Una storia fantastica e non plausibile. ma pur sempre una storia, come un sogno
collettivo o una saga incomprensibile, una saga del passato/futuro (nel presente).
Una saga fatte di poche immagini, azioni, storie, che riempiono però lo
spaziotempo fino in "fondo".
Una storia di due righe che non si riesce a finire di raccontare, neanche con
infonite parole.
Sul grande foglio bianco le due righe della saga mutano
continuamente ed impercettibilmente, con un folle instabile inchiostro verde smeraldo.
La saga e l'istante.
L'infinito e l'attimo, storia e antistoria.
Violenza, vis, d'impatto, di idee, di sensazioni. di essenze,
di modi di essere. ma violenza sottile (non esterna), la violenza dello sguardo.
La saga racconta di violenze, fatte o subite, di violenza del fato o della natura.
di violenza della volontà.
Ma racconta anche di magia, d'incantesimo, sospensione, fragilità, dì
sogno, di effimero, di fantasmatico, sottilissimo.
Questo è il mondo, climax, da evocare con la "saga".
La favola si trasforma in saga, incantesimo attivo, archetipo collettivo, ultrapersonale.
Il mondo magico e violento di un "centro del mondo", sapienziale,
primitivo, senza tempo, mai antico e mai modemo. ma sempre "presente".
Il centro, non vorticoso, immobile, del vortice.
La saga assume "colori" precisi.
Operare la sintesi, rivivere gli archetipi, le azioni-situazioni archetipiche.
Riporre in atto le potenzialità finora soltanto presagite.
1000 spettacoli unicellulari, unicolorati.
Le 1000 parole della saga.
1000 momenti densi di non-significato, sono 1000 spettacoli autonomi.
Il momento è consumato, la saga astorica continua, è il continuum,
serpente che si morde la coda.
Un atto compiuto dopo l'altro.
La saga non è mai "iniziata", scorre in tondo, e non finisce
mai.
I personaggi, archetipi, "antiche figre", gli arcani volti mutevoli,
sostano un attimo/sempre nella attenzione, coscienza, del momento.