1986-2000: le professioni che cambiano
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"Professionals", imprenditori e liberi professionisti
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In una pubblicazione del 1986 (la prima di una lunga serie) Nicola Cacace analizzava l'andamento delle professioni nei vari settori. Partendo dalla distinzione tra professioni nuove e professioni in crescita, infatti, egli ipotizzava gli sbocchi professionali del futuro considerando anche l'importanza del cambiamento dei contenuti professionali nelle professioni tradizionali. Le previsioni, supportate da informazioni e dati, riguardano il periodo 1985/2000 e individuano ben 96 nuove professioni distribuite in otto settori.
Naturalmente si tratta, a detta stessa dell'autore, di poco più di una "provocazione", assai poco "scientifica", non esistendo all'epoca né tutti i necessari dati di base, né le premesse metodologiche, né tantomeno elaborazioni affidabili sulle professioni in questione. Tuttavia, le previsioni di occupazione aggiuntiva (numero di posti di lavoro) relativa alle "nuove" professioni, che noi riporteremo in forma di istogrammi, sono fatte con una metodologia semplificata basata sul metodo Delphi (esperti Isri: Istituto di studi sulle relazioni industriali). Si tratta quindi di qualcosa di più di congetture personali.
Comunque, al di là delle proiezioni numeriche, l'intuizione fondamentale di Cacace è stata quella di sottolineare che l'effetto del cambiamento è riscontrabile soprattutto nel trasformarsi continuo dei contenuti professionali di almeno il 50% delle professioni tradizionali. L'ingegnere, l'insegnante, il medico, il bancario dovranno "reinventarsi" e "aggiornarsi" continuamente se non vorranno essere emarginati e superati dai cambiamenti. Sono passati ben quindici anni, ma il problema a quanto pare è più scottante e attuale che mai.