Isaac Newton il mago

Nell'anno della morte di Galileo Galilei nacque in Inghilterra Jsaac Newton (1642-1727), che dette una nuova formulazione della velocità (V), mettendola in relazione alla velocità iniziale di un mobile (Vo).
V=Vo + aT, è la legge della velocità del moto di Newton scritta in funzione dell'accelerazione a; quest' ultima grandezza è data dal rapporto tra la forza (F) e la massa (m) di un corpo in moto: a=F/m; ovvero F=ma.

Newton riflettendo sugli insegnamenti di Galileo intui la possibilità di realizzare un satellite artificiale che avrebbe girato per inerzia attorno alla terra, qualora fosse stato possibile lanciare l'oggetto con una forza capace di superare la resistenza dell'aria e la forza di gravità della terra.
Newton, per formalizzare queste nuove idee sul moto, a differenza di Galileo, si propose di misurare la velocità istantanea di un oggetto in movimento.
Per Galileo infatti il moto era relativo alla nostra percezione, cioè egli sosteneva che la velocità con cui vediamo muoversi gli oggètti è diversa a seconda di come noi ci muoviamo.

Il ragionamento che permise a Newton di formulare la nuova equazione del moto, scritta in relazione alle accelerazioni di un singolo oggetto in moto, per evitare il problema della relatività della percezione del movimento, venne impostato approssimativamente così:

"Se l'universo è di dimensioni spaziali infinite, allora vuol dire che la caduta di un grave che inizi dall'infinito dello spazio, necessita di un tempo infinito per raggiungere la terra, che lo attrae per la forza di gravità; di conseguenza anche il tempo può essere considerato infinito. Spazio e tempo divengono così due entità assolute e distinte tra loro, ambedue nelle mani di Dio che è il creatore e regolatore di tali entità."

Eliminato il riferimento alla nostra percezione del moto, che come aveva osservato Galileo "ci fa credere che la terra sia ferma ... eppur si muove!", per Newton il tempo e lo spazio essendo assoluti preesistono ad ogni possibile percezione degli oggetti in movimento; lo spazio è un contenitore infinitamente grande e precede la creazione del mondo oggettivo, mentre il tempo scorre in modo uniforme e costante in tutto l'universo all'unisono. Come un ente matematico perfetto, numera il prima ed il dopo degli eventi dall'origine della creazione ad un tempo infinito, sommando continuamente istanti infinitesimi di tempo.

Seguendo tale ragionamento, spazio e tempo non sono quindi più elementi disomogenei ed incommensurabili, che dipendono dalle nostre capacità di percezione del moto, ma entità primordiali alla stessa creazione dell'universo.

Tempo e spazio possono essere quindi numerati ciascuno indipendentemente da zero ad infinito come somme di infinitesimi.
Ne consegue che la velocità (V) è ad ogni istante equivalente al rapporto tra lo spazio sul tempo.

Newton applicando tale metodo di ragionamento, rese possibile il calcolo delle velocità istantanee ed infinitesime, utilizzando delle equazioni in cui la velocità equivale al rapporto tra spazio (S) e tempo (T), V=S/T, mentre Galileo, come abbiamo visto, si era limitato, nella sua formulazione dell'equazione del moto, a dividere quantità relative omogenee tra loro.