Appesi agli alberi erano dei grandi oggetti metallici, i solidi regolari dello spazio a quattro dimensioni. Le grandi sculture, chè di questo si trattava, ruotavano nell’aria riflettendo sulle loro superfici, simili a specchi, l’ambiente circostante. L’effetto era sconvolgente specialmente per gli ignoti passanti che non sapevano di cosa si trattasse. Artefice di questo incontro Attilio Pierelli che, come il quadrato di Flatlandia, una volta avuta la visione della terza dimensione, cercava di convincere i suoi concittadini della sua esistenza, così lui cercava di far vedere a coloro che non l’avevano visitata, la terra della quarta dimensione.”
Michele Emmer, matematico, da “Le parole rampanti” n.1, 1° semestre 1985.
Indietro |