I misteri dell'acqua
di Maria Grazia Costa
Laboratorio di Ricerca Educativa - Università di Firenze
"Se t'avviene di trattar delle acque
consulta prima l'esperienza e poi la ragione"
Leonardo da Vinci
Per la scienza il «mistero» è un fatto che non siamo riusciti a spiegare
e per questo talvolta negato anche se evidente.
La «rabdomanzia» è un'arte antichissima. La prima traccia di
questa pratica si trova nella Bibbia, dove, nel libro dell'Esodo, si
racconta che Mosè usando una bacchetta, trovò nel deserto l'acqua
per dissetare il popolo ebraico.
In un bassorilievo cinese di 4000 anni fa è rappresentato l'Imperatore
Yu, che tiene in mano un legnetto fatto a forcella; accanto si
legge una scritta che elogia le grandi doti di Yu come «idrologo», o
studioso dell'acqua.
In epoche più recenti la rabdomanzia, ritenuta per molti secoli
una magia e talvolta una pratica diabolica (ad esempio da Lutero),
si trova citata in molte opere: fra queste, in un trattato di arte militare
del 1420 conservato a Vienna, ma anche nel libro del 1662
«Physica curiosa subterranea» del gesuita G. Schott, nel trattato del
1739 «L'Architecture Hydraulique» di S. Belidor, nel libro «La Physique occulte»,
dove M. L. L. De Vallemont cerca anche di
interpretare scientificamente il fenomeno, sostenendo che l'acqua
sotterranea emette dei corpuscoli che colpiscono il rabdomante.
La rabdomanzia è stata comunque molto praticata nei secoli passati
per cercare non solo l'acqua, ma anche i metalli; il termine
popolare, tuttora usato, «bacchetta magica» deriva proprio dall'uso
della forcella dei rabdomanti.
Nel ventesimo secolo questa pratica è stata contrastata e derisa
dalla scienza ufficiale, tuttavia ancora oggi ci sono rabdomanti alle
dipendenze di grandi imprese petrolifere.
Non esiste una spiegazione certa del fenomeno; si è parlato di
radiazioni emesse dall'acqua sotterranea, ma anche di deboli variazioni
di campo elettrico o elettromagnetico prodotte da acqua corrente
e percepite da persone particolarmente sensibili ed addestrate.
Y. Rocard, direttore del Laboratorio di Fisica della Scuola Normale
Superiore di Parigi, ha studiato a lungo il fenomeno ed ha
scritto un libro interessante «Le Signal du Sourcier», edito da
Dunod-Parigi, nel 1962. Comunque le pubblicazioni al riguardo oggi
sono numerosissime.
Come sappiamo l'acqua è un liquido con caratteristiche molto
peculiari; ma ne possiamo scoprire alcune ancora più eccezionali,
se cerchiamo fra gli studi fatti dal chimico fisico fiorentino Giorgio
Piccardi, a partire dal 1937.
Egli trovò che l'acqua sottoposta ad un
campo elettrico o elettromagnetico, chiamata acqua «attivata», acquistava
delle proprietà molto particolari.
Le principali di queste,
secondo i suoi scritti, sono: la modificazione dell'acqua non era
istantanea, ma richiedeva una certa durata dell'azione elettrica;
l'acqua manteneva le nuove proprietà per alcuni giorni; inoltre queste
proprietà potevano essere trasmesse attraverso una parete dall'acqua
«attivata» ad altra acqua «normale», facendola diventare
«attivata» a sua volta; infine l'acqua «attivata» produceva effetti
ben visibili su alcune reazioni chimiche (ad esempio la precipitazio-
ne di sali), ma effetti ancora più evidenti su dei sistemi biologici (ad
esempio rapida marcescenza di alcune piante acquatiche).
Oltre a ciò, in un articolo di Giorgio Piccardi del 1952 si trova
descritto il cosidetto «Barometro chimico» o «Storm-glass», che
non è un vero barometro, ma un piccolo strumento capace di indicare
il buono o cattivo tempo, di probabile origine alchemica ed
usato in molti paesi fino a pochi anni fa.
Si tratta di un tubo di vetro lungo 20 cm, ermeticamente sigillato
e riempito con una soluzione acquosa, contenente alcool, piccole
quantità di alcuni sali e canfora in eccesso (visibile sul fondo del
tubo).
Il sistema sigillato non può risentire nè delle variazioni di
pressione atmosferica, nè dell'umidità esterna; tuttavia, se pur tenuto
a temperatura costante, si osserva che i cristalli di canfora
aumentano o diminuiscono in altezza e cambiano aspetto a seconda
dei giorni.
La causa di questo strano fenomeno non può essere altro che
un'azione esterna di natura elettrica, magnetica o elettromagnetica.
Da queste constatazioni ed anche da molte altre più recenti ricerche
si desume che l'acqua è sensibile all'azione di campi elettromagnetici
naturali ed artificiali, anche molto deboli.
Questo fatto è di
grande importanza se si considera che gli esseri viventi (piante, animali,
uomo) sono costituiti prevalentemente da acqua.
Quali effetti
positivi o negativi possono essere prodotti sugli organismi dall'esposizione
ai molteplici campi elettromagnetici?
Risposte scientifiche
a questa domanda sono già arrivate in quantità, specialmente
per quanto riguarda i vegetali.
Un testo basilare al riguardo è
l'«Handbook of biological effects of electromagnetic fields», curato
da C. Polk e E. Postow ed edito dalla CRC Press (U.S.A.) nel
1986.
Per fare un esempio banale: è noto che vicino agli elettrodotti
gli alberi crescono molto stentatamente e che le persone, abitanti
nei pressi di questi, soffrono di disturbi fisici.
Nell'Istituto di Chimica fisica di Firenze, diretto da Giorgio Piecardi,
fu fatta nel 1964 una serie di esperimenti sull'acqua.
Uno di
questi consisteva nell'usare due campioni identici di acqua molto
pura,uno veniva congelato, l'altro portato allo stato di vapore con
l'ebollizione; successivamente entrambi lasciati a riposo, si ritrasformavano
lentamente in acqua liquida.
Facendo delle misure di
conducibilità elettrica ed anche di altro tipo, si notò che questi non
risultavano essere uguali, come ci si poteva aspettare; i due campioni
sembravano avere ricordo dei diversi trattamenti subiti.
Si parlò
di una «isteresi» (isteresi è un effetto che permane nel tempo dopo
che la causa è cessata) delle strutture a «ponti di idrogeno» presenti
nell'acqua liquida, evidentemente variabili con la temperatura.
Nel 1988 comparve sulla rivista inglese «Nature» un articolo e,
conseguentemente sui giornali di tutto il mondo, la notizia che annunciò
con clamore la «memoria» dell'acqua.
Il biologo francese J.
Benveniste sosteneva che l'acqua, che aveva contenuto particolari
sostanze (anticorpi), manteneva l'effetto biologico di questi anche
quando non erano più presenti (a causa della enorme diluizione).
Ma i risultati furono poco dopo contestati da altri ricercatori, che
avevano ripetuto invano gli stessi esperimenti. Ci fu una sostenuta
diatriba e la faccenda fu abbandonata nella indifferenza generale.
Un altro fatto misterioso che riguarda l'acqua è la cosidetta «polywater»
o «acqua polimerica».
Questa scoperta fu annunciata nel
1964 dalla scuola russa di chimica, condotta da B. V. Deryagin; la
cosa suscitò molto interesse ed esperimenti al riguardo furono ripetuti
in molti paesi.
L'acqua polimerica si otteneva per condensazione del vapore in
capiliari di quarzo estremamente sottili.
Le sue caratteristiche annunciate
erano eccezionali: densità una volta e mezzo quella dell'acqua normale,
viscosità venti volte superiore, punto di ebollizione circa 200 °C ed
altre ancora.
Deryagin ipotizzò che nella «polywater» le molecole fossero tutte
completamente legate in una struttura molto compatta, prodotta
dall'effeto della parete di quarzo del capillare.
Questo fenomeno fu confermato da alcuni ricercatori, ma contestato
da altri, sostenendo che le caratteristiche eccezionali di questa
acqua potevano essere dovute a banali impurezze o a silice colloida-
le proveniente dal quarzo.
Anche sull'acqua polimerica ci fu una
lunga polemica fra i russi ed altri scienziati, ma comunque la vicen-
da non è stata mai completamente chiarita.
Tuttavia la «polywater» richiama alla mente la teoria del 1962
sull'anestesia generale formulata da Linus Pauling, premio Nobel
per la chimica nel 1954.
Secondo questo illustre scienziato gli anestetici «fisici» (chiamati
così perchè, a differenza di altri, non danno luogo a legami chimici;
ne sono esempio il protossido di azoto, il ciclopropano, il cloruro di
metile ecc.) producono narcosi perchè le loro molecole inducono
l'acqua, che si trova negli spazi interstiziali del sistema nervoso centrale,
a circondarle ed a strutturarsi in poliedri tenuti insieme da
legami ad idrogeno.
L'acqua immobilizzata in queste strutture non
è più capace di trasmettere gli impulsi nervosi fra le sinapsi, per cui
gli stimoli non possono più andare dalla periferia al centro del sistema
nervoso (si ha quindi insensibilità nell'organismo), nè dal centro
alla periferia (si ha quindi immobilità) e neppure fra le varie sezioni
del cervello (con conseguente incoscienza dell'individuo).
In base a questa teoria molecolare dell'anestesia si spiegava anche
perchè nell'ibernazione, quando si abbassa la temperatura del
cervello sotto 27 °C, si ottiene uno stato di narcosi senza l'impiego
di anestetici; secondo Pauling, a basse temperature i liquidi organici
interstiziali si strutturano spontaneamente a formare tanti piccoli
aggregati cristallini, che tengono immobilizzate le molecole d'acqua.
Come abbiamo visto i misteri dell'acqua sono tanti e ripetuti nel
tempo; in realtà sono troppi per pensare che siano solo frutto della
fervida immaginazione di alcuni «strani» scienziati.
Aver scritto a proposito di tutti questi fatti particolari riguardanti
l'acqua ha lo scopo di mostrare ai giovani i limiti della scienza nei
confronti di una reale comprensione delle relezioni fra l'acqua e la
vita.