Musica del '500
La maestà ed il senso di raggiunta perfezione che emana la musica del ‘500 si devono al felice equilibrio conseguito fra la polifonia ed il nuovo senso dell’armonia. Quest’ultima è la nuova intuizione del secolo, ed equivale nella musica ai concetti che nell’arte, nella filosofia, nella religione e nella scienza determinarono la grande rivoluzione del pensiero rinascimentale.
Come il trapasso da una concezione trascendente ad una immanente della vita non fu improvviso, così già nelle melodie dei trovatori e nelle polifonie profane e popolari si potevano cogliere i primi indizi di questa evoluzione. La grandezza delle consonanze fa suonare più gradita al nostro orecchio questa polifonia.
Nell’ambito della musica di Chiesa si diffondono la messa e il mottetto: la prima, paragonabile per la sua complessità alla sinfonia moderna, mantiene una rigidità strutturale e argomentativa propria delle musiche di Chiesa, il secondo permette invece una maggiore libertà espressiva rispetto alle esigenze liturgiche.
Nella musica profana si diffonde il madrigale, corrispondente profano del mottetto, forma polifonica che domina tutto il ‘500; aperto a tutte le tendenze innovatrici, esso è campo di battaglia di tutti gli esperimenti più arditi in campo musicale. Da non dimenticare lo stretto rapporto tra la musica e la corte rinascimentale che si instaura in quest’epoca. Con la guida del Castiglione, ci appare così l’ambiente delle splendide corti italiane, dove poesia e letteratura, alimentate e inebriate di se stesse, si convenzionalizzano, allontanandosi dall’estro poetico e compiacendosi di ricercati artifici e di luoghi comuni letterari. In questa poesia da salotto la musica si trasforma in concettuosa arguzia di simbolica pittura sonora.
Musica del '600
Con l’evoluzione delle musiche di Chiesa, la parola prima fondamentale, era passata in secondo piano lasciando banco a virtuosismi sonori. Dopo il Concilio di Trento (1542-1563) però vi fu un inversione di tendenza, che addirittura portò quasi all’abolizione delle chiese; si giunse ad un compromesso: furono eliminati gli strumenti ed epurati i testi.
In questo ambito spiccò la figura di Giovanni Pierluigi da Palestrina (1525-1594), che diede vita ad una sintesi di religiosità e perfezione formale proprie dell’epoca controriformista. La musica profana, discostandosi dal perfetto equilibrio che l’aveva caratterizzata, si trasformò in suono cromatico e "disordinato", come simbolo della convulsa epoca del Barocco.
Girolamo Frescobaldi, 1583 - 1643