Il massimo fiorire della alchimia si ebbe in Europa, fra il XII e il XVII secolo. Nella ricerca di qualcosa di incorruttibile, che doni la immortalità, che purifichi e renda nobili i metalli, che dia la salute eterna e l’immortalità, si nasconde una visione panteistica della realtà, e la ricerca di un ordine magico che, se compreso, dona poteri eccezionali ai suoi sacerdoti. Gli scritti di Paracelso ci rivelano la fede che guida la sua opera di medico guaritore di anime e di corpi, capace di risalire alle origini del mondo e di promuovere una redenzione, nella quale rientrano il mondo dell’uomo e la realtà della natura. Sono tempi che parrebbero indurci a riflessioni nostalgiche. In essi domina una visione incantata dell’universo e del suo rapporto con la vicenda dell’uomo, che la scienza moderna, nella sua crescente specializzazione, sembra aver perduto. Ma il linguaggio ermetico di Paracelso sta a testimoniare tutta la distanza che separa quell’epoca dall’attuale concetto di scienza.