Era precisamente la frase che ripeteva tra sè e sè Mendeleev, mettendo in fila i sessanta elementi allora conosciuti, in ordine di peso. E dove i comportamenti e le caratteristiche chimiche degli elementi si ripetevano, Mendeleev tornava a capo da sinistra, formando una tabella a due dimensioni. A sinistra gli elementi più reattivi, i metalli alcalini, a destra gli alogeni. A volte era costretto a saltare qualche casella perchè nessuno degli elementi a lui noti aveva le caratteristiche giuste. Ciò significava che bisognava cercare nuovi elementi di cui era possibile prevedere le proprietà: la via delle future esplorazioni era tracciata. Preso dalla sua simpatica pignoleria, Mendeleev non sospettava di stare tracciando per primo, lo schema ordinato dei costituenti dell’universo, l’identikit della materia, che avrà clamorose conferme dalle future ricerche della struttura atomica e nucleare. Se ai tempi di Mendeleev questa mappa segnava l’ordine degli elementi quanto a peso e proprietà, la storia si sarebbe incaricata di dimostrare che essa indicava via via anche la struttura crescente dei loro atomi e del loro numero atomico. I segreti della materia stavano quindi nella sua struttura intima invisibile, nell’infinitamente piccolo, e la via delle future esplorazioni era segnata.