QUADRO SPECIFICO DEL FENOMENO IMMIGRATORIO IN ITALIA

Veniamo ora all'Italia. Anche nella nostra nazione sono presenti sia stranieri in possesso di regolare permesso di soggiorno, sia stranieri cosiddetti "irregolari". Prima di venire ai dati, sarà bene chiarire quale sia la figura dell'irregolare". Gli irregolari sono non necessariamente né prevalentemente coloro che hanno superato clandestinamente le frontiere nazionali (di questi solo poche migliaia eludono ogni anno il controllo), ma piuttosto e prevalentemente, coloro che risiedevano regolarmente in Italia, ma che, alla scadenza del permesso di soggiorno, non ne hanno ottenuto il rinnovo o non hanno provato neppure a richiederlo. Le stime che ci provengono dagli Enti Locali dimostrano che gli irregolari ammontano al 20% del totale degli immigrati presenti in Italia. Ora possiamo venire alle cifre relative alla immigrazione "regolare". I dati che riportiamo provengono dal Ministero dell'Interno e sono stati elaborati dall'Istituto per la Multinazionalità e dalla Charitas e sono aggiornati al 30/6/94. In questa data i "regolari" presenti in Italia ammontavano a 859.844 unità, ripartite come segue sul suolo nazionale. La metà circa degli immigrati risiede al nord; poco più di 300.000 vivono al centro della penisola; il resto è localizzato al sud e nelle isole (al sud e nelle isole, specie al fine dell'impiego nei lavori agricoli stagionali, è più alta che nel resto della penisola la percentuale degli irregolari). Il Lazio detiene il primato delle presenze extracomunitarie. In questa regione (fra le più impreparate all'accoglienza ed all'assorbimento della manodopera immigrante) si addensa circa ¼ degli immigrati presenti su tutto il territorio nazionale, anche perché Roma, per molti immigrati, costituisce il luogo d'arrivo ma anche di transito obbligato, in vista del raggiungimento di successive mete.

Figura 1

Se escludiamo ora le cifre relative alla immigrazione "privilegiata" (i soli statunitensi che lavorano in Italia sono 64.000), ci concentreremo sulle cifre relative alla immigrazione "povera", fenomeno sul quale si concentra l'interesse che ci ha spinto ad intraprendere questa ricerca. Vediamo dunque qual'è la ripartizione dei gruppi più consistenti di "regolari", per provenienza nazionale.

PAESE DI PROVENIENZA	UNITA'	
Marocco                 97.000	
ex Iugoslavia           48.000	
Filippine               46.000	
Tunisia                 44.000	
Albania                 30.000

Seguono poi i gruppi meno numerosi, provenienti da ben altre 16 nazioni appartenenti all'area dei paesi in via di sviluppo. Si tratta dei senegalesi, dei cinesi, degli egiziani e delle minoranze provenienti dall'Africa subsahariana o dall'Asia centrale. Ma sono anche numerosi polacchi e russi, etc. Se vogliamo avere una immagine completa, pur se meno aggiornata, della immigrazione in Italia, osserviamo il seguente istogramma, che riporta dati più estesi rispetto ai precedenti citati, ma meno recenti.

Figura 2

Tratteremo in un'altra sezione della nostra ricerca delle norme che regolano l'accesso in Italia dei migranti. Vediamo ora soltanto, brevemente, verso quali settori lavorativi o pseudo - lavorativi si indirizza generalmente la manodopera extracomunitaria. Quando giungono da noi, gli immigrati provenienti dai paesi in via di sviluppo o più generalmente dai paesi a scarso reddito pro - capite (aggiungiamo così ai paesi del terzo mondo anche quelli dell'Europa orientale la cui economia deve ancora entrare nella fase di decollo), trovano lavoro prevalentemente nel settore dei servizi. In esso i migranti si inseriscono attraverso regolari assunzioni, ma più spesso attraverso i canali del lavoro nero. In questo settore gli immigrati possono divenire cuochi, domestici, garagisti, ristoratori, etc. Molto alto è l'afflusso della manodopera nel settore della manovalanza agricola stagionale, meno cospicuo esso è nel settore edile. Moltissimi immigrati sono venditori ambulanti; alcuni, più fortunati, fra gli extracomunitari, trovano lavoro in piccole e medie industrie (officine, concerie, ceramiche, marmerie, etc). Una piccola percentuale di privilegiati raggiunge la condizione di "lavoratore autonomo", nei mestieri e nelle professioni più diverse.