ARNO
L'Arno, quinto fiume d'Italia, scorre in Toscana ed é tributario del mar Tirreno: ha una lunghezza di 241 km ed un bacino idrografico di 8247 kmq. Nasce dal monte Falterona a 1358m sul livello del mare; scende verso sud, attraversando il Casentino e la piana di Arezzo: piega poi verso nord lungo il valdarno superiore. A Pontassieve riceve l'apporto della Sieve (54 km), volge ad ovest, direzione che mantiene fino alla foce presso Marina di Pisa, dove sfocia con un delta piuttosto esteso nel Tirreno. Il reticolo idrografico dell'Arno é l'espressione di unevoluzione geomorfologica relativamente recente, rappresentativa della storia evolutiva di gran parte della rete idrografica dellAppennino settentrionale. In particolare, un grande controllo sullo sviluppo e l'evoluzione del reticolo idrografico é stato esercitato dalla tettonica distensiva che ha interessato l'Appennino a partire dal Miocene e dalla conseguente formazione di una serie di bacini intermontani durante il Villafranchiano. Anche nella sua configurazione attuale l'Arno risente del controllo geomorfologico dovuto all'attraversamento di alcuni bacini intermontani (Casentino superiore, Valdarno superiore, Valdarno medio, Valdarno inferiore), presentando in tali tratti le caratteristiche di un alveo alluvionale mobile; mentre, nei tratti di congiunzione tra un bacino e l'altro, il fiume é parzialmente incassato in roccia e appare più simile ad un torrente montano. In particolare nel primo caso, almeno nelle sue condizioni naturali, il fiume presentava caratteristiche tipiche di alvei alluvionali con tipologie intermedie generalmente tra meandriformi e intrecciati. Un problema rilevante che si pone nel riconoscimento delle fasce di pertinenza fluviale é la forte antropizzazione degli alvei e delle zone immediatamente adiacenti. Il fondo dell' alveo ha subito un progressivo abbassamento nel corso dell' ultimo secolo. In particolare, per quanto riguarda il tratto Pontassieve- Sieci. Nei tratti in cui si manifesta un abbassamento del fondo, si ha la conseguenza di aumentare l'altezza delle sponde, le quali però possono raggiungere condizioni di instabilità, innescando a loro volta una fase di allargamento dell' alveo. In tale situazione i processi di erosione di sponda avvengono con tassi accelerati rispetto a quelli, pur presenti, che caratterizzano la dinamica evolutiva di un alveo in condizioni di relativo equilibrio. Anche da un punto di vista altimetrico, gli abbassamenti modesti non hanno causato, se non in casi rari, il raggiungimento di condizioni critiche per l' innesco di movimenti di massa. Tuttavia bisogna tener presente l' alimentazione di ingenti quantità di materiale proveniente dalle erosioni di sponda frequenti invece nel Valdarno superiore e lungo la Sieve. Il materiale tende a sedimentare soprattutto nei tratti in cui si hanno riduzioni della capacità di trasporto dell' alveo, come in corrispondenza di sponde interne di meandri o in prossimità di opere, quali ponti o traverse, che causano delle improvvise e locali variazioni delle caratteristiche idrauliche della corrente. Queste condizioni sono presenti nel tratto di Arno prossimo a Pontassieve, in corrispondenza del quale si hanno frequenti fenomeni di esondazione per il concorrere di varie cause, tra cui la riduzione di sezione idraulica per la sedimentazione di materiale in alveo. STORIA L' Arno, nel XVIII secolo, come tutti i fiumi e anche i torrenti di una certa portata, era una "strada fluviale", cioé serviva per trasportare cose e persone. Specialmente nei mesi di Febbraio, Marzo e Novembre a causa delle abbondanti piogge, serviva come mezzo di trasporto con i "foderi", cioé zattere di tronchi d' albero collegate, pilotati con lunghe pertiche da esperti "foderatori". Quando arrivavano alle pescaie, se non era possibile scendere, caricavano la merce su un "fodero" di sotto con continui rischi e pericoli. In prossimità dei paesi e lungo il corso del fiume vi erano dei "porti": lì scendevano le merci e caricavano i"foderi". I ponti erano scarsissimi e per attraversare i fiumi vi erano delle navi. Da poco é stata scoperta una via di transumanza, che dalla val di Sieve e dal Casentino giungeva fino ai pascoli senesi. Scendevano poi al "colto", venivano caricate sulla nave, trasportate al di là del fiume e poi andavano verso Siena. La via é stata scoperta poiché la vegetazione era composta solo da arbusti. Il Vicano della Massolina e il Vicano di S.Ellero, due torrenti in prossimità di S.Ellero appunto, servivano per far scendere il legname delle foreste di Vallombrosa e della Consuma. A S.Ellero, località nel comune di Reggello in riva all' Arno, si trovava un grande "porto" e qui confluivano legname e bestie da trasportare verso Firenze e verso Pisa. Nel porto di Livorno c' erano dei grossi depositi di legname per rifornire le flotte. La zona di Vallombrosa apparteneva ai conti Guidi, che avevano la residenza nel castello di Poppi, costruivano qua e là torri, fortezze e monasteri. Alla fine del XVIII secolo fecero costruire due monasteri, uno a Rosano ed uno a S.Ilario in Alfiano (attuale S.Ellero) per controllare il fiume e i commerci. Le badesse, erano figlie dei conti Guidi. La badessa Itta di S.Ellero donò nel 1036 un primo pezzo di foresta a Giovanni Gualberto, che fondò il monastero di Vallombrosa e divenne poi signore di tutta la zona.
BIBLIOGRAFIA ENCARTA '98 Microsoft OMNIA '98 De Agostini S.p.a. GEDEA MULTIMEDIALE '96 De Agostini LEZIONE DEL PROF. ORLANDINI |