Nedda Guidi
Perchè faccio le mie sculture...
“Il materiale ceramico è tanto suadente da costituire una vera trappola per chi lo pratica. Si è sempre tentati di conservare le porosità e le screpolature al taglio del filo, di assecondare le venature occasionali, le striature della mano, le tracce delle cinque dita, gli strappi e le lacerazioni così affascinanti. E poi le affumicature del fuoco, i bei bruni-neri che rimandano alla fucina di un vulcano o ai primordi dell’umanità. Si può parlare così di ritorno alle origini, ... di atto riconciliante con la terra, terra-madre come di un ventre in cui possano placarsi le angosce e ele scissioni di un mondo al quale non possiamo chiedere le risposte ultime della vita. Ecco che la ceramica celebra i suoi fasti ... in una sorta di abbandono risarcente, nella piacevolezza di una alta cucina che soddisfa la parte più sensoria di noi.
Ma la ceramica non è solo questo. Può anche essere idea e problema che si materializzano, nello spirito di precisione, attraverso una costante elaborazione del materiale grezzo di cui si decantano le virtualità più appariscenti, restituendo alla ceramica la funzione dell’oggetto artistico.
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Allora diventa limpida terracotta chiara e sonante come una campana, cotta al punto giusto, lascando al caso un margine molto ristretto dove inserirsi. E le tracce del manufare ridanno l’oggetto a sè stesso, nel suo essere lì, pronto a provocare e sollevare interrogazioni sul come e perchè è stato fatto”.