I consumi alimentari sono di tipo prevalentemente qualitativo. Passato, infatti, il periodo compreso tra il dopoguerra e gli inizi degli anni Settanta, in cui si è assistito a una notevole espansione della spesa alimentare, questo tipo di consumi rimane oggi pressoché costante. Dagli inizi degli anni Sessanta fino ai nostri giorni si è verificato un rilevante cambiamento evolutivo nel consumo dei principali alimenti: la carne, p. es., ha conosciuto un notevole incremento passando dai 20 kg pro capite annui ai 30 kg attuali; viceversa è diminuito il consumo di pane e cereali e, nell'ambito delle bevande, quello delle bevande alcoliche. Volendo ripartire la spesa per i diversi alimenti in funzione della suddivisione geografica, si può osservare che al Nord si ha un più largo consumo di latte, formaggi e uova; il Sud presenta una rilevante incidenza della spesa per il pesce e insieme registra il maggior consumo di pane e cereali; il Centro è caratterizzato dal maggior consumo di carne. Un ulteriore riscontro della crescita quali-quantitativa nei consumi alimentari nel nostro paese è offerto dai dati a livello calorico: i consumi medi giornalieri in Italia sono oggi superiori alle 3300 calorie contro le 2500-2700 calorie relative agli anni Sessanta. Questi dati, in linea con gli standard calorici degli altri paesi occidentali, vengono ritenuti eccessivi dalle recenti acquisizioni in campo nutrizionistico: è da sottolineare, però, che il 70% di queste calorie vengono fornite da alimenti di origine vegetale, a differenza di quanto avviene in altri paesi occidentali dove questa quota si attesta invece intorno al 60-65%. Superata la fase di crescita quantitativa, in cui si sostituiscono ai prodotti farinacei quelli di natura proteica, uniformatisi agli standard dei paesi industrializzati, i consumi alimentari conoscono una certa stabilità, caratterizzati da un progressivo aumento dei prodotti trasformati (pari al 55-60%) che sono dotati di un elevato livello di convenienze, rispetto a quelli freschi. Cresce, cioè, la richiesta e il consumo di alimenti surgelati, precotti, di prodotti dietetici, di cibi da consumarsi fuori pasto, prodotti a elevato contenuto di servizio, che appaiano per gusto e aspetto "freschi", anche se richiedono un'elevata tecnologia: questa tendenza, che ci avvicina agli schemi di altri paesi occidentali, è originata da numerosi fattori, spesso concomitanti, legati all'incremento dell'occupazione femminile, a un più elevato livello di reddito, alla sempre maggiore diffusione di nozioni dietetiche, all'invecchiamento della popolazione.
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