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LE NOSTRE LEGGI
Ci siamo appena
uniformati
ai paesi
dell'Unione Europea
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Dal dopoguerra agli inizi degli anni '90, il
numero degli alunni delle scuole rivolte ai preadolescenti si moltiplica per cinque. Nel
1945-46 gli studenti della scuola media e dell'avviamento sono 508.418; diventano 2
milioni e 275.000 nell'anno 1990-91, dopo aver toccato nel 1977-78 la punta record di poco
meno di 3 milioni.
Molte altre cose sono cambiate dalla nascita della scuola media unica: c'è stata la rivolta
studentesca del 1968, nel 1971 sono state istituite nelle elementari le classi
a tempo pieno e nel 1973 le 150 ore per consentire
il diploma di scuola media ai lavoratori; nel 1974 il Presidente della Repubblica ha
emanato i Decreti Delegati, con i quali si sono creati organismi
di partecipazione democratica di tutte le componenti nel governo della scuola, compresi
genitori e, nelle scuole superiori, gli studenti.
Nel 1977 è stato definitivamente abolito l'insegnamento del latino nella scuola media, si
è introdotta l'educazione musicale e tecnica.
Siamo nel 1977, vengono aboliti gli esami di riparazione nella
scuola media ed introdotti nuovi sistemi di valutazione,
contemporaneamente nel rispetto della Costituzione sono ammessi nelle scuole anche gli
studenti, che prima frequentavano classi differenziate o scuole speciali in quanto portatori
di handicap, gli stessi vengono supportati per un massimo di diciotto ore settimanali
da insegnanti di sostegno specializzati. I diritti di questi ragazzi vengono consolidati
con la legge 104 del '92.
La scuola è entrata anche negli ospedali, dove vengono rispettati i molteplici bisogni
dei bambini e dei ragazzi lungodegenti, anche con l'aiuto della Teledidattica...
sì, perché ormai Internet per alcuni è già una realtà ed è partito il "Progetto
per lo sviluppo delle Nuove Tecnologie Didattiche".
I lavori più interessanti dei
bambini ricoverati presso l'Ospedale Silvestrini
di Perugia
(progetto Bambi)
sono raccolti in questo sito. |
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Nel frattempo la società italiana è cambiata: numerose crisi
politiche ed economiche si sono succedute, gli Italiani non emigrano più come all'inizio
del nostro secolo, ma molti bambini ed adolescenti di altre culture frequentano le nostre
scuole. Ci stiamo sempre più avviando verso una società multietnica.
La "dispersione scolastica" resta però una realtà
anche per l'Italia, che guarda al Duemila: a metà degli anni '90, la percentuale dei
ripetenti elementari è dello 0,5%, ma nel primo anno delle scuole medie cresce all'8,1% e
specialmente nel Sud molti abbandonano gli studi.
L'Italia si è appena uniformata ai paesi dell'Unione Europea: l'obbligo
scolastico è stato elevato a quindici anni, è stato cioè innalzato da
otto a nove anni, a decorrere dall'anno scolastico 1999-2000; si è così esteso ad
un'ulteriore fascia di giovani il dovere-diritto allo studio, valorizzandone la funzione
dell'orientamento ed un'apposita Commissione del Ministero della Pubblica
Istruzione ha individuato i saperi indispensabili per la nostra
epoca. In connessione con l'adozione della moneta unica
europea, l'innalzamento dell'obbligo si è reso tanto più necessario, in quanto la
convergenza delle politiche economiche e finanziarie, il crescente sviluppo sociale,
l'internazionalizzazione dei mercati e la diffusione dell'informazione richedono oggi una
migliore formazione dei giovani.
Tutti questi cambiamenti stanno avvenendo proprio nel momento in cui il Consiglio d'
Istituto della nostra scuola ha aderito alla sperimentazione per l'Autonomia
scolastica.
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