CASTELVETRANO - I BAGLI
In contrada Favara Rampante, seguendo uno di quei viottoli di campagna che si dipartono dalla via Partanna, si scorge una splendida costruzione, la cosiddetta Aironera. Questo baglio è stato realizzato dai Tagliavia Aragona, signori di Castelvetrano, tra la fine del '500 e i primi del '600, per essere adibito a "casina di caccia". La palazzina "l'Airuni" fu fruita almeno inizialmente, per brevi soggiorni, durante le battute di caccia e trasformata, successivamente in stabile resistenza signorile. Si attribuisce a questo baglio attribuisce il nome di Airone al fatto che nei dintorni si praticava la caccia coll'Airone, caccia considerata alquanto nobile al pari di quella con il falco.
All'esterno questa costruzione mostra delle linee sobrie, classicheggianti, in linea con la moda delle residenze di campagna tanto diffuse a cominciare da quei decenni nell'agro palermitano. Dal portale d'ingresso, sormontato da una guardiola (carattere difensivo), si accede ad una corte quadrata intorno alla quale sono rinserrati gli edifici che appunto la compongono.
Il corpo basso era adibito come dormitorio per la servitù, scuderie nonché magazzino per provviste varie.
Oggi il piano superiore, nonostante sia in discrete condizioni, è destinato a subire un degrado sempre maggiore visto che è adibito come "mannara". La presenza di bestiame, per ovvi motivi, impedisce, quasi, l'accesso anche ai più ben intenzionati visitatori.
Al piano superiore, piano nobile, si accede attraverso uno scalone.
Il suo interno, finemente decorato con stucchi e affreschi, ospitò degnamente la migliore nobiltà isolana.
Questa residenza "privilegiata" fu fornita dellacqua viva proveniente dalla condotta principale dellacquedotto di Bigini, realizzato nel 600.
Questacqua alimentava allinterno del giardino unampia fonte ( che si può ancor oggi ammirare) antistante al palazzo.
Nella contrada Seggio, superato il centro abitato di Castelvetrano, oltrepassato il bivio che collega con lautostrada A29, percorrendo una strada che si fa via via più stretta si attraversa una valle dolce e serpeggiante attorniata da basse colline, che racchiudono un esempio dellagricoltura siciliana arcaica.
La zona è ricca di frutta: agrumeti e oliveti che si alternano ai vigneti che qui sono piantati a filari troppo stretti da non far passare le moderne macchine agricole.
La bellezza del paesaggio consiste proprio nella sua mutabilità, nell'incostanza dei colori che cambiano di ora in ora secondo le posizioni del sole e delle nuvole, di mese in mese secondo il mutare delle stagioni.
Su una di queste collinette si apre un ventaglio di costruzioni: le "Case Tortorici". Esse rappresentano un valido esempio di quegli aggregati rurali sparsi, non solo nella Valle del Belice, ma in tutto l'altopiano siciliano, che sono le masserie.
Abitate da una popolazione fluttuante (da pochi uomini a centinaia di unità nel periodo di raccolta), le masserie sono ubicate in posizioni dominanti da dove è facile controllare tutta l'azienda (il baglio Cusa ne rappresenta un suggestivo esempio).
Elemento caratterizzante è la corte chiusa per le costruzioni più antiche, la corte aperta per quelle più recenti.
Probabilmente perché nel più antico passato era maggiormente avvertita la necessità di garantire l'incolumità dei fruitori di quella unità, così lontana dalla città, che era appunto la masseria.
La Masseria si distingue, sommariamente, dal Baglio perchè quest'ultimo risulta fortificato.
Ma non è certo una regola. Si osserva, infatti, la presenza sul nostro territorio di bagli fortificati ma anche di masseria torre (Torre Mendolia).
Alla masseria " Tortorici " si accede da un ampio cancello, semplice raccordo tra un edificio e il muro perimetrale. Sulla porta dingresso del baglio Tortorici, come in tutti gli altri presenti nella zona, si nota lo stemma della famiglia: tre tortore su campo bianco.
Il corpo principale è, ovviamente costituito, dalla casa signorile, dove il proprietario con la sua famiglia soggiornava in genere qualche mese.
Consta di due camere molto ampie: una sala e una camera da letto sopra elevata con una volta a botte. Contigui vi sono dei fabbricati, probabilmente un dormitorio della servitù.
In questo baglio non è presente la cappella che, spesso era ubicata esternamente o internamente.
Una cappella, viceversa, si trova in prossimità della cosiddetta Torre Mendolia che si incontra percorrendo la medesima strada per qualche chilometro. Circondata da un baglio di case, "la torre masseria Mendolia" rappresenta un tipico esempio di come una struttura edificata a scopo di difesa venisse poi utilizzata per la costruzione di un baglio.
In contrada " Bresciana" , in prossimità del territorio di Campobello di Mazara, dopo pochi chilometri, non lontano dalla strada statale, si scorge il baglio Spatafora e allesterno di esso ancora una cappella.
Fino a metà di questo secolo esso era di proprietà della famiglia Saporito. Costruito tra il XVII e XVIII secolo, il baglio Spatafora colpisce per la sobrietà delle linee classicheggianti, per il buono stato di conservazione e per la presenza di un delizioso scalone a rampante unico, incassato nello spessore murario.
Particolare suggestivo è la presenza del giardino, al centro del quale vi era una vasca, rossa esternamente (ne rimangono oggi solo lievi tracce), mentre l'interno mostra un effetto marmoreo ottenuto dall'impasto di calce e polvere di marmo.
Spesso lingresso principale dei bagli è costituito da un grande portale ad arco, ricavato dai lati minori della corte, nel corpo stesso delledificio: il portale poi ad arco a sesto pieno è costituito da blocchi squadrati in pietra dura.
Allinterno, esso ci appare come il risultato di un equilibrio perfetto tra uomo-natura, lavoro-residenza, in stretta connessione con le caratteristiche del luogo in cui il baglio, appunto, sorge .
Le fabbriche erano prevalentemente destinate alla raccolta ed alla trasformazione, in loco, dei prodotti agricoli della viticultura e dellolivicultura.
Intorno alla corte, infatti, si aprono vari magazzini servivano :
per la conservazione delle derrate alimentari;
per gli animali e le attrezzature;
per la lavorazione: trappeto (per la molinatura delle olive), parmeto (per la spremitura delluva).
Inoltre vi era uno spazio adibito per la cucina con focolare e forno per i dipendenti.
Gli uomini che lavoravano nei campi, i cosiddetti "Acqualori", abitavano in pochi vani che servivano solo per riparo, i "pagghialori".
Spesso presente era inoltre il pozzo che idealmente divideva la zona lavorativa da quella del riparo.
Allesterno vi era pure un lavatoio in pietra, alimentato da acqua sorgiva, o una gebbia.
I materiali usati per tutte le costruzioni sono i conci di tufo calcareo tagliati secondo precise dimensioni chiamati "cantuna".
Mancavano spesso le pietre dure necessarie per scale davanzali. In loro vece si ricorreva frequentemente ad un tufo di qualità "la pietra da intaglio".