I CEPPI LINGUISTICI DEI POPOLI MIGRANTI

Pensiamo che la nostra ricerca possa risultare un poco meno incompleta se cercheremo di individuare i ceppi linguistici di quei popoli che dal terzo e dal quarto mondo, ma anche dalla stessa Europa dell'est, migrano verso l'Europa occidentale. Nei secoli passati la glottologia (scienza delle lingue) non aveva carattere scientifico e la conoscenza delle lingue esistenti nel nostro mondo era assai lacunosa e viziata da pregiudizi. Il più diffuso di questi induceva molti studiosi, dato il grande prestigio della tradizione biblica, a ritenere che l'ebraico fosse la più antica lingua parlata. I viaggi in oriente, le attività commerciali e belliche, le missioni hanno, dal medioevo in poi, lentamente allargato l'orizzonte linguistico. All'inizio del 1700, il filosofo Leibniz compì un tentativo non scientifico di far risalire ad una stessa origine moltissime lingue parlate in Europa, Asia ed Egitto. Poco più tardi studiosi come Bopp, Schlegel, Grimm ed altri iniziarono a studiare le lingue seguendo il metodo comparativo. Essi evidenziarono delle affinità e delle relazioni fra di esse, che condussero ad una loro classificazione in ceppi o gruppi. Secondo questi studiosi, tutte le lingue appartenenti a ciascun gruppo sono correlate fra loro e provengono da una stessa fonte, definita "lingua originaria". Nel 1876 il tedesco Max Muller sostenne l'esistenza di 78 gruppi linguistici indipendenti. Nel 1905 l'italiano Trombetti li ridusse a 11 e poi a 9, così distribuiti: Africa del nord: gruppi Bantu e Sudanese.; Europa ed Asia: gruppi Caucasico, Indoeuropeo, Uroaltaico, Indocinese. Asia ed Oceania: gruppi Dravidico - Australiano e Mundapolinesiano. America: gruppo Americano. Alla luce degli ultimi studi, alcuni studiosi affermano che le lingue parlate nel mondo sono circa 2000, senza parlare dei dialetti. I popoli che parlano le diverse lingue si raggruppano in stirpi, suddivise in famiglie; esse sono: l'Indoeuropea, la semitica, la cinese, la Tartara, la Finnica, l'Americana e l'Africana. E' necessario, ancora una volta, delimitare il campo della nostra indagine a quelle stirpi e lingue che maggiormente alimentano i flussi migratori verso l'Europa occidentale. Queste sono l'Indoeuropea e l'Africana.

LE LINGUE INDOEUROPEE

Appartengono al ceppo indoeuropeo le lingue parlate da molti popoli oggi in costante movimento migratorio. Esso è il gruppo linguistico più importante: circa la metà delle popolazioni della terra parla lingue che appartengono a questo gruppo, le cui stirpi, originariamente, vivevano in un'area che si estendeva dall'India del nord fino all'Europa occidentale. Le lingue europee sono raggruppate secondo un criterio di affinità genealogica. I Principali gruppi di lingue indoeuropee sono il gruppo delle neolatine, quello delle germaniche e quello delle slave. Veniamo adesso a nominare quelle, fra le lingue indoeuropee, che maggiormente interessano il nostro studio. Nella penisola indiana, dalla quale, da decenni affluiscono numerosi gruppi di migranti, si parlano lingue del gruppo indoario. Sono indoeuropee le lingue parlate nel Caucaso ed a nord del Mar Caspio. Della stessa origine è l'Albanese, che, con il passare del tempo, ha arricchito i suoi originari caratteri indoeuropei con elementi alloglotti provenienti dal latino, dal greco, dal turco e dallo slavo. Indoeuropee sono quelle lingue, le slave, di molti migranti nell'occidente europeo. Le lingue slave si sogliono dividere in meridionali: Sloveno, Serbo - Croato e Bulgaro; orientali: Russo, Ucraino e Bielorusso; occidentale: Polacco, Ceco e Slovacco. Caratteristiche comuni a tutte le lingue indoeuropee, dunque alle neolatine, alle slave ed alle germaniche sono le seguenti: la stessa struttura originaria, basata sulle inflessioni e l'esistenza di parti del discorso ben definite ( nomi, aggettivi, pronomi e verbi), che prendono desinenze specifiche per definire il numero, il caso, la persona, il tempo ed il modo. Inoltre molti vocaboli delle diverse lingue europee risultano simili sia nella grafia sia nel suono. E' il caso, ad esempio, della "mother" inglese, che è "mutter" in tedesco, ed ancora "mot" in russo, "madre" in italiano, "mère" in francese e così via. Tutto ciò fa pensare ad una probabile culla linguistica originaria neolatina, localizzata a sud del Baltico, dalla quale si staccarono gruppi umani che, spargendosi a sud, est ed ovest, avrebbero diversificato progressivamente i loro linguaggi.

LE LINGUE DELL'AFRICA NERA

Buona parte dell'immigrazione che interessa il continente europeo proviene da quello africano. In esso si parlano numerosissime lingue ed è estremamente difficile dire dove finisca un'area linguistica e ne inizi un'altra. Dal punto di vista scientifico le lingue dell'Africa sono divise in quattro gruppi:

IL GRUPPO NIGER-CONGO

Esso comprende gran parte delle lingue che un tempo si chiamavano "sudanesi - guineane", nonché tutte le lingue Bantu. Esse sono diffuse in gran parte dell'Africa, a sud di una linea che dal Camerun passa attraverso il Congo e giunge fino alla Somalia. Pur avendo una comune origine, queste lingue sono assai diverse fra loro E' comunque interessante un confronto fra le nostre neolatine e molte delle lingue di questo gruppo: Queste ultime infatti presentano, a proposito del nome, un complesso sistema di classi nominali: invece dei nostri due generi (m. e f.) o dei tre di derivazione latina, si ha quasi una decina di classi diverse di sostantivi singolari ed altrettante classi per il plurale. Inoltre tutti gli elementi della frase assumono il prefisso della classe cui appartiene il sostantivo reggente.

IL GRUPPO NILOTICO SAHARIANO

Appartengono ad esso le lingue parlate nel Congo, nel Ciad e di vaste zone dell'area sub sahariana, quella che tante volte abbiamo definito la più povera fra le più povere del mondo. La fonetica e la morfologia di queste lingue sono assai complesse. Esse presentano due soli generi di sostantivi: maschile e femminile.

IL GRUPPO AFRO-ASIATICO

Detto anche "eritraico", questo gruppo corrisponde a quello che gli studiosi del passato definivano "Camito - Semitico". Esso raggruppa le lingue parlate da vaste componenti migratorie: l'Arabo, le lingue semitiche d'Etiopia, il Berbero, le lingue Cuscitiche di Somalia, Etiopia e Sudan, nonché il sottogruppo delle lingue Ciadiane, fra cui l'Haussa.

IL GRUPPO KHOSAN

Ad esso appartengono l'Ottentotto, il Boscimano, l'Hatsa ed il Sandawe, parlati in Tanzania.

LE LINGUE FRANCHE

E' molto interessante ricordare che la grande varietà di linguaggi ha costretto gli africani a cercare di mettere a punto dei mezzi linguistici che gli permettessero di comunicare con le tribù prossime alla propria. Per questo il bilinguismo e spesso la poliglossia sono fenomeni da sempre caratteristi dell'Africa. Ciò si rende visibile anche in Europa, dove i diversi contingenti migratori entrano in comunicazione usando di questi mezzi. Le lingue che assolvono alla funzione di mettere in comunicazione persone di lingua madre diversa, si chiamano "lingue franche". Quando esse sono parlate da persone di lingua diversa ed in zone lontane da quella originaria, (come succede proprio in Europa , dove gruppi diversi di Africani entrano in contatto), tendono ad assumere forme molto semplificate, dette "Pidgins". Le più importanti lingue franche dell'Africa sono lo Swahili e l'Haussa. Lo Swahili è originario della costa orientale che va da Chisimaio al Mozambico ed è diffuso in Kenya e Tanzania. La sua forma Pidgin si estende all'Uganda, al Ruanda, al Burundi ed alle province orientali del Congo. L'Haussa ha un'importanza quasi pari a quella dello Swaili e viene parlato in Nigeria ed in Niger. Esistono poi altre lingue franche meno diffuse, che non è qui importante ricordare.