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Si
comincia
con la frase di chiusura:
un evento assolutamente da non perdere.
C'è tempo fino al primo agosto.
Impressions - impressioni
immersione in un buio lucente spazio parallelo.
Le terme sono una location per la mostra o la mostra è una location
per il Museo delle terme?
Nel fluire de tempo.
Uno
spazio intenso in cui l'essere si confronta con la non-percezione del
tempo, il "sein und zeit " di Heidegger.
Si riesce a passare attraverso
gli abiti, stupendi, attraverso il loro fascino, come attraverso una nuvola
colorata.
Gli abiti sui manichini sono silenziose figure trasparenti, animulae,
nell'antico spazio che scorre immutato, nel tempo.
L'antiquarium. A sinistra in una nicchia la statua di Diana.
Un segno, o il particolare
di un celato "disegno"?
Un
gesto, muto.
Viene alla mente un famoso Frammento di Eraclito detto l'oscuro[A1]:"Il
signore cui appartiene l'oracolo che sta a Delfi, non dice né nasconde,
ma accenna".
In questo spazio lucentemente
oscuro percepiamo dei segni,silenziosi suggerimenti per l'anima, sottili,
affascinanti segni, gesti di moda, d'arte, di teatro, d'architettura.
Su questa strada oscuramente oracolare, ci conforta Ludwig Wittgenstein:
"Il mio ideale è una certa freddezza,
Un tempio che faccia da sfondo senza interloquire.
Ricordati dell'impressione che suscita la buona architettura, che è
quella di esprimere un pensiero.
Si vorrebbe accompagnarla con un gesto. L'architettura è un gesto.
Non tutti i movimenti funzionali del corpo sono un gesto, tanto poco quanto
ogni edificio funzionale è architettura."
A quale dio appartiene l'oracolo di Delfi? A quale dio è dedicato
il tempio muto che fa da silente sfondo nell'ultima sala della mostra
diArmani-Wilson?
Forse ad Apollo, il dio delle Muse, del bello, del fascino, a cui si abbevera
l'anima?
O forse a Dioniso, perturbante, inebriante con le danze delle sue Menadi?
Il dubbio è legittimo, perche si può essere turbatidalla
presenza apparentemente muta di tutti quegli abiti stupendi.
E' la cosiddetta "sindrome di Stendhal" che colpiva i romantici
viaggiatori in Italia. Nelle sale degli Uffizi a Firenze. Tutta quella
bellezza, tutt'insieme, non ce la faceva ad essere "assorbita"
dall'anima inquieta di quei visitatori, ai quali girava la testa e si
sentivano svenire, come in una danza dionisiaca.
Allora Dioniso o Apollo?
Nietzsche ci propone una sorta di soluzione ne "La nascita della
tragedia":
Apollo! E così sarà anche per noi.
Apollini dicatum, dedicato
ad Apollo.
Solo dei segni, accenni,
Il minimo dell'essenzialità.
E' la chiave genialmente artistica di Giorgio Armani, che lo ha reso famoso
nel mondo.
Ma nella mostra tutte quelle presenze minimaliste costituiscono il "pieno"
architettonico nel "vuoto" spazio delle Thermae.
IL minimalismo. Che riempie
prepotentente la scena. Nella regia e allestimento di Bob Wilson, nella
ripetitiva stupenda musica di Phil Glass, nella danza astratta di Lucinda
Child. E' quello che ci ha affascinati ne "A letter for Queen Victoria
", visto al Festival di Spoleto nel giugno 74.
Da allora siamo tutti rimasti coinvolti dal minimalismo esplodente di
Bob Wilson, che in tutte le sue cose, che si è riusciti a vedere,
ha confermato la sapiente architettura dello spazio, nel tempo.
"Sein und zeit".
Non poteva che essere così
nell'allestimento della Retrospettiva di Giorgio Armani. E noi non potevamo
evitare, ancora una volta, di buttarcisi dentro.
Dentro la volta delle thermae,
nel profondo del fascino e del nostro essere affascinati, verso il profondo
dell'anima.
Ancora Eraclito, Frammento [14A55] : "I confini dell'anima nel tuo
andare, non potrai scoprirli, neppure se percorrerai tutte le strade;
così profonda è l'espressione che le appartiene".
Questo leggero camminare negli
spazi della mostra, attraverso le impressioni suscitate dagli stupendi
abiti, fà della nostra percezione estetica , un atto del "fare
anima", così come James Hillman saggiamente ci suggerisce
nella sua mito psicoanalisi.
Attraverso i percorsi dell'antico spazio, delimitato nell'architettura
di Bob Wilson di volta in volta da una parete di luce, o da una trasparente
parete di fili di ferro, come telaio di una trama invisibile.
Eraclito Frammento [A20]: "La trama nascosta è più
forte di quella manifesta".
In questo spazio incantato e incantante, abitano il contrasto non divergente
del bianco e nero Armani, i colori soffici di stoffe preziose, forse arrivate
dall'Oriente.
Tra i quali emergono a tratti, forti segni silenti, come il serto di alloro
argenteo di un abito del 1993 -come un dipinto preraffaellita. Come le
presenze, inquietanti nel loro fascino, di nere donne velate; "personae",
personaggi.
Oppure è lo spazio che
muta, si transfigura: algido, fatto come di metallo traslucido.
Luce e bianco per l'antico tempio, o per geometriche nicchie che sfuggono
in alto.
Al centro altre "personae": una donna vestita di metallo, micropaillettes
e luce riflessa, un'altra vestita di grana bianca e nera, come fosse di
granito.
Lo spazio è in mutamento continuo (panta rei), come là dove
un impercettibilmente instabile pavimento sensibile al passo dei visitatori,
fa muovere percettibilmente i manichini, vaghe animulae instabili.
A volte, e sicuramente alla
fine del percorso, si
esce all'esterno, tra le bionde rovine delle thermae. E si portano via
le impressioni che sono diventate "anima".
In conclusione? Un ormai
raro omaggio ad Apollo, assolutamente da non perdere.
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