La presenza della "Quarta Dimensione"
Intervista a Sebastien Matta
di Gianfranco Proietti
Normalmente alcuni artisti creano esseri e paesaggi immaginari utilizzando
gli elementi reali della natura: Matta ha creato a partire dall'aspetto immaginario
della surnatura delle macchine, degli esseri e dei personaggi che si sono rivelati
reali. Con profonda visione vichiana, Matta elabora il concetto di "corsi
e ricorsi storici" con la creazione di una dimensione dei tempo e dello spazio
circolare per cui avviene un recupero della totalità capace di contenere
passato, presente e futuro, permeati in una sostanza, in un universo fluido ma
nello stesso tempo saldo. E' un artista capace di esprimere nuovi linguaggi e
recuperare concetti dell'arte arcaica, per lui lon-tana solo nel tempo, ma presente
dentro di sé, come, ad esempio, l'arte precolombiana.
Nel suo fare arte abbiamo sempre la presenza della "quarta dimensione",
di uno spazio-tempo avvolgente, che non si pone alla finestra ad osservare il
mondo nuovo, ma al centro di una visione universale fatta di orizzonti infiniti
come tante realtà, una per ogni punto di vista: non semplice osservazione,
ma quella che Matta definisce "logica dell'anima". Non a caso
al centro della sua riflessione c'è sempre l'uomo.
Le sue opere devono essere osservate oltre la loro apparente leggibilità;
nella loro significazione, senza lasciarsi appagare o respingere soltanto dai
valori in superficie. Matta supera la dimensione apparente dell'oggetto per fargli
assumere un preciso valore metafisico. Trasferisce nei suoi video-clips il senso
di eros, bios, thanatos che è in noi; in questi video-lavori non c'è
mai qualcosa di accessorio o disper-sioni inutili. Tutto risulta precisa linea
d'espressione nella essenziale ragione di es-sere. E con ciò Matta modifica
lo "status" dell'opera d'arte. L'immagine non è una proiezione
sullo schermo dei quadro ma fa corpo con il video. Lo spazio reale e concreto
entra in rapporto con quello dell'esistenza: la figurazione cessa di essere raffigurazione
della realtà e diventa realtà esistente. Lo spazio non è
più una entità omogenea e unitaria ma una dimensione indefinita
la cui estensione è determinata di volta in volta da ciò che fa.
Nei video di Matta la forma sembra integrarsi alla materia fino a prodursi nello
stesso atto o processo. Le cose non sono più momenti statici in uno spazio
che tende ad essere sempre più fluido e relativo, sempre più indiscriminabile
nel tempo in cui si svolgono gli atti della vita. Lo spazio-tempo e la dimensione
dell'assoluto presente non consente più stasi contemplative perché
diviene dimensione dell'atto e dell'oggetto come funzione dell'atto stesso.
Qual è la tua considerazione dell'Europa alla vigilia della nuova rivoluzione informativa?
In Europa un vuoto è stato lasciato dalle famiglie ebree perseguitate durante il nazismo, che emigrarono in America e in Asia. Vi hanno lasciato il vuoto della loro inquietudine intellettuale e creatrice che è l'Europa odierna. Oggi si dovrebbe fare qualcosa di interessante per il vecchio continente: l'Italia e la Francia con gli elementi culturali loro comuni, creare nuove idee germinali che presuppongono un "andare oltre" in campo matematico, fisico, artistico.
Quale differenza rispetto agli altri media hai trovato nel nuovo supporto video?
Non si può mentire! Si sente meno. Quando tu osservi un quadro vedi sempre l'ultima faccia, l'ultimo momento; tutto il resto è sepolto, l'errore e le correzioni non si vedono. Lavorando con il video-computer si osservano le scelte, le situazioni in evoluzione o in involuzione: si vede l'errore, il recupero dell'errore, la fatica e anche il curioso momento che si può chiamare la nascita dell'idea. Sono cose che non si vedono nella pittura tradizionale e neanche nella letteratura in quanto giungono a noi solo le stesure definitive. Invece nel video non si mente; l'errore lo puoi vedere anche nella sua trasformazione opposta, e ciò è positivo. La differenza enorme con gli altri mezzi espressivi.
Hai trovato difficoltà nell'usare il computer?
Il mio nei confronti dei video è stato un atteggiamento autodidatta, e ciò mi ha permesso una maggiore libertà espressiva. Ho creato in pochissimo tempo, ed è tutta invenzione sul corpo dei mezzo, perché io non so molto di esso. Pensavo "faccio questo", tentavo ed arrivavo a risultati buoni. Nel futuro, conoscendo meglio gli strumenti, potrò fare un curioso film. Gli attuali miei clips sono ancora piccole idee. Ad ogni modo le musiche sono molto importanti per questi lavori. Credo che quelle realizzate da mio figlio siano eccellenti. Con il video vi è un problema importante di ritmo narrativo e di tempo della recezione. La musica, più di quello che sta avvenendo sullo schermo è il dizionario dell'immagine, di chi sta lavorando al video. Ognuno ha una sua memoria morfologica che può essere più o meno ricca. Se è molto povera rimette tutto alle cose più volgari che lui usa per riconoscere. Ma se ha una morfologia ricca non fa più comparazioni stupide, farà comparazioni di calcolo, di analisi e ciò è la questione dei nuovo: pensare con una morfologia più ricca, conoscere non solo in maniera superficiale. Tutta la pittura, diciamo tradizionale, è stata fatta con pochissime immagini: l'aspetto esteriore del corpo umano, qualche animale, qualche fiore... Ma non si conosceva, com'è il sistema nervoso dello scorpione, come non si sapeva come si riproducono le pulci, come cresce il colore di un fiore. Di tutto ciò non abbiamo nessun riferimento, non sappiamo come pensarlo, sentirlo, immaginarlo. E' qui dove considero gli artisti un po' traditori perché non si creano più alcun fastidio. La maggior parte sono ingabbiati nei piccoli gusci delle mode.
Hai fatto lavori video su committenza?
Ho fatto un unico lavoro su commissione: i Cubani mi avevano chiesto di fare il prologo di un film d'amore tratto da uno scritto di Garzia Marquez. Il clips è molto erotico e non ha nulla di volgare. E' un desiderare il desiderio. Tengo a precisare che non farò mai un lavoro di pubblicità con i miei video, anche perché una cosa molto buona è che i segni-disegni realizzati nei clips sono fatti senza l'intenzione di venderli. Purtroppo oggi la maggior parte degli artisti, quando disegna, pensa subito all'aspetto commerciale. Invece con la videoarte non si produce un bene perché i video arte oggi sono privi di una riproducibilità commerciale. Allora c'è anche una lezione di omaggio gratuito.
Vi è un rapporto tra colore tradizionale e colore artificiale del video?
Il colore deve rimanere ad una temperatura del simbolo, deve richiamare immediatamente. Infatti se usi il verde, per esempio, hai una chiama vegetazione. Queste cose sono innate e credo che non si debba più avere preoccupazione per la parola "imitazione" anche se dovrebbe essere chiamata "riproduzione". Un fiore è un prodotto dei seme, della terra, e della vanga: è un termini dei concetto di "andare oltre". Bisogna arrivare veramente ad essere umani, ad uscire da questo alone artificiale nel quale viviamo E dell'odio, dell'invidia, della stupidità che ci vengono addosso ome la pioggia e non sappiamo mai da dove vengono, facendosi arrabbiare contro la nostra volontà.
Roma, luglio 1988