galassia hanno permesso di affinare
le conoscenze sulla forma della Galassia. Infatti le stelle azzurre non
sono state rilevate uniformemente sul piano galattico, ma disposte su tre
file parallele, che indicano la presenza di altrettante braccia spirali.
Inoltre l'astronomo Munch scopri che lo spettro di giovani stelle azzurre,
situate lontano da noi sul piano galattico, era solcato oltre che dalle
righe scure caratteristiche del tipo spettrale anche da sottili righe doppie
o triple dovute ad altrettante nubi di gas interstellare interposte tra
noi e le stelle, che per effetto del moto di rotazione galattica differenziale
hanno diverse velocità radiali e quindi diversi spostamenti Doppler.
Conoscendo la distanza ditali nubi dal Sole è stato possibile determinare
l'esatta posizione di queste nubi: è stato riscontrato che esse
disegnano tre braccia spirali coincidenti con quelle già osservate
nelle giganti azzurre.
Oltre alle due popolazioni principali sono state definite molte popolazioni
di stelle aventi età intermedia; si pensa inoltre che le stelle
di popolazione Il abbiano conservato la posizione che occupavano al tempo
della nascita della Galassia: essa probabilmente inizialmente era costituita
da un enorme ammasso sferico di gas in rotazione, in cui processi di contrazione
gravitazionale hanno originato le prime stelle. Nella rotazione la sfera
di gas è andata appiattendosi, ma le stelle di prima formazione
hanno mantenuto la posizione originaria, costituendo gli ammassi globulari
che occupano un volume sferico inviluppante tutta la Galassia.
L'astronomia
ottica non permette di delineare con precisione la forma della Galassia,
ragion per cui gli studi sono stati indirizzati verso galassie simili alla
nostra, come quella di Andromeda. La radioastronomia ha permesso di superare
questo handicap permettendo ad esempio di tracciare quasi al completo il
cammino delle braccia spirali. La prima sensazionale scoperta m questo
campo risale al 1931, quando la Bell Telephone incaricò l'ing. Karl
Jansky di scoprire un sistema con cui eliminare i rumori di fondo durante
le comunicazioni transoceaniehe. Questi scopri una fonte aggiuntiva a quelle
prodotte dall'uomo, che si spostava regolarmente nel cielo durante il giorno
e durante le stagioni, situata in direzione del Sagittario, cioè
dove gli astronomi ritenevano fosse situato il centro della Via Lattea.
La scoperta lasciò in un primo tempo indifferenti la maggior parte
degli astronomi, ma le necessità belliche di accelerare lo sviluppo
del radar fornirono agli scienziati molti strumenti per Io studio radioastronomico
del cielo. Rispetto all'astronomia ottica, questa tecnica fornisce consistenti
vantaggi, siccome le onde radio hanno lunghezza d'onda notevolmente maggiore
rispetto alle dimensioni delle particelle solide e quindi non sono diffratte
da esse come invece accade alle radiazioni visibili, pur essendo della
stessa natura. Inoltre l'elemento in assoluto più presente nello
spazio cosmico è l'idrogeno interstellare che si trova ad una temperatura
di circa 2000C sotto zero e non emette e non assorbe onde luminose:
l'unico sistema per determinare distribuzione ed abbondanza dell'idrogeno
freddo nell'universo consiste nel captare l'unica radiazione che emette,
di lunghezza d'onda pari a 21 cm e che si trova quindi nel dominio radio.
Lo studio radioastronomico della Galassia ha messo in luce che essa emette
uno spettro continuo, che spazia da lunghezze d'onda di pochi centimetri
a lunghezze d'onda di parecchi metri. Le emissioni sono più intense
in direzione del centro, verso il Sagittario, mentre emissioni di onde
aventi lunghezza d'onda superiori ai 10 m sono uniformi (sappiamo dagli
studi sulla galassia di Andromeda che la Galassia è circondata da
un alone sferico radioemittente) e si ritiene che esse siano originate
non dal moto di agitazione termica delle particelle come l'emissione ottica,
ma dal movimento a spirale di sciami di elettroni nel campo magnetico galattico
a velocità prossime a quella della luce.L'osservazione delle radiazioni
emesse dall'idrogeno freddo, aventi lunghezza d'onda di 21 cm e ori-ginatesi
da una strana inversione del senso di rotazione dell'elettrone che avviene
ogni 500 armi, ha permesso di stabilire il cammino delle braccia spirali
della Galassia, trovandosi l'idrogeno in gran parte nelle stesse spirali,
fino a 50000 anni luce da noi, al di là del nucleo galattico. Inoltre
si è scoperto che la distribuzione è concentrata sul piano
dell'equatore galattico sino ad una distanza dal nucleo di 27000 anni luce:
oltre essa, subisce una curvatura verso le galassie più vicine,
le nubi di Magellano, il che farebbe pensare ad un attrazione gravitazionale
esercitata da queste ultime: ma i calcoli hanno smen-tito quest'ipotesi,
lasciando la questione almeno per ora priva di spiegazioni. I radiotelescopi
captano onde elettromagnetiche la cui lunghezza d'onda spazia da 1
mm a più di 1 km; i segnali se ricevuti da più radiotelescopi
e combinati danno riproduzioni più accurate: l'immagine mostra le
27 antenne del centro di Socorro, in New Mexico
Gli astronomi devono basarsi su una miriade di piccoli indizi per determinare
come la nostra galassia e le sue simili siano nate circa un miliardo di
anni dopo il big bang e come abbiano assunto la loro forma attuale. Tali
indizi sono l'età, la distribuzione e la composizione chimica di
stelle e ammassi stellari. Tutto ciò si ricava attraverso l'osservazione
di parametri quali il colore e la luminosità. Ci sono diverse ipotesi
sulla nascita della nostra galassia, la via Lattea, in base alle quali
alcuni osservatori ritengono che la causa della sua formazione sia nel
collasso di una grande nube di gas, altri invece nella fusione di numerosi
frammenti di nube che diede origine alla protogalassia.Tutti i ricercatori
riconoscono comunque il contributo che la nascita delle stelle e le esplosioni
di supernova hanno dato alla formazione della via Lattea e l'influsso che
tali fenomeni ancora esercitano sulla sua struttura e il suo destino.La
nostra galassia si presenta come un disco, leggermente rigonfio nella zona
centrale, composto essenzialmente da stelle e materia interstellare, gas
e polveri che non si distribuiscono uniformemente ma secondo bracci a spirale.Oltre
al disco, che contiene la maggior parte della materia, la Galassia è
formata da un certo numero di ammassi globulari e da numerose stelle isolate,
sparsi in una zona pressochè sferica concentrica al disco, chiamata
alone. Una delle stelle di mezza età posta nel disco è il
Sole che si trova in prossimità del piano equatoriale del sistema
sul bordo di un braccio a spirale, a una distanza di circa 25.000 anni
luce dal centro.La presenza del sole nella nostra galassia è stata
scoperta meno di 70 anni fa, quando Lindblad e Oort formularono l'ipotesi
che la via Lattea fosse appiattita e animata da rotazione differenziale,
ipotesi confermata alcuni anni dopo da Plaskett e Pearce.Oltre al disco
e all'alone la Galassia contiene anche un rigonfiamento centrale formato
prevalentemente da stelle vecchie e all'interno un nucleo, celato dalle
stelle e dalle nubi di gas del rigonfiamento. Tutte e quattro queste componenti
sembrano immerse in una grande aura oscura di materia invisibile, la cui
natura è attualmente oggetto di aspri dibattiti. Come osservato
in precedenza numerose ipotesi sono state fatte sulla formazione della
Via Lattea e forse l'unica che raccoglie un consenso generale è
che il rigonfiamento si sia formato per primo per il collasso di una nube
di gas. Ecco alcuni dei principali modelli proposti dai vari astronomi.
Nel 1958 Oort propose un modello secondo il quale la popolazione delle
stelle che si erano formate nell'alone si sarebbe disposta in una struttura
appiattita. Nel frattempo l'alone era alimentato da nuove stelle condensatesi
dall'idrogeno residuo. Altri astronomi preferiscono però considerare
le due popolazioni distinte, come Rerman e Suchkov che hanno ipotizzato
una soluzione di continuità tra la formazione delle stelle dell'alone
e del disco. Un forte vento alimentato da esplosioni di supernova avrebbe
impedito la formazione di stelle nel disco per qualche miliardo di anni,
espellendo così una frazione significativa della massa della protogalassia
nello spazio intergalattico, processo simile a quello che potrebbe essere
avvenuto nella Grande Nube di Magellano. Altre scoperte alimentarono l'ipotesi
che le componenti galattiche fossero separate, come per esempio M33, una
galassia a spirale vicino alla nostra che priva di rigonfiamento mostra
come l'alone non sia semplicemente nell'estensione della struttura interna.
Nel 1962 venne proposto un modello da Eggen, Lynden-Bcll, Sandage, secondo
il quale la Via Lattea si sarebbe formata dal rapido collasso, durato qualche
centinaio di milioni di anni, di una grande nube di gas in rotazione, con
la creazione di bracci spirali.
Inizialmente la nube era formata solo da atomi di idrogeno ed elio
prodotti nei primi istanti del big bang, a temperatura e pressione estremamente
elevate, ma col tempo la galassia cominciò a generare stelle di
grande massa a vita breve che modificarono la composizione della materia
galattica. Tale modello ottenne un gran successo ma osservazioni recenti
hanno sollevato vari problemi, sintetizzabili in tre punti fondamentali:
Last Updated: Marzo-13-1998
Web Author:
Michele Sacchetti
Web Assistent : Giovanni Vaccari
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