ATTILIO PIERELLI

Un matematico commenta le opere di A. Pierelli.

“In un libro pubblicato più di 100 anni fa, “Flatland”, il mondo piatto, il mondo cioè a due dimensioni, Edwin A. Abbott narra gli emozionanti dialoghi tra un quadrato, tipico cittadino di Flatland e una sfera che lo introduce alle meraviglie delle tre dimensioni. La stesso sconvolgente effetto accadrebbe a noi, se ci venisse a trovare una creatura della quarta dimensione. Ma in effetti a me è capitata più di una volta una avventura del genere. Una prima volta osservando su un terminale di computer un film di animazione sull’ipercubo realizzato dal matematico Thomas Banchoff. Una seconda volta capitando una mattina in una pineta dell’EUR a Roma.

Appesi agli alberi erano dei grandi oggetti metallici, i solidi regolari dello spazio a quattro dimensioni. Le grandi sculture, chè di questo si trattava, ruotavano nell’aria riflettendo sulle loro superfici, simili a specchi, l’ambiente circostante. L’effetto era sconvolgente specialmente per gli ignoti passanti che non sapevano di cosa si trattasse. Artefice di questo incontro Attilio Pierelli che, come il quadrato di Flatlandia, una volta avuta la visione della terza dimensione, cercava di convincere i suoi concittadini della sua esistenza, così lui cercava di far vedere a coloro che non l’avevano visitata, la terra della quarta dimensione.”



Michele Emmer, matematico, da “Le parole rampanti” n.1, 1° semestre 1985.


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