La stampa dell'epoca
Brani tratti da "IL CORRIERE
DELLA SERA " del
06/07/1895
(inizio)
Il 27 Aprile partirà da Torino la carovana delle automobili che intendono compiere il giro d'Italia, patrocinato dal Corriere della Sera e il 5 Maggio si aprirà a Milano la prima esposizione internazionale dell'automobile. Se sono esatte le previsioni degli automobilisti, se non le rende troppe alate un eccessivo entusiasmo, fra qualche anno spariranno le ultime diligenze e corriere, le sgangherate carrozzelle e il cavallo cesserà di occupare nella società umana il posto che oggi ha: il cavallo a motore avrà preso il posto del cavallo vivente, sparirà lo spettacolo doloroso di tanti animali sfruttati senza pietà; Ed io, che pur non appartengo a nessuna società protettrice degli animali, ricordo le molte volte in cui ho preferito fare a piedi, anziché in carrozza, un lungo tragitto, per non assistere allo spettacolo di vera ferocia, dato da qualche cocchiere, il cui cavallo sfinito non voleva più muovere avanti .
(inizio)
L'automobile rappresenterà una grande
conquista del genio dell'uomo, anche per altre considerazioni. La
ferrovia ha sostituito gli antichi mezzi collettivi di trasporto:
cogli orari che segnano le partenze e gli arrivi ad ore
prestabilite, colle guidovie che fissano la strada che si deve
seguire, essa ha provveduto a grandi bisogni comuni. L'automobile
invece tende a sostituire le esigenze individuali: è la
locomotiva posta al servizio dell'individuo singolo. La natura ha
posti al desiderio dell'uomo dei limiti che la volontà cerca
invano talvolta di oltrepassare e l'uomo ha dovuto adattarsi,
protestando, a non ottenere dal cavallo che quanto esso può
dare. Egli è venuto cosi ad essere un po' lo schiavo del suo
servo: ma mercé l'automobile, esso sta per rompere questa
schiavitù cui è condannato verso l'animale che lo serve. Il
cavallo motore è uscito dal genio dell'uomo, come i cavalli
alati della mitologia pagana, dalla possanza degli dei. Ed ecco
le tramvie cittadine sostituire alla trazione animale la trazione
elettrica; le vetture pubbliche e private che si vanno tramutando
in automobili, ecco i camion prendere il posto dei pesanti
trasporti; ed ecco persino, per i servizi dell'agricoltura,
l'antico aratro o l'erpice sostituiti da altri a motore che non
hanno bisogno né di cavalli, né di buoi .
(inizio)
L'Italia come ho detto, attende ancora la sua iniziazione. Cosa sono infatti alcune centinaia di automobilisti di fronte alle 5286 carrozze automobili e alle 11252 motocicli che possiede la Francia? E le otto o dieci fabbriche che da un paio di anni sono sorte in Italia - per quanto parecchie abbiano già dato promettentissimi risultati - come possono essere paragonate ai colossi industriali della Francia e della Germania? In questi giorni ho avuto occasione di vedere il bilancio di una grande fabbrica tedesca per l'esercizio 1900 ed io non ho potuto fare a meno di riflettere che la produzione di solo questa casa germanica, che nell'industria tedesca e francese non rappresenta un'eccezione, è di gran lunga superiore a quella di tutte le fabbriche italiane messe insieme. E' che l'Italia è giunta tardi: essa si è lasciata rimorchiare, quantunque da un'invenzione italiana tragga le sue origini l'automobile moderna. Fu infatti Barsanti che nel 1851 inventò il primo motore a gas, presentato più tardi da Lenoir come proprio e da cui Otto nel 1865 trasse il suo motore ormai celebre. Senza la scoperta di Barsanti forse il motore a gas, da cui nel 1880 il Daimler, compagno di Otto, cavò il motore a benzina, non sarebbe ancor nato. Fu in seguito ad un grave accidente toccato nel 1837 alla diligenza a vapore che faceva servizio sulla strada da Glasgow a Paisby, che l'Inghilterra, votò la legge secondo la quale ogni vettura automotrice, circolante sui pubblici stradali d'Inghilterra doveva essere preceduta da un corriere a piedi, agitante lo stendardo rosso. E' così avvenuto che questa legge finì col paralizzare ogni ulteriore ricerca, ogni nuova iniziativa industriale. E' invece meravigliosa la serie degli studi e di tentativi che si fecero in Francia: furono milioni di capitali sacrificati per la conquista di un tipo. Ma la Germania, che nella produzione di motori a gas e a benzina ad uso industriale aveva occupato un posto così elevato, si avvide in tempo dell'avvenire che sarebbe spettato alla nuova industria e fu pronta a muovere alla conquista di esso.
(inizio)
Il giro d'Italia e lesposizione internazionale che si
terrà a Milano arrivano comunque al momento opportuno: la grande lotta che si combatte fra la
Francia e la Germania per ottenere il primato ha toccato il suo
periodo più acuto. La scorsa settimana a Nizza l'industria
tedesca ha portato un fiero colpo a quella francese, la quale
già muove alla riscossa. Ed anche fra i sistemi la concorrenza
è interessante: benzina, vapore ed elettricità si contrastano
il campo, ottenendo ogni giorno risultati nuovi, che sembravano
solo ieri impossibili. L'ultimo modello delle vetture a vapore
Serpollet, senza caldaia, con riscaldamenti a petrolio, e una
percorrenza di 300 km senza bisogno di rifornimento, ha raggiunto
a Nizza, la settimana scorsa la velocità di 102 km/h. Il belga
Yenatzy colla sua vettura elettrica raggiunse i 105 km/h. Ma la
benzina non si dà per vinta: vetture da 50 cavalli con una
velocità teorica di 115 km/h sono in costruzione e già si parla
di un mostro della forza di 80 che sorpassi i 120 km/h: vale a
dire più che il doppio della massima velocità dei nostri grandi
diretti. Se in tutto ciò havvi dell'eccesso che par quasi
confinare con l'aberrazione, tuttavia si deve riconoscere che è
per questa incontentabilità, per questa gara rivolta ad ottenere
una sempre maggiore velocità- la quale non è consentita che a
patto di un funzionamento perfetto- che l'automobile ha potuto
raggiungere in pochi anni la perfezione attuale. Ed io sono
convinto che il Giro d'Italia e l'Esposizione del prossimo Maggio
a Milano varranno a richiamare su quest'industria dell'avvenire-
non ancora abbastanza da noi conosciuta, studiata ed aiutata- un
utile interessamento da parte del gran pubblico, interessamento
il quale oltrechè popolarizzare l'automobile- considerata ancora
con troppi pregiudizi e senza un'idea esatta dei rapidi passi che
ha saputo fare - contribuirà a che l'Italia dia alla nuova
industria quell'importanza che per i progressi ottenuti le
spettano e quel posto che l'avvenire le riserva.
(inizio)