C'era una volta nel lontano mondo malaysiano, una fabbrica in cui si cucivano palloni per Francia 98, ma a differenza delle altre industrie di questo tipo non c'erano macchine o uomini adulti a lavorare ma uno strano ragazzetto di nome Ali, per gli amici Babà.
Ali lavorava in questa fabbrica da sette od otto primavere ed ormai conosceva il suo lavoro alla perfezione.
La ditta si presentava come un luogo tetro e pauroso, con le mure sporche di fumo emanato dalla ditta stessa, il capannone non aveva finestre ma solo dei piccoli fori che servivano per cambiare l'aria dell'edificio. Intorno a questo c'era del filo spinato coperto da erba mai tagliata. Anche all'interno non era delle granché, mosche a parte, topi, scarafaggi e se non bastasse era pieno di rifiuti, accostati in un angolo del capannone da anni.
Nonostante questo, il piccolo Ali ci si trovava bene. Ogni mattina doveva essere lì già dalle cinque e sarebbe andato via alle otto di sera: 15 ore di lavoro intervallate soltanto da una piccola pausa per lo spuntino che generosamente passava il capo.
Ali, però, si sentiva solo e voleva qualcun che lo aiutasse a cucire i palloni, ma soprattutto qualcuno con cui parlare. Questo buffo ragazzetto aveva 12 anni ma sembrava un ragazzo di 16 anni, se non fosse per il fisico gracile e il cervello grandiosamente piccolo. Aveva una carnagione scura, con occhi di un nero mai visto, i capelli erano rasati a zero. Ogni qualvolta il padrone gli ordinava qualcosa lui rispondeva con un "Si padrone"; lavorava di buona lena poiché alla fine della giornata era pagato, lui credeva di essere pagato in dollari, ma in verità era in lire italiane, una moneta di poco valore. Qualche volta quando non c'è nessuno si mette in una posa un po' strana: piega la testa sulla spalla destra, si mette a piangere e con la lingua in fuori raccoglie le lacrime che escono dagli occhi. Il suo carattere era calmo e solo se provocato reagiva scappando.
Quel giorno la fabbrica era molto affollata -4 o cinque persone- uomini vestito d'abito nero e con la faccia minacciosa, salirono dal capo che li accolse aprendo una bottiglia di champagne.
Ali lasciò i padroni ed andò ad origliare ciò che dicevano: "Allora, sono arrivati". Disse agitato il capo. George, il padrone, era un uomo che perdeva spesso e volentieri la pazienza, non gli fregava del mondo attorno a lui, voleva solo accumulare soldi, anche in modi disonesti, come riempire le polpette da dar da mangiare ai suoi lavoratori con rifiuti, per dare una mano alla soluzione dei rifiuti.
"Su, parlate, non tenetemi sulle spine" continuò.
"Si, sono fuori, nel camion, come lei ci ha ordinato" rispose lo strano individuo.
"E allora che aspettate, andate a prenderli" ordino George infuriato.
Andarono.
Arrivarono dopo pochi minuti, con dei bambini e bambine che non avevano più d'otto anni. "Sicuramente" pensò Ali " sono i nuovi compagni di lavoro".
Fecero presto amicizia e Babà non si sentiva più solo, anzi per non lasciare i suoi amici la notte, dormiva nella fabbrica con loro senza tornare a casa. Tanto a casa sua non l'avrebbero aspettato, poiché la sua famiglia l'aveva lasciato solo da parecchi anni.
Passarono tre anni, in questi anni non cambiò praticamente nulla, a parte il fatto che erano finiti i mondiali di Francia, vinti dall'Italia.
Fu scoperto poi che il cibo che ricevevano ogni santo giorno fosse nocivo per il fisico umano, poiché preparati con i rifiuti provenienti da ogni parte del mondo, ad insaputa di tutti. Con il trascorrere dei tre anni, Ali matura e comincia capire che il suo padrone li stava sfruttando, ed incitò i suoi amici di ribellarsi; quindi prepararono una bella rivolta.
Il generoso Ali Babà diventò famoso in tutto il mondo, e grazie a lui il mondo occidentale viene a conoscenza della malvagità di questi padroni che sfruttano i bambini, solo perché sono indifesi.
Da allora Ali si è dato al mondo degli affari con i suoi compagni, che adesso sono cresciuti; la sua ditta si chiama Ali Babà e i quaranta amiconi, poiché i suoi amici erano appunto quaranta; nella sua ditta non è sfruttato nessuno, ognuno ha la sua dignità e i suoi diritti che devono essere rispettati.
I potenti occidentali presero le sue idee per costruire le nuove industrie e vissero per un po' felici e contenti.