8 settembre '43: ci trovavamo ad Ardea, nella località di Forsa e ci diedero l' allarme navale senza sapere nulla di ciò che era accaduto; quando ci giunse tale notizia si fece un po' d' allegria alla quale seguì subito la tristezza nel pensare ai tedeschi che avevamo in casa. Ricordo che si era quasi " felici " che i tedeschi lasciavano questa zona, ma mentre si pensava a questo ecco che qualcosa ci sorprende. Le macchine in marcia si erano fermate come un tuono che ci scosse. Erano i tedeschi che in un solo balzo erano scesi giù dalle macchine e con un' azione rapidissima si infiltrarono nel nostro caposaldo, così fece anche la compagnia a piedi. In quel momento essendo in posizione più avanzata, mi sono attenuto agli ordini ricevuti. Ordinai agli uomini di tenersi pronti con le armi, che già erano state caricate. Entrarono senza sparare; mi passarono a destra e a sinistra, ed io ero pronto ad attaccarli al minimo sparo, ma tutto fu fatto in silenzio. Ci tirarono in disparte lasciandoci in uno spiazzo all' aperto. Non pensavamo neanche alla fuga, dato che era molto improbabile che i tedeschi ci avrebbero fatto prigionieri in territorio italiano. In quei momenti pensai che i quattro anni di guerra nei Balcani fossero stati inutili.Dopo il rastrellamento partimmo verso un luogo di concentamento situato a Pratica di Mare.

9 settembre '43: in marcia alcuni riescono a fuggire dalla vigilanza di alcune sentinelle per nascondersi nelle campagne di Roma; io sono tra quelli. nel frattempo sulle strade c'è un grande movimento di macchine, mezzi e uomini che osservano tutto ciò che rastrellano in questi luoghi.

Ottobre '43: sono tornato ad Agosta, mio paese natale, per rifugiarmi dopo la fuga. Qualche cretino, simpatizzante dei tedeschi, ha fatto la spia una volta verso la fine di ottobre. Vennero i tedeschi, un bel numero, i quali, arrivati in paese, perquisirono quasi tutte le case, specialmente nelle zone dove erano stati i prigionieri inglesi. Essi per sfuggire alle truppe tedesche si nascondevano ovunque con l' aiuto delle truppe italiane. Bussarono alla porta dei tedeschi e io rimasi indifferente, facendo finta di niente. Uno di loro accortosi di me, con un gesto rapido mi prese per un braccio e mi gettò in mezzo alla strada. Lui entrò in casa, cominciando a rovistare tutto, e io fuori parlavo con uno che aveva ricevuto lo stesso trattamento.