Personaggi e interpreti : Orson Welles (Macbeth), Jeanette Nolan (Lady Macbeth), Dan O'Herlihy (Macduff), Edgar Barrier ( Banco), Roddy McDowall (Malcolm), Erskine Sanford (Duncan), Alan Napier (il prete), John Dierkes (Ross), Keene Curtis (Lennox), Peggy Webber (Lady Macbeth e una strega), Lionel Braham (Siward), Archie Heugly (il giovane Siward), Christopher Welles (il giovane figlio di Macduff), Brainerd Duffield (primo assassino e una strega), William Alland (secondo assassino), George Chirello (Seyton), Gus Schilling (il portiere), Jerry Farber (Fleance), Lurene Tuttle (una dama d'onore e una strega), Charles Lederer (una strega), Robert Alan (terzo assassino), Morgan Farley (un medico).
Produzione : USA, A Mercury Production by Orson Welles per Republic Pictures (Hollywood);
produttore esecutivo : Charles K. Feldman;
produttore associato : Richard Wilson;
riprese : in un teatro di posa della Republic (23 giorni dell'estate 1947, dopo quattro mesi di prove);
prima : 7 ottobre 1948;
durata : 107 minuti.
"Uno dei motivi maggiori di Shakespeare è che i suoi personaggi più interessanti hanno
tutti una moralità da diciannovesimo secolo, sono tutti dei traditori. Amleto è, senza
dubbio, un traditore perché si augura di uccidere suo zio senza permettere che la sua
anima venga salvata.
Guardate con quanto piacere descrive l'omicidio di Rosencrentz: è un traditore. E ha un bell'essere tutt'altro Shakespeare, l'uomo del Rinascimento e tutto quello che è stato scritto sul suo conto: nondimeno è un farabutto".
(Orson Welles, 1958)
"Il Macbeth di Orson Welles è un film maledetto, nel senso nobile del termine. Lascia
gli spettatori sordi e ciechi, e credo proprio che le persone che lo apprezzeranno (alle
quali io mi vanto di appartenere) siano molto poche. Welles ha girato assai in fretta
questo film, dopo innumerevoli prove.
Vale a dire che voleva preservargli il proprio stile teatrale, cercando di provare che il cinema può mettere la sua lente su tutte le opere e disprezzare il ritmo che si immagina essere quello del cinema.
Il Macbeth di Welles ha una forza selvaggia e disinvolta.
Con il capo coperto di corna e di corone di cartone, vestiti di pelli come i primi automobilisti, gli eroi del dramma si muovono nei corridoi di una specie di metropolitana di sogno, in scantinati distrutti dove
l'acqua gocciola, in una miniera abbandonata. Nessuna ripresa è casuale. La cinepresa si
trova sempre piazzata in luoghi da dove l'occhio del destino segue le proprie vittime".
(Jean Cocteau, 1950)
"Da tempo sosteneva che si poteva girare Shakespeare cavandosela con poco, a
condizione di preparare minuziosamente la realizzazione con lunghe prove e girando
quasi tutto di seguito, quando gli attori padroneggiassero a fondo le loro parti e i loro
movimenti, con un'accurata regolazione delle luci.
Insomma, quello che Welles stava per inventare avanti lettera, e senza che allora si fosse in grado di accorgersene, era la tecnica di regia televisiva".
(André Bazin, 1950)
"Orson Welles dimostra una particolare predilezione per le grosse parti: ha interpretato
Macbeth, facendone un capolavoro di umorismo involontario, si appresta a interpretare
Otello e non possiamo escludere che arriverà a Enrico VIII, a Quasimodo, al dottor
Mabuse.
Poiché i suoi personaggi appartengono a quella categoria che mangia il pollo con le mani non per maleducazione, ma per eccesso di carattere, per prepotenza di immaginazione e di volontà. Proprio il genere di personaggi che riescono ad annoiarci, tanto da ritenere che le loro intemperanze non provengono da un dibattito aperto col Destino, ma da un eccessivo sviluppo (curabile) della tiroide.
Acconciato nei panni di Macbeth, non gli interessa che cosa dice e quale dramma sta vivendo, gli preme meravigliare il pubblico: come quei cantanti che non fanno differenza tra Mozart e
Leoncavallo, anzi preferiscono il secondo per far crollare il lampadario con gli acuti".
(Ennio Flaiano, 1949)
"Se la scenografia del film è deliberatamente semplice e primitiva, così lo sono le
caratterizzazioni. Come diversi critici hanno sottolineato, Welles somiglia più ad Attila
che a un cortigiano (benché il suo costume di battaglia, nelle ultime scene lo renda, in
modo imbarazzante, simile alla statua della libertà), ed egli attraversa l'intero film con
un'espressione impazzita, da sonnambulo.
Questa espressione è resa possibile dal fatto
che Welles ha tolto consistenti passaggi dalle scene iniziali di Shakespeare, scene in cui
Macbeth si mostra come un fedele soldato le cui ambizioni prendono gradualmente il
possesso dei suoi istinti migliori. In conseguenza dei tagli, Lady Macbeth appare nel film
prima di quanto accada nel dramma, ed abbiamo una sensazione estremamente ridotta
della sua influenza malevola, psicologicamente interessata, sul marito. Il film ci mostra
semplicemente la coppia di diabolici cospiratori e si tuffa nella barbarie omicida.
Macbeth e la moglie si abbracciano al suo ritorno dalla battaglia nella prima parte del
film; egli l'ha informata della profezia delle streghe, e il loro accordo è già sigillato da un
bacio. (Dietro di loro un impiccato penzola da una forca).
Le scene d'apertura a
Inverness, tutt'altro che dignitose, sono un montaggio eisensteiniano che fonde il
benvenuto al re, una cerimonia religiosa di tipo medievale ed esecuzioni barbariche. Su
tale sfondo, l'intenzione omicida di Macbeth appare quasi ordinaria".
(James Naremore, 1978)
"La versione originale di Macbeth è lunga 107 minuti. Appena prima della distribuzione
del film, Welles decise di ridoppiare i dialoghi senza l'accento scozzese della prima
versione e di tagliare il film di circa due rulli.
Durante la lavorazione della nuova edizione
del film - che venne fatta in Italia durante le riprese di Black Magic (Cagliostro, 1947 di
Gregory Ratoff), Welles eliminò una lunga ouverture musicale ed aggiunse una
narrazione fuori campo all'inizio del film, per aiutare lo spettatore ad entrare nella storia.
Naturalmente cambiò anche molto del montaggio interno al film.
Una delle scene che
eliminò fu un lungo piano sequenza di dieci minuti (che mostrava ciò che era accaduto
prima, durante e dopo l'assassinio di Duncan) che sarebbe stata la prima ripresa del
genere mai inserita in un film fatto a Hollywood, un anno prima che Hitchcock
realizzasse Rope. (Welles aveva già realizzato un piano sequenza di dieci minuti per The
Magnificent Ambersons, la sequenza del ballo, che era interrotta da un taglio di
montaggio nella versione poi distribuita).
(Jonathan Rosenbaum)
"Tra gli adattamenti shakespeariani di Orson Welles, il Macbeth ha un ruolo centrale: si
tratta del dramma di cui si contano il maggior numero di messe in scena. In totale sono
sei. Al Voodoo Macbeth per il Federal Theatre (1936) seguono una regia radiofonica
(1937), il libro The Mercury Theatre accompagnato da un riadattamento discografico
(1939), quindi la versione teatrale di Salt Lake City e il film (1947).
Questa tragedia,
pertanto, è quella che meglio si presta ad una ricerca dei temi e dei modi shakespeariani
di Welles. Non solo la versione cinematografica possiede moltissimi elementi ricorrenti
anche nei lavori precedenti, ma più in generale si può affermare che la concezione
estetica alla base dei sei adattamenti è la medesima e che essa si rivela appieno solo
attraverso un'analisi comparata dei diversi Macbeth realizzati dal regista per i vari
media.
Un contributo fondamentale a questo tipo di lettura è offerto da una raccolta di materiali
eterogenei, quali sceneggiature, disegni di scena, scritti, fotografie, che documentano il
lavoro svolto da Welles nelle varie produzioni del Macbeth . Tra essi spicca, per
l'importanza e la ricchezza delle informazioni che ci fornisce, un breve filmato realizzato
nel 1936 per documentare il celebre Voodoo Macbeth, ambientato ad Haiti e interpretato
da attori di colore.
Si tratta di un recentissimo ritrovamento, avvenuto alla Lilly Library
di Bloomington (Indiana) all'interno della collezione di Jennings sul WPA.
Esso contiene
le ultime scene della tregedia, a partire dalla conquista del castello di Macbeth da parte di
Macduff. La proiezione di questo prezioso documento sulla prima messa in scena
teatrale dell'allora ventunenne Orson Welles, non solo costituisce un'assoluta anteprima
per una rassegna sul regista, ma rivela un'impostazione estetica che si ritroverà in ogni
futuro adattamento del Macbeth , e più in generale in tutta la sua opera.
La versione originale durava 107' e sottolineava con forza il carattere fortemente
antinaturalista della concezione wellesiana del dramma attraverso uninsolito accento
scozzese impiegato nella recitazione dei versi di Shakespeare. Dopo una disastrosa
anteprima nel 1948 si decise di eliminare l'accento e rimontare il film. Il lavoro durò circa
un anno e fu condotto da Richard Wilson, stretto collaboratore di Welles, che seguì le
indicazioni inviategli via via dal regista che in quel periodo risiedeva a Londra
. Da quel
momento il film circolò nella versione ridotta di 86' e recitata senza il contestato accento.
Nel 1980 Bob Gitt, responsabile dell'UCLA Film and Television Archive, restaurò il
Macbeth nella versione di 107', ripristinandone colonna sonora e montaggio originali. In
questa prima versione ricostruita con grande cura da Gitt, si possono apprezzare appieno
sia la straordinaria efficacia della colonna sonora voluta da Welles, tesa a rinforzare la
recitazione dei personaggi, sia l'originalità del montaggio e in particolare l'impiego di un
lungo piano sequenza della durata di un intero rullo.
Viene così restituita al film tutta la
sua carica poetica e il suo autentico tenore onirico.
(Gherardo Casale, 1992)