I FLUSSI MIGRATORI NELLA LEGISLAZIONE ITALIANA

Prima di giungere ad analizzare le leggi vigenti oggi in Italia, relativamente alla materia della immigrazione, siamo andati ad interrogare la Costituzione italiana, per renderci conto se in essa il problema della immigrazione trovi in qualche modo già un principio di regolamentazione. L'articolo due dei "Principi fondamentali" ci sembra basilare, poiché afferma che la Repubblica riconosce e garantisce i diritti inviolabili dell'uomo, sia come singolo, sia come componente di formazioni sociali. A lui è comunque richiesto l'adempimento dei suoi inderogabili doveri politici, economici e sociali. Sempre nei Principi fondamentali, l'articolo 8 afferma che tutte le religioni possono essere professate ; il successivo art. 19 del Titolo I, relativo ai rapporti civili, ribadisce ancora una volta questo concetto. Un articolo che ci è parso fondamentale è il n.10 dei "Principi Fondamentali". La legislazione della Repubblica si attiene ai trattati ed alle norme internazionali, per quanto riguarda la condizione giuridica dello straniero. Lo straniero che non può esercitare le libertà democratiche nel suo paese, ha diritto d'asilo in Italia, secondo le condizioni stabilite dalla legge e non può essere estradato per motivi politici. Altro articolo importante è il n. 36 del Titolo III, relativo ai rapporti economici. Esso, che sembra derivare direttamente dal secondo, dei "Principi Fondamentali", afferma che il lavoratore ha diritto ad una retribuzione proporzionata alla quantità ed alla qualità del suo lavoro, ed in ogni caso sufficiente ad assicurare a sé ed alla famiglia una esistenza libera e dignitosa. L'articolo aggiunge poi che, nelle apposite leggi, vengono stabilite le norme relative alla durata della giornata lavorativa, al riposo settimanale ed alle ferie annuali obbligatorie. In questi articoli della Costituzione ci è sembrato dunque di ritrovare le indicazioni fondamentali che devono orientare i legislatori che riflettono sulle norme che garantiscono e regolano il soggiorno ed il lavoro degli stranieri nel nostro paese. C'è da dire, a questo punto, che nel 1948, data dell'entrata in vigore della nostra Costituzione, il problema dell'immigrazione in Italia non esisteva ancora. Negli anni successivi, dunque, man mano che esso veniva affermandosi, è stato necessario che divenisse materia di riflessione legislativa. Il problema migratorio ha visto impegnati i nostri legislatori in passato, ma anche recentemente, nello sforzo di regolare i diversi aspetti di questo fenomeno. Dopo lunghe discussioni sulla necessità di un ripensamento, alla prova degli anni e dei fatti, della Legge Martelli, si è giunti al l'emanazione del Decreto Legge sulla immigrazione, che porta la data dei 18 novembre 1995. Ancora una volta il cittadino italiano constata con amarezza come nel nostro paese si tenda a risolvere tramite decreto legge (soluzione giuridica in tempi brevi, che non percorre l'iter legislativo "naturale", quello parlamentare) una materia tanto delicata e di così scottante attualità. Il lavoro ci sembrerebbe incompleto se, a questo punto, non tentassimo di analizzare, della questione migratoria, anche gli aspetti giuridici, che risultano dagli ordinamenti attualmente in vigore. Il decreto legge del novembre scorso, attualmente in vigore, si articola attorno a due idee guida, quella della REGOLARIZZAZIONE PER CHI LAVORA e quella della ESPULSIONE PER CHI COMMETTE REATI.

LA REGOLARIZZAZIONE

L'immigrato può ottenere la regolarizzazione in due modi: 1) Tramite una dichiarazione scritta da parte del datore di lavoro (entro 120 gg. dall'entrata in vigore del decreto), che attesti la sua disponibilità per la immediata assunzione. Inoltre il datore di lavoro dovrà anticipare: 6 ms. di oneri sociali per il contratto a tempo indeterminato; 4 ms. di oneri sociali per quello a tempo determinato. 2) Tramite una dichiarazione autonoma dell'immigrato, di rapporto di lavoro subordinato in atto al momento dell'entrata in vigore del decreto, di almeno quattro mesi ed il versamento (sempre autonomo) di quattro mesi di contributi. La regolarizzazione garantirà così un permesso di soggiorno biennale, successivamente rinnovabile.

FLUSSI DI INGRESSO E LAVORO STAGIONALE

Ogni anno viene determinata la cifra relativa al numero di immigrati che possono entrare in Italia. Sono inoltre previsti "Contratti a termine " per lavoratori stagionali, di sei mesi di soggiorno all'anno. Si dovrà dare la precedenza agli immigrati già presenti sul territorio ed a coloro che hanno già avuto in precedenza un simile tipo di contratto.

RICONGIUNGIMENTO AI FAMILIARI

L'immigrato regolare, se potrà dimostrare di avare un reddito pari a due volte la pensione sociale, e cioè di 1.040.000 lire, potrà richiamare presso di sé la coniuge e due figli.

LE ESPULSIONI. LE ESPULSIONI GIUDIZIALI

La polizia segnalerà al pubblico ministero gli immigrati considerati socialmente pericolosi. Il PM, entro 48 ore, potrà proporne l'espulsione al pretore, che dovrà decidere entro una settimana e notificare l'espulsione entro tre giorni. Il giudice deciderà l'espulsione per gli arrestati in flagranza di reato e per coloro che hanno già subito giudizio per reati che prevedano pene inferiori a tre anni di reclusione.

LE ESPULSIONI AMMINISTRATIVE

Il prefetto intimerà l'espulsione dall'Italia a chi vi si trova ancora, nonostante il suo permesso di soggiorno sia scaduto da più di 30 giorni. L'immigrato potrà, in questi casi, fare ricorso al TAR, che dovrà decidere entro 10 giorni. Per tutti gli stranieri che, in attesa di decisioni, potrebbero tentare la fuga, è previsto l'obbligo di dimora in apposite strutture.

INGRESSO CLANDESTINO E SFRUTTAMENTO DI MANODOPERA

Nel caso di questi reati le pene previste sono state inasprite fino ad un massimo di anni 12.

CERTIFICATI SANITARI

Al momento di entrare in Italia, gli immigrati dovranno esibire certificazione che comprovi che non sono portatori di malattie pregiudizievoli per la salute pubblica. Di quali patologie si tratti lo deciderà di volta in volta l'autorità sanitaria. Questi, in sintesi, i passaggi salienti del decreto sull'immigrazione. E' superfluo dire che, durante la sua preparazione e più ancora al momento della sua pubblicizzazione da parte degli organi di stampa, sono state vivaci e frequenti le polemiche. Esse si sono attestate in particolare sulle norme relative ai criteri per decidere l'eventuale espulsione e sulle norme relative ai controlli sanitari.