La ricerca contemporanea
il mago

Da quando la scienza ha iniziato ad indagare sul funzionamento del cervello, si è aperto il dubbio sulle idee espresse da Cartesio: in particolare, la critica contemporanea riguarda la separazione tra oggetto, ciò che percepiamo come fuori di noi, e soggetto, quello che si forma come immagine nel nostro cervello.
Questo determina di fatto una trasposizione tra ciò che è apparente, perché frutto della trasformazione cerebrale dell'informazione, ed il reale che è fuori di noi e che ancora non conosciamo.

Ad esempio, la luce che vediamo è una sensazione che si forma dentro il nostro cervello, anche se ci appare come un fenomeno esterno a noi stessi.
Sappiamo per esperienza comune che possiamo sognare un mondo illuminato e coloratissimo di notte quando dormiamo e cioè quando non è accesa alcuna lampada o candela .... né il sole o la luna e le stelle possono inviare radiazioni visibili ai nostri occhi.

La luce è quindi un fenomeno biologico che. riguarda il funzionamento mnemonico del nostro cervello: il bambino infatti appena nato non vede nulla solo in seguito impara a vedere.

Fino ad oggi non si erano analizzate queste circostanze perché il sogno e la memoria non sono state considerate realtà tangibili secondo la concezione cartesiana della scienza.
Quest'ultima infatti esclude ogni azione cognitiva del cervello sulla realtà a noi nota, attribuendo un significato oggettivo direttamente al mondo esterno da noi percepito.

E' facile comunque comprendere le ragioni del successo delle idee di Cartesio, (che oggi iniziamo a considerare estremamente limitate e riduttive); se infatti consideriamo che lo sviluppo del suo pensiero è contemporaneo alla società industriale, allora possiamo capire che, considerando il mondo osservato di per sé oggettivo, diventa a tutti gli effetti oggettivamente posseduto dal soggetto.
Il trasferimento cognitivo che si attua nel centrare l'attenzione sul possesso degli oggetti è verosimilmente quello del rapporto tra l'essere e l'avere. Infatti, rifacendoci alla concezione cartesiana della oggettività, l'individuo viene valutato e si valuta per ciò che possiede e non per ciò che è.

Di conseguenza, il modo tradizionale di teorizzare della scienza, ha anche convalidato intellettualmente la possibilità di realizzare lo sviluppo consumistico, caratteristico della società industriale e contemporaneamente, tale sistema di produzione, ha avallato le teorie di Cartesio sulla esclusione del soggetto-uomo dalla scienza tradizionale.

Oggi, in seguito di una serie di riflessioni che vanno dal degrado ambientale ai problemi psichici e sociali dell 'umanità contemporanea, abbiamo capito che il perdurare della impostazione cartesiana della scienza, tende ormai ad agire a detrimento della crescita della coscienza umana e del suo divenire: la categoria dell'avere applicata al possesso degli oggetti esterni si è imposta sul valore dell'esistenza umana e della sua evoluzione cosciente; quest'ultima problematica è rimasta un non senso per la scienza tradizionale ed è quindi stata confinata nel campo delle riflessioni utopiche, religiose o filosofiche od altro ... concezioni considerate comunque prive di un qualsiasi fondamento scientifico.

L'uomo è parte integrante della natura e non una entità ad essa esterna: non potrà mai dominare e possedere la natura, ma potrà cercare di capirla per migliorarne i processi evolutivi ivi compresi quelli che lo riguardano in prima persona.

Con questa rinnovata concezione dei rapporti tra uomo e natura, le associazioni scientifiche internazionali hanno dichiarato gli anni 1990-2000 il Decennio del Cervello.
Ciò al fine di stimolare lo sviluppo di studi e ricerche idonee a colmare la carenza ed inadeguatezza cognitiva su questo settore della scienza, e per un superamento delle teorie orinai inadeguate a rivalutare l'uomo e la sua natura creativa.

Ricordiamo che il procedimento fisiologico cerebrale con cui osserviamo il mondo è stato spiegato, nel contesto descrittivo della scienza classica, come un processo in cui raggi esterni di luce descrivono sulla retina degli occhi la realtà circostante rovesciandone le immagini.

Il cervello, il cui scopo principale è stato quello di salvaguardare la distinzione arbitraria tra soggetto vedente ed oggetto veduto, secondo questa descrizione, avrebbe solo un compito passivo: registrare quanto è già stato impresso dalle variazioni di intensità luminosa sulla retina.

Ma abbiamo prima constatato che la luce non esiste fuori del nostro cervello; ricordiamo infatti che gli antichi saggi Romani, facevano una utile distinzione in latino tra lux e lumen: lux era la luce interiore ovvero l'anima, lumen significava invece la radiazione esterna capace di eccitare la sensazione di luce interiore.

Già Plinio il Vecchio (23-79 d.C.) nella sua Storia Naturalis, in proposito della percezione visiva parlò di "occhio della mente", facendo notare che in effetti non è l'occhio che vede ma la mente; infatti non a caso in greco antico, "eidos" significa idea ed ha la stessa radice etimologica di "eidon" che significa vedere; ma tali osservazioni antiche non sono state poi attualizzate nei modelli scientifici successivi.

Ricordiamo però che gli uomini che sono andati recentemente sulla luna hanno potuto osservare che il cielo degli spazi interstellari appare completamente nero; ciò vuol dire che le radiazioni dette visibili, emesse dal sole e dalle stelle nel cosmo non si osservano di per sé stesse nello spazio interstellare, in quanto tutto il cielo appare buio.
Altri uomini lanciati nello spazio su satelliti artificiali, osservando la terra ci raccontano che essa si vede circondata da un alone blu cobalto. Le radiazioni dette visibili sono in effetti visibili soltanto sulla terra e non nello spazio: la radiazione solare interagisce con l'atmosfera e tale interazione genera le differenze di energia che il cervello umano è capace di registrare come sensazione luminosa di colore blu.

L'occhio è infatti assimilabile ad una telecamera che opera la ricezione della radiazione, ma che di fatto non è capace, di per sé, di dare alcuna descrizione del mondo senza che la registrazione dei segnali venga opportunamente elaborata da un televisore; analogamente è il cervello, e non l'occhio, che vede e costruisce immagini del mondo circostante.
Pertanto è comprensibile che il cielo interstellare si percepisca come nero, poiché, per quanto l'occhio interagisca costantemente con le stimolazioni delle frequenze della radiazione, capaci di reagire fotochimicamente con la retina, il cervello filtra tali informazioni e vede solo ciò che fa' la differenza.
Così, dalla Luna, si vede la terra illuminata con un alone blu dove la radiazione solare interagisce con l'atmosfera e quindi si possono registrare variazioni di intensità e frequenza.
Queste variazioni sono significate dal nostro cervello come colore blu, più o meno intenso; ma non è certo che ciò avvenga in cervelli differenti da quello umano come quello degli animali.

Le precedenti considerazioni ed esempi fanno riflettere su come non sia più accettabile una visione come riproduzione del mondo esterno: il cervello opera una ricerca selettiva ed estrae informazione dalle reazioni fotochimiche che avvengono sulla retina dell'occhio, a seconda della intensità della radiazione incidente. Il cervello elabora i segnali ricevuti dalle reazioni biochimiche della retina mediante una complessa attività di riconoscimento biologico che è controllata dall'informazione genetica.
Ad esempio, coloro (detti "daltonici") che per difetto genetico non significano i colori, vedono il mondo in bianco e nero e ciò non dipende da alcun deficit della retina, ma da distorsioni della corteccia cerebrale dove si attuano i processi di visione.

Quanto sopra per affermare che non è l'occhio che vede, ma il cervello, e che noi vediamo il mondo così come lo vediamo perché siamo uomini e non perché è oggettivamente così, come siamo capaci di osservarlo.

Inoltre, essendo la percezione in sostanza un apprendimento viene ad essere condizionata dalla rapidità con cui l'informazione viene assunta dal cervello.
La visione è quindi una ricerca attiva che il cervello impara ad elaborare in misura preponderante sulla base di informazioni che appartengono ad un patrimonio cognitivo accumulato in precedenza, sia come memoria delle esperienze, che come informazione genetica.

Il conoscere è il risultato dell'avere visto ed immaginato: possiamo quindi capire che il rapporto e le relazioni tra visione e conoscenza sono molto strette.
Non è un caso che in molti linguaggi, conoscere e vedere hanno la stessa radice etimologica o corrispondono ad una unica parola che assume entrambi i significati.

Le precedenti osservazioni sono il frutto delle più recenti acquisizioni scientifiche, ma non ci è ancora nota la genesi puntuale delle immagini mentali che il cervello costruisce per significare il mondo esterno: è un campo affascinante ancora da scoprire, superando le concezioni delle teorie classiche finora accreditate.

La nostra rappresentazione interiore del mondo esterno deve infatti ancora essere significata con maggior accuratezza dagli studi contemporanei sul funzionamento del cervello; ancora oggi molti scienziati ritengono difficile riuscire a scoprire chi siamo e quali siano i principi universali della evoluzione umana..

Comunque gli scienziati hanno oggi la possibilità di vedere il cervello mentre svolge le sue affività: pensare, imparare, percepire colori, sentire i rumori, gustare gli odori ed i sapori, e provare le sensazioni piacevoli oppure il dolore.
Oggi gli stati dell'attività interna del cervelio umano possono essere direttamente osservati con varie tecniche per la visualizzazione della finzionalità cerebrale, quali, la Risonanza Magnetica (in sigla MR), oppure la Tomografia Assiale Computerzzzata (TAC) o la Tornografia ad Emissione di Positroni (elettroni positivi emessi da sostanze radioattive - PET), e pertanto le attività cerebrali non rappresentano più una dimensione nascosta, inosservabile, come per il passato.

Recenti studi sul flusso del sangue in relazione all'attività cerebrale per l'emissione e l'espressione della voce, hanno dimostrato che esiste una notevole differenza tra i due sessi nell'uso del linguaggio. Nelle donne vengono irrorati dal flusso ematico entrambi gli emisferi cerebrali, mentre negli uomini l'irrorazione sanguigna si concentra durante il parlare prevalentemente nell 'area temporale dell'emisfero sinistro.

Vedi figura

Questa scoperta è certamente importante per ottimizzare strategie di valorizzazione delle predisposizioni nell'educazione in quanto tali studi mettono in evidenza la maggiore abilità delle donne nell'esercizio linguistico ed anche le correlazioni più attive tra i due emisferi cerebrali fanno presupporre una migliore capacità intuitiva che potrà essere migliorata per mezzo di adeguate metodologie di apprendimento.

La scienza, come ormai sappiamo dal racconto delle teorie che si sono susseguite dalla Magna Grecia ai nostri giorni, realizza un progresso concettuale che dipende dalla storia delle idee dell'uomo e quindi non è definito in modo univoco dalla natura umana. Inoltre, le nuove esigenze storiche indicano che la società contemporanea ha accentuato il desiderio di indagare i processi di elaborazione cerebrale dell'informazione, proprio in quanto viviamo in un mondo nel quale le tecnologie dell'informazione e i processi di intelligenza artificiale, e quindi di automazione del lavoro, hanno acquisito un ruolo dominante nello sviluppo produttivo e dell'organizzazione sociale e culturale.

Per dare significato a quanto è ormai possibile osservare sul funzionamento del cervello umano, diviene necessaria la ricerca di nuovi modelli esplicativi capaci di imprimere un nuovo sviluppo alla creatività scientifica.

Bisogna oggi ripensare a fondo tutta la vicenda di scoperte ed invenzioni che hanno accompagnato l'uomo fino a fargli comprendere una realtà ben al di là dell'osservabile.

Un futuro creativo è già acceso nella mente dei nostri giovani più attenti e studiosi i quali saranno indubbiamente capaci di applicarsi per trovare idee e metodi di indagine nuovi, integrandoli con le antiche intuizioni e conoscenze scientifiche.
Ciò al fine di realizzare un frituro migliore determinando nell'avvenire le condizioni cognitive più avanzate per una evoluzione cosciente dell'uomo.