Roma - Teatro Quirino
27 Maggio 1998
intervento musicale dal vivo di Michael Nyman
in collaborazione con MODA
ROMA
con gli stilisti: Eli Colaj, Gianfranco Piacentini,
Hollivog, Litrico, Raniero Gattinoni, Tita Rossi
Intervento visivo di Salvatore Provino
Regia di Francesco Franci
Nello stesso fiume non si può entrare due volte.
Il suo continuo fluire lo rende incessantemente mutevole.
Così è la vita, perché la quiete è la morte.
Ce lo ricorda, sibillinamente, Eraclito (nostro contemporaneo!).
Anche un'acqua apparentemente dolce, muove il piccolo mulino ("vrtti"
in sanscrito), l'instabilità della nostra mente.
L'acqua passa sopra il mulino, quando si aprono le chiuse, lo travolge, ma la
ruota
gira, immutabile. Ho visto un mulino così, quest'estate, uno dei pochissimi
ancora esistenti in Italia.
L'immutabilità, nascosta da secoli in quel boschetto, ed il divenire irruento
della natura erano inscindibili.
Così è l'arte, così il teatro, o almeno
quello che noi vorremmo che fossero.
L'arte è tale se si identifica col divenire della realtà. Ma questo
non significa
Un quadro, se è arte (per lo meno per noi), pur apparendo come un immobile
oggetto è la rappresentazione del congelamento dell'attimo, la sperimentazione
dell'immediatezza ("massima
eccellenza", sempre secondo Eraclito), immediatezza continuamente (anche
per secoli) riproposta a sguardi, pensieri, sentimenti sempre diversi.
* * *
Un teatro dell'attimo "insignificante", che impedisca al significato
di falsificare il reale.
La realtà è quello che è e va "vista", vissuta,
certamente non rappresentata.
Questo è il nostro semplice (forse primitivo) teatro.
"Ogni rappresentazione arresta il divenire incessante" ricorda Nietzsche.
Non rappresentiamo nulla, soltanto presentiamo dei materiali del nostro reale
nel loro fluire.
Della moda, della musica, delle azioni sportive, delle creazioni pittoriche ed
altri materiali.
Certamente lo spazio teatrale, come spazio fisico e come spazio mentale, ci permette
(o sottilmente ci costringe?) di guardare di traverso questi materiali.
Una dimensione elastica da tirare di qua e di là.
I tempi si allungano o si
contraggono innaturalmente.
Immobilità e congelamenti apparentemente fuori dal tempo, come in certe
sindromi parkinsoniane o di catalessi, si trasformano in ipercinesie o ipergnosie
di sindromi tourettiche.
Per entrambe è solo una questione di metro.
E' un "risveglio" provocato chimicamente confonde questi stati così
distanti, li accavalla in una drammatica esistenza esplosiva.
* * *
Ma in scena mettiamo la moda, col suo fascino, la sua invadenza.
Non la
schiamazzante moda-spettacolo, ma una serena presenza di stile nel flusso
immobile dell'esistenza.
Quasi una moda "esistenziale" come intuizione per
una moda degli anni '90.
Una moda esistenziale, in fondo, come non-moda
(uniformità, fashion-conformismo, banalità, sorriso stampato in
faccia), ma
flusso incessante di forme, vivibili solo nell'attimo, nel portarle addosso.
* * *
Tra i materiali scenici c'è anche lo sport, altra forte presenza della
nostra contemporaneità.
Lo sport come fisicità, e anche come agonismo, come lotta.
Doppio ludico di pulsioni, desideri e intrighi del quotidiano.
Anche in questo caso, ovviamente, non una rappresentazione dello sport, ma una
"presentazione" di attimi reali di sport.
Intensi attimi di energia.
* * *
Questo flusso di materiali è trascinato sulla scena dall'irruenza astratta
del la musica.
Una musica costruita sulla differenza e sulla ripetizione.
Uno stesso fiume nel quale è impossibile entrare due volte.
E come l'acqua che dall'alto cade sul mulino trascina via tutto lasciando tutto
immutato.
Alla fin fine soltanto una piacevole serata a teatro.
FRANCESCO FRANCI
"Non riesco a controllarlo, sarebbe come cercare di
trattenere una piena. Posso solo lasciarmi portare dall'ondata e aspettare che
passi la tempesta".
"Le mie braccia, le mie braccia, le mie braccia, le mie braccia, per favore
muovetemi le braccia, le braccia, muovetemi le braccia...".
"Vorrei esprimere appieno ciò che sento. È tanto tempo che non provo nulla. Non so trovare le parole per descrivere ciò che sento. Vorrei avere un dizionario per cercare le parole adatte...".
"Ho visto il sole, ho visto intorno a me tutte quelle persone vive, che si muovevano. Ho capito che non ero morta, che non ero all'inferno. Mi sono sentita dentro un rimescolio di vita. Ho sentito che qualcosa si rompeva dentro, come un guscio. E tutt'a un tratto potevo di nuovo muovermi e parlare".
"Allora devo usare la vista, usare gli occhi in ogni situazione dove prima usavo la... come l'avete chiamata? la propriocezione. Ho già notato che mi accade di "perdere" le braccia. Le credo in un posto e le trovo in un altro. Questa "priocezione" è come se fosse gli occhi del corpo, il modo in cui il corpo vede se stesso. E se scompare, come è successo a me, è come se il corpo fosse cieco. lì mio corpo non può vedere se stesso se ha perso i suoi occhi. Giusto?".
* * *
"Le parole si scontrano, si interrompono a vicenda,
si affollano bloccando l'uscita".
"Mi sento costretto ad andare di furia, come se
avessi Satana alle calcagna".
"In gabbia. Spogliati di tutto. Come la pantera di Rilke".
"Questo è uno zoo umano".
* * *
"Ho attraversato molti tipi di salute, e continuo
a farlo... E quanto alla malattia: non siamo piuttosto tentati di chiederci se
potremmo davvero farne a meno?
Solo il grande dolore è il liberatore ultimo dello spirito".
(F. Nietzsche)
"Da principio pensavo che L-dopa fosse la cosa più
meravigliosa del mondo e benedicevo lei, dottore, per avermi dato l'elisir di
lunga vita.
Poi quando tutto è andato male ho pensato che fosse la cosa peggiore del
mondo, un veleno letale, un farmaco che sprofondava la persona negli abissi dell'inferno;
e l'ho maledetta per avermela data.
I miei sentimenti erano terribilmente confusi
fra paura e speranza, odio e amore..
Ora accetto le cose così come sono.
E' stato meraviglioso, terribile, drammatico e comico.
E alla fine triste..., e questo è quanto.
E' meglio che mi lasci stare: basta con le medicine.
In questi tre anni ho imparato molte cose.
Ho infranto barriere che mi avevano bloccato per tutta la vita.
Ora voglio rimanere me stesso, e lei si tenga pure la sua L-dopa".
"Il grande dolore soltanto, quel lungo, lento dolore
che vuole tempo... costringe... a discendere nelle nostre ultime profondità...
Dubito che un tale dolore "renda migliori"; eppure so che esso ci scava
in profondo...
Non vorrei alla fine che passasse sotto silenzio la cosa più importante;
da tali abissi, da tale grave malanno... si torna indietro rinati, con la pelle
cambiata... coi sensi più giocondi, con una seconda più pericolosa
innocenza nella gioia, più fanciulli e al tempo stesso cento volte più
raffinati di quanto mai per l'innanzi ci fosse accaduto".( F.
Nietzsche)
Da "Risvegli" e "L'uomo che scambiò sua moglie per un cappello" di Oliver Sacks
La musica variabile di Michael Nyman
Un progetto di sonorizzazione per giardino, la colonna
sonora di un film, una live performance con un'orchestra sinfonica, un'esibizione
come pianista di un gruppo rock progressivo, un concerto insieme ai suonatori
di launeddas: sono alcuni degli ultimi lavori di Michael Nyman, princeps musicae.
Personaggio eclettico e multiforme, brillante compositore e pianista oltre
che musicologo e critico, Nyman appartiene a una generazione educata nei
conservatori e nelle accademie musicali degli anni sessanta, amante di Monteverdi
e del valzer del Danubio blu ma che ha scoperto il fascino della tradizione modale
dell'Oriente e le deliziose lusinghe della ricerca elettronica.
In somma quel drappello di guastatori della experimental music (o minimale, postmoderna,
neotonale e via dicendo) che partono dalla tradizione classica, dalle tecniche
ripetitive e dalla musica seriale per arrivare in un territorio di frontiera inesplorato
e fantastico.
Il risultato non è una bizzarra fusione ma qualcosa di immediatamente
riconoscibile e oltremodo originale come un pezzo del Don Giovanni di Mozart,
tre minuti, dilatato e gonfiato con variazioni melodiche, brevi intervalli,
cicliche iterazioni o un frammento di Webern sfalsato da processi aritmetici e
sequenze ritmiche.
"La mia è musica variabile - dice Nyman
- perché accade sempre qualcosa e questo può avvicinarla al rock
come alla musica barocca e ad altri stili, l'unica cosa che non sopporto è
la monotonia di alcuni autori contemporanei. lì problema autentico con
la mia musica è che se la spingi in una certa direzione diventa arte, se
la indirizzi in un'altra diventa commerciale.
Bisogna essere consapevoli che la musica, oggi, ha differenti usi e funzioni e
regolarsi di conseguenza".
In tutti i casi il carattere
di Nyman non è paragonabile alle visioni dì Riley né alla
magia di Reich, è un'architettura obliqua, un accattivante e onirico
scorrere ottenuto con la dissoluzione dei contenuti classici, la frantumazione
delle connessioni logiche, le infinite mutazioni del processo creativo che
ha la forza espressiva di un tornado.
Addentrarsi perciò in queste colossali
costruzioni sonore dalle mille sfaccettature, in questi esempi multiformi di labirinti
armonici, risulta talvolta arduo e complicato anche perché violini, sezione
fiati e pianoforte seguono percorsi accidentati, itinerari estatici, progressioni
terribili come un'arma al laser.
a soprattutto nelle esibizioni
dal vivo, sembra possibile immergersi nel sublime fascino di questa musica,
perdersi negli accattivanti meandri delle note e avvicinarsi a qualcosa di terribilmente
astratto e inafferrabile che, nei momenti migliori, raggiunge la sublime bellezza
di una chimera.
Flaviano De Luca
MICHAEL NYMAN
Michael Nyman é uno dei compositori contemporanei
più poliedrici e progressivi della scena europea.
E nato a Londra il 23 marzo 1944 ed ha studiato pianoforte e composizione con
Alan Bush alla Royal Academy of Music dal 1961 al 1965 e musicologia (con Thurston
Dart) al King's College di Londra.
La preparazione accademica, corroborata dagli studi etnomusicologici, l'hanno
portato a raccogliere materiali musicali del folclore di tutta Europa, a recuperare
frammenti sconosciuti del Barocco e a pubblicare una serie di saggi in materia,
guadagnandogli una discreta fama anche come musicologo e critico.
Come esecutore ha registrato diversi dischi che spaziano dal Barocco, appunto
(Handel, Purcel, Vivaldi), al contemporaneo e persino un libretto per l'opera
di Birtistle "Down by the Greenwood Side".
Come performer ha suonato con Steve Reich, con la Portsmouth Sinfonia, con la
Scratch Orchestra, con la Love of life Orchestra di Peter Gordon e con i Flying
Lizards.
Dal 1977 Nyman ha composto sia per il suo proprio ensemble, la Michael Nyman Band,
sia per diversi media e artisti in Inghilterra, Europa e America.
La sua vocazione multimediale ha raggiunto l'apice con il lungo e fortunato sodalizio
con il regista cinematografico Peter Greenaway, per
il quale ha composto ben nove colonne sonore per altrettanti film (tra le quali
meritano un cenno quella per "I misteri del giardino di Compton House"
e quella per il recentissimo "A-Zed and two Noughts", meglio noto in
Italia come "Lo Zoo di Venere").
Ancora ha composto musica per spettacoli di danza (per Ashley Page, per il Royal
Ballet, per Farrel Dyde, per Rosemary Butcher, Lucinda Childs, Siobhan Davies),
per art-works e performance (con Paul Richards, Bruce McLean, Molly Davies), per
teatro ("lì Campiello" di Goldoni, "Act without words"
di Beckett) e persino per spot televisivi.
Ha anche realizzato una video opera, "The Kiss", sempre con Paul Richards.
Ha realizzato sei dischi, un documentario e, recentemente, una nuova opera, "The
man who misstook his wife for a hat".
DISCOGRAFIA
- Decat Music, 1976 Obscure
- Michael Nyman, 1980 Piano Records
- Michael Nyman, 1982 Piano Records
- Draughtsman's Con tract, 1982
- The Kiss and other movements, 1985
- A Zed and Two Noughts, 1985.
Scritti: Experimental Music - Cage and Beyond, Studio Vista, 1974.
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Moda a Roma è "Moda Roma"
Il sapore della moda a Roma è sempre stato particolare,
elegante e sofisticato, piccante e dolce insieme, con nomi che brillano da tempo,
internazionalmente conosciuti e ricercati, molto vicini al gusto di quelle donne
e quegli uomini che sono "cittadini" del mondo.
L 'importanza della moda a Roma è stata costante nel tempo perché
i suoi protagonisti hanno aggiornato e riveduto opportunamente le loro tecniche
e promozioni: esser presenti a Roma è stato sempre un fatto.
E in questo "andare" a Roma degli altri italiani e dei forestieri la
moda con i suoi grandi appuntamenti è stata una molla importante.
Roma ha aperto le strade al "made in Itali" con il cinema negli anni
'50, poi ha spalancato i suoi sontuosi palazzi alla stampa internazionale e dopo
ha offerto ai più famosi fotografi i suoi cortili e i giardini sullo sfondo
di quei resti che non per niente le hanno valso il titolo di "eterna".
Roma e la moda, un duetto perfetto, rinvigorito da continue iniziative che altrove
sono impossibili o che semplicemente arrivano in ritardo: Roma apre la via alle
mostre storiche della moda, Roma elimina i passaporti, Roma incoraggia la scuola
della moda, Roma fa vivere gli artigiani-artisti della moda, Roma fa esperimenti
come "Fluens" dove la moda non dà spettacolo, ma è spettacolo,
elevata ad una potenza superiore.
......
Pia Soli
"Moda, moda, moda, moda... vuol essere moda" (C.Goldoni)
Cosa resta della moda quando scende dalla passerella?
Rimane una forchetta firmata, una camicetta per il prototipo della "donna
carne in scatola", un asciugamano da bagno...
Non c'è nulla di più "svilente" che vedere la moda "svilita".
Ma questo non succede se la moda assurge a manifestazione coerente di espressioni di vita importante, o quotidiana, che sia ricerca, impegno culturale o "arte" quella ormai famosa arte di moda di cui è sempre più difficile, e quindi meritorio, fare i portabandiera.
Rinascimento culturale può significare anche sperimentazioni di gusto teatrale-musicale legate ad un settore così importante, ma anche così culturale: la moda.
Ed è questo rinascimento di gusti che deve ritrovarsi in quei mutamenti scenici di moda esistenziale così drammatici nelle scene e nelle musiche, ma così fluenti perché appartenenti al quotidiano.
Se è vero, come dice Oscar Wilde. he "soltanto le persone serie non prendono mai nulla sul serio", sperimentiamo insieme questo nuovo tipo di ricerca?
Stefano Dominella e Vittoria Carli
Regia: Francesco Franci
Coordinamento moda: Pia Soli
Consorzio "Moda Roma" coordinato da Stefano Dominella e Vittoria Carli
Coordinamento arti visive: Gianfranco Proietti
Ufficio Stampa: Cesare Nissirio
Con la partecipazione straordinaria di Pat Cleveland
Pettinature di Sergio Valente con la sua équipe per Helen Curtis
In colaborazione con la Federazione Pugilistica Italiana, con i super leggeri:
Riccardo Neri e Carlo Massaccesi; e la Federazione Italiana Penttathlon
Vrtti Opera: Francesco Franci, Maurizio Pittacolo, Massimo
Ius, Floriana Valenti (Epsilon), Nunzio Antolini, Antonella Alessi
Collaborazione alla regia: Johna Mancini / Teatro Liquido
In scena:
le indossatrici;
Giuseppe Iacono, Geradra Ventura, Alessandra De Marchis;
50 generici
Scenografia tecnologica del Light Gun di Arco 2 Roma, in
collaborazione con Laser Dance Music, con la supervisione di Filippo Ciriciofolo
Collaborazione tecnica: Gianni Pillon (direttore di palco), Tonino Proietti (coordinamneto
generici), Sergio Vasselli, Ciro Toto (coop. Lumière), Madema
Progetto grafico: Tritype