© I.T.I.S. " G. Marconi " -- Verona, Italy

Introduzione

 

VIVO O MORTO ?

La pratica terapeutica del trapianto, diffusa ormai da decenni in tutto il mondo e da alcuni anni anche nel nostro paese, può, allo stato attuale delle conoscenze mediche, realizzarsi solo se si utilizzano organi umani. I tentativi che si stanno mettendo in atto per trasformare con l’ingegneria genetica tessuti animali per renderli idonei, pur coronati di successo, non saranno operativi per almeno altri dieci anni e, probabilmente, potranno essere utilizzati in modo limitato per i costi elevati. La donazione, come il trapianto, comportano tutta una serie di problemi psicologici, morali e sociali, che possono essere affrontati e risolti ad una sola condizione: con la certezza assoluta che il donatore sia effettivamente morto al momento dell’utilizzazione dei suoi organi. Il prelievo é, infatti, un intervento drastico, definitivo, irreversibile per cui, per dare la propria disponibilità alla donazione, é necessario avere le conoscenze precise, delle certezze in grado di cancellare tutte le eventuali perplessità.

Esiste un’altra possibilità: quella di donare, da vivente, un organo doppio, ad esempio il rene, visto che si può vivere anche con uno solo.

Non tratteremo questo argomento visto che nel nostro paese la legge lo consente in casi limitatissimi. C’é da considerare, inoltre, che questa pratica sarebbe inutile se si potessero usare tutti i potenziali donatori, persone a cui é stata certificata la morte cerebrale. Ci soffermeremo invece ad illustrare tutti gli aspetti riguardanti i criteri di accertamento, l’evoluzione di questi nel tempo e le leggi in merito.

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