La Barcaccia
Nella riunione tenuta il 30 agosto del 1570,
che stabiliva la costruzione di una fontana nel " loco del
acquedutto sotto la Trinità" ,rimase solo sulla carta. E
cio' innanzitutto per una ragione di carattere tecnico :essendo
troppo scarso il disvello ed anche troppo vicino l' acquedotto,
non sarebbe stato possibile ottenere lo zampillo occorente per
una fontana pubblica da costruirsi nell' area compresa tra i
piedi del colle e l'imbocco della via Condotti. Ma c'era anche
un'altra difficoltà , di carattere pratico che fece per il
momento accantonare la questione: quella fontana non poteva non
essere molto bassa, a livello e forse anche più bassa del suolo
circostante, con la conseguenza negativa e la ricaduta, ovvero
"ritorno" dell' acqua avrebbe potuto essere
riutilizzata per altri utenti con grande difficoltà . Ora, data
l' urgenza e, diciamo pure, l' entusiasmo per la nuova acqua
corrente che stava entrando in infinite abitazioni anche come
"ritorno" degli alti zampilli delle fontane pubbliche,
creare una fontana in quel punto di piazza di Spagna parve un
problema che avrebbe rallentato il programma che stava davvero
trasformando Roma. Tanto è vero che il vasto programma delle 18
fontane pubbliche e quello conseguente di distribuzione dell'
acqua nelle case. Soltanto un quindicennio più tardi, al tempo
di Urbano VIII fu possibile riprendere il discorso in piazza di
Spagna. Urbano VIII favoriva Pietro Bernini come scultore delle
fontane. Pietro, nacque a Sesto fiorentino nel 1562 e nel periodo
napoletano come scultore aveva collaborato con Michelangelo
Naccherino a una fontana piuttosto importante. Assai più che un'
opera di architettura, la nuova fontana era in realtà un bel
capriccio di scultura. Semimmersa in una piscina ovale naviga una
imbarcazione con poppa e prua identiche, sulle cui superfici
esterne sono appesi due grandi stemmi di Urbano VIII, mentre
dalla parte interna due "bocche di Soli" gettano acqua
verso l' interno, dove viene raccolta da carnose volute che la
incanalano ai lati degli stemmi, due bocche di finte cannoniere
schizzano acqua, quasi la stiano sparando all' esterno sull' alto
della fiancata, nella sottostante piscina; nella parte mediana i
bordi molto bassi, quasi a pelo dell' acqua, danno l' impressione
che la barca affondi; nel centro, da una un pò enigmatica
composizione che assomiglia ad un candeliere zampilla un grosso
fiocco un' opera assolutamente nuova rispetto alle fontane romane
tradizionali. Ci troviamo di fronte certamente geniale e
essenzialmente scultorea, un motivo che poteva essere appunto da
giardino egli ha il coraggio e l' abilità di trasferire e
tradurre in monumento urbano. Nella Barcaccia, nonostante certi
residui geometrici, in realtà il concetto geometrico
tradizionale superato. Tuttavia, nonostante il superamento
rispetto alla tradizione, la Barcaccia non è interamente vitale
benchè l'acqua gli sia del tutto pertinente e la permei per ogni
dove, quello strano candeliere nel centro non riesce ad
amalgamarsi col resto, sembra fuori posto, e l' acqua che ne
zampilla è un' invezione puramente meccanica. Lo stesso va detto
per le due bocche di Soli che appaiono quasi ricalcate su
consueti ed assai diffusi mascheroni che gettano acqua nelle
conche sottostanti. La Barcaccia risulterà permeata forse non
tanto d' acqua, quanto invece, tra l' altro, di arguta ironia:
sicché l'opera dello scultore-architetto alla fine ci si
rivelerà assai più valida di quanto non abbia potuto fare il
suo pur efficace scalpello.