E' forse un po' difficile parlare di future prospettive della genetica perchè è una scienza in così veloce evoluzione che diventa complicato definire quale possa essere il futuro prima che non sia già diventato presente.
PROGETTO GENOMA
"Il codice genetico umano è paragonabile a un testo di tre migliardi
di caratteri, qualcosa come cinquemila libri. Ma con qualche pagina di
grande interesse là dove si incontrano i centomila geni che controllano
ogni minimo particolare del nostro organismo: dalla struttura del cervello
al colore dei capelli.
Quando si è incominciato a parlare del Progetto Genoma, due
ricercatori erano in grado di analizzare, in media, 500 basi al giorno.
Con questo ritmo ci sarebbero voluti centomila anni-uomo per portare a
termine l'impresa. Nel 1988 il lavoro è stato effettivamente attivato
e le cose andavano già meglio: si potevano analizzare frammenti
di 50 mila basi, accellerando di 40 volte tutto il processo. Ai ricercatori
italiani è stata affidata la lettura del cromosoma sessuale X, una
zona contenente circa 50 milioni di basi, piccola, ma molto significativa
perchè molto ricca di geni."
BIOETICA
La bioetica è la scienza che discute l'etica in ambito biologico-medico.
Per capirla bisogna però cononoscere la sua storia.
La bioetica come rinnovata tradizione etica
Sebbene l'etica abbia sempre rappresentato un momento irrinunciabile
per la prassi del medico, tuttavia da circa venti anni si assiste ad un
rinnovato impegno nella riflessione etico-filosofica nel campo medico.
Tale riflessione, presente a tutti i livelli, particolarmente rigogliosa
nell'etica applicata al mondo biomedico, tanto da coniare un termine: Bioetica,
che rappresenta la scienza e il suo campo d'applicazione. Può essere
utile sintetizzare le tappe salienti del cammino della Bioetica, evidenziandone
la formazione razionale e gli obiettivi principali.
La nascita della Bioetica affonda le sue radici ideologiche nelle rovine
della IIa Guerra Mondiale.
La tragedia di proporzioni planetarie e gli orrendi crimini, a cui
l'uomo era giunto, stimolarono le coscienze ad una profonda riflessione,
nel tentativo di stabilire delle frontiere di etica e di comportamento,
che valessero per ogni uomo e in ogni momento storico. Si moltiplicano
e si fanno più pressanti, da quel momento in avanti, le dichiarazioni
di vari Organismi internazionali che enunciano i diritti inderogabili di
ogni uomo:
"ogni individuo ha diritto alla vita, alla libertà e alla sicurezza
della persona"
recita l'articolo n 3 del 10/10/1948.
Così la Dichiarazione di Helsinki del 1964 sulla "sperimentazione"
sull'uomo e la dichiarazione di Tokio sulla tortura contribuiscono a creare
una normativa sulla prassi medica, i diritti dell'uomo e l'esercizio della
medicina. Contemporaneamente a questo filone di tipo "giuridico" nasce
una riflessione filosofica tesa a giustificare la razionalità e
la eticità delle proposizioni affermate. Non è sufficiente,
infatti, enunciare i diritti dell'uomo per volontà di maggioranza,
ma è necessario giustificarli con un'indagine filosofica: in altre
parole, non basta affermare il diritto alla vita, ma occorre la "filosofia"
del diritto alla vita.
Lo sviluppo tumultuoso della medicina e, in una panoramica più
ampia, le scoperte scientifiche nel campo dell'energia atomica hanno dato
all'uomo una potenziale capacità di modificare la vita del pianeta
e provocare la distruzione del suo stesso genere.
Il quadro spazio-temporale della vita è scoppiato, mentre
d'altra parte emergono situazioni patologiche radicalmente nuove che minacciano
in maniera decisiva l'identità biologica e talvolta la stessa identità
spirituale dell'uomo.
Tali situazioni hanno acuito l'esigenza di un'etica in campo biomedico,
fondata sulla ragione e sul valore obiettivo della vita e della persona.
Nella Chiesa cattolica Pio XII da'un impulso decisivo al rapido
sviluppo di una morale medica in grado di affrontare i nuovi problemi etici
che sorgono nella pratica della medicina. Le soluzioni morali proposte
dal Pontefice benchè rivolte, di per sè, solamente ai fedeli
hanno spesso trovato accoglienza anche al di là dei confini ecclesiali,
contribuendo alla maturazione di una situazione culturale mondiale che
approfondisce le problematiche dell'azione dell'uomo sull'uomo in campo
biomedico.
Si impone quindi la Bioetica: termine coniato da Van Resselaer Potter
nel 1970. Potter aveva rilevato che in passato l'etica, intesa come riflessione
sui valori umani e sulle caratteristiche ideali dell'azione dell'uomo,
era stata considerata un settore degli studi umanistici, destinata ad essere
relegata, per lo più, all'interno di dispute filosofiche.
Lo sviluppo raggiunto dalle biotecnologie imponeva ora di far uscire
l'etica dallo splendido ma sterile isolamento teorico, per coniugarla con
la realtà e la prassi del fatto biologico. Per Potter, quindi, la
bioetica cerca di migliorare tutto l'"ecosistema".
Egli intende questo vocabolo come criterio al quale l'uomo si deve
riferire nella determinazione dei valori morali.
La bioetica, nell'idea del suo fondatore, dunque, rappresenta un tentativo
di sanare la separazione tra scienza della natura (biologia) e scienza
dello spirito (etica), per prospettare un avvenire vivibile per l'uomo
e tracciare un "ponte verso il futuro".
Se ciò rappresenta la bioetica secondo Potter si deve aggiungere
che il "movimento" bioetico nasce ancora prima di lui.
Nella seconda metà degli anni 60 alcuni studiosi statunitensi:
il filosofo cattolico Daniel Callahan, il ginecologo cattolico di
origine olandese Andrè E. Hellegers e il teologo protestante
Paul
Ramsey approfondiscono i temi etici dell'aborto e della santità
della vita, contribuendo fortemente alla rinascita del'etica medica.
Nel 1969 D. Callahan co-fonda un nuovo centro di ricerca a Hastingson-Hudson,
(New York:The Hastings Center che è il primo Istituto per la Società,
l'Etica e le Scienze della vita.
Esso si propone, al di là di qualsiasi ideologia e religione,
di affrontare e fornire una soluzione alle questioni etiche emerse con
le nuove conquiste in campo biomedico.
The Hastings center si contraddistingue per il forte proposito politico-pedagogico.
Intende educare il grande pubblico alle implicanze morali delle innovazioni
scientifiche in medicina e all'etica professionale in tutti i campi dell'attività
umana organizzata.
Alla fine degli anni '60 il passaggio di A. Hellegers alla Georgetown
University e la presenza di P. Ramsey nella stessa sede, con il compito
di fare ricerca sull'etica medica, sfociano nella fondazione, nel 1971,
del The Kennedy Institute of Ethics presso la Georgetown University di
Washington.
L'Istituto si propone di promuovere una concezione di bioetica, intesa
come "antropologia morale" fondata sulla ricerca di ciò che
è universalmente umano, e concretizza la ricerca nella Encyclopedia
of Bioethics, pubblicata nel 1978: il più completo e autorevole
strumento per chi si occupi di temi bioetici.
Da allora questa "disciplina" nuova è stata introdotta nelle
Università. Dapprima, nel 1973, nella stessa Georgetown University
di Washington dove è iniziato il primo programma di educazione graduale
in bioetica in collaborazione con il dipartimento di filosofia.
Nel 1985 è stata istituita in Italia la prima cattedra di Bioetica
presso la Facoltè di Medicina e Chirurgia dell'Università
Cattolica di Roma.
L'autorevole Encyclopedia of Bioethics, New York 1978, definisce la
bioetica come "lo studio sistematico della condotta umana nell'ambito
della scienza della vita e della cura della salute, in quanto questa condotta
è esaminata alla luce dei valori morali e dei principi".
La bioetica si può concepire allora come "quella parte della
filosofia morale che ha per oggetto e ambito l'intervento dell'uomo sull'uomo
in campo biomedico".
Si tratta quindi di un'elaborazione razionale che riguarda l'aspetto
etico (il lecito e il non-lecito) nel vasto e importantissimo campo delle
scienze mediche.
Comitato Nazionale per la Bioetica
Il Comitato Nazionale per la Bioetica è stato istituito con decreto del Presidente del Consiglio dei Ministri il 28 marzo 1990. L'istituzione del CNB ha fatto seguito alla risoluzione n. 6-00038, approvata il 5 luglio 1988 dall'Assemblea della Camera dei Deputati al termine di un dibattito «sui problemi della vita» e nella quale il governo veniva impegnato a promuovere un confronto, anche a livello internazionale, sullo stato della ricerca biomedica e dell'ingegneria genetica internazionale nella prospettiva del rispetto della libertà e dignità umana. A tal fine veniva predisposta l'istituzione di un apposito comitato in grado di formulare indicazioni per possibili atti legislativi.
La composizione del Comitato Nazionale per la Bioetica si avvale di studiosi provenienti da diverse aree disciplinari in coerenza con la natura intrinsecamente pluridisciplinare della bioetica. Tale composizione ha subito, nel corso degli anni, diverse variazioni fino a trovare quella attuale in seguito al DCPM del 16 dicembre 1994.
Il Comitato è altresì dotato di un proprio regolamento
interno nel quale vengono precisate le funzioni del Presidente, quelle
dei Vice presidenti nonché le norme atte a disciplinare l'attività
interna e le competenze dell'organico. Il Consiglio di Presidenza (composto
dal Presidente e dai Vice presidenti) definisce il programma di attività
del CNB. Per lo studio di questioni bioetiche di particolare rilievo il
Comitato prevede l'istituzione di Gruppi di Lavoro. Tale regolamento adotta,
inoltre, la norma del più ampio rispetto delle opinioni dissenzienti
in base alla quale ciascun membro può chiedere l'inserimento, in
appendice ai documenti approvati, di proprie precisazioni e/o integrazioni
fino alla formulazione di relazioni alternative al documento stesso.