Il taglio cesareo non era praticato con estrema facilita' e
ad esso era attribuito una sorta di valore mitico e per questo lo si chiamava
in causa quando si trattava di personaggi celebri come Cesare
che, a detta di Plinio, da tale operazione prese il nome: "natus a caeso
matris utero", nato dall'utero tagliato della madre. La figura dell'ostetrica
godeva in genere di una reputazione piuttosto cattiva poiche' la si riteneva
responsabile di sottrazioni di neonati o di pratiche abortive o addirittura
dell'impiego di rimedi stregoneschi. Nella commedia l’ostetrica
è normalmente presentata come una vecchia e, magari, ubriacona.
Sentiamo Terenzio (Andria, I, 5, vv. 229-235):
Audivi, Archylis, iam dudum: Lesbiam
adduci iubes. Sane pol illa temulentast mulier et temeraria, Nec satis
digna cui committas primo partu mulierem. Tamen eam adducam. Inportunitatem
spectate aniculae:
Quia compotrix eius est. Di, date facultatem, obsecro, Huic pariundi
atque illi in aliis potius peccandi locum. |
L’ho capita da un pezzo, Archilide. Tu vuoi
che faccia venire Lesbia. Per Pollùce, quella è un’ubriacona
senza cervello, e non è il caso di affidarle una giovane che è
al suo primo parto! Pure, la farò venire ugualmente. Guardate la
vecchia com’è cocciuta. Tutto perché è la sua compagna
di sbornie! O dei, vi scongiuro, date modo a questa di partorire e a
quell’altra di esercitare la sua mala opera su altre donne!
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